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Una dieta vegetariana riduce di 3/4 il rischio di Covid grave

Il dato emerge da un sondaggio che cercava correlazioni tra alimentazione e malattia

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28 Giugno, 2021
Tempo di lettura: 2 minuti

Se non è una prova, è almeno un indizio: una dieta vegetariana riduce di 3/4 il rischio di Covid grave. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista online BMJ Nutrition Prevention & Health. Che un’alimentazione corretta potesse incidere sul tipo di infezione da Sars-Cov-2 era già noto. Oggi, però, la ricerca medica si arricchisce di un’ampia indagine conoscitiva che può aiutarci a quantificare meglio questa incidenza.

Una dieta vegetariana riduce di 3/4 il rischio di Covid grave

Esperti di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno condotto un sondaggio su 2884 tra medici e infermieri che hanno aderito alla Survey Healthcare Globulus. Il sondaggio, condotto esclusivamente online tra i mesi di luglio e settembre 2020, voleva ricostruire le abitudini alimentari dei partecipanti e fare emergere eventuali collegamenti con la gravità della malattia. Cosa che è effettivamente venuta a galla.

i risultati del sondaggio

568 dei 2884 partecipanti hanno dichiarato di aver avuto sintomi compatibili con il Covid19 o di aver verificato la loro positività al virus con tampone molecolare. Scavando più a fondo, dei 568 che avevano presumibilmente contratto la malattia 138 avevano avuto un’infezione tra moderata a grave, 430 avevano invece avuto sintomi molto leggeri o leggeri.

risultati sorprendenti

Coloro che nel quiz hanno dichiarato di seguire una dieta vegetariana hanno sviluppato forme gravi nel 73% di casi in meno. Percentuale che scende al 59 qualora ci si riferisca ai pescetariani, coloro cioè che mangiano pesce ma non carne. Un ulteriore fattore di rischio, sempre a giudicare dai dati emersi, pare essere costituito dalle diete iperproteiche. Coloro che le seguono hanno avuto forme gravi ben quattro volte più degli altri.

Occhio a come leggere i dati

I motivi di questa incidenza sono probabilmente da cercare negli elevati contenuti di vitamina D e Omega-3. Entrambe queste sostanze, infatti, hanno note proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Ricordiamo però che lo studio si basava sulle dichiarazioni rilasciate spontaneamente dai partecipanti, e non su dati direttamente riscontrabili. Per questo motivo l’attendibilità scientifica dovrà essere suffragata da ulteriori approfondimenti. Inoltre la popolazione maschile era largamente sovrarappresentata, motivo per cui non è detto che i risultati possano essere trasposti anche alle donne.

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