“Buonasera.
Salve, salve, ciao.
Oggi come sta Nadia, meglio”?
“L’ha chiamata il notaio Cannata, la richiama più tardi.
Poi se può rispondere a questa telefonata è il dott Sebastianelli”.
“Non ora se mi richiama martedì”.
“Pare sia urgente”.
“No, oggi proprio no, martedì”.
Mi accomodo sulla poltrona del capo, che fu di mio padre e non ho mai voluto cambiare.
La stanza è grande, una bella scrivania, cornici con foto, qualche oggetto etnico dei miei viaggi, quadri moderni. Odore di legno.
Sullo sfondo vicino alla finestra, un piccolo divanetto con due poltrone, tutto in pelle scura, anch’esso ereditato dal fondatore di questa impresa.
Due collaboratrici, una Alessandra, l’altra Marcella. La prima una strega del computer, la seconda esperta contabile.
Mi girano sempre intorno come api, attente, preparate, a volte anche troppo pressanti.
Ma una azienda come questa con 34 lavoranti abbisogna della massima attenzione. Confezioniamo capi in pelle di un certo livello e i fornitori di qualità sono sempre un grosso problema: rari a trovarsi, ritardi nelle consegne, materiale difettato, materiale mancante. Uno stress vi assicuro.
“Dottore, c’è in sala la sig.ra Argentieri, Area Manager della ditta “Lusso di Casandriano” di Bollate.
“Si, la faccia accomodare, grazie”.
Un bussare leggero di unghie alla mia porta in ciliegio blindata, a cui segue una signora magrissima, abbronzata, di mezza età che entra incerta nell’andatura su tacchi bassi, ma solo per tre passi per accomodarsi di fronte a me. Gradevole, ma non bella.
Le sensazioni che provai guardandola alla luce della mia lampada Floss mentre parlava esponendo il suo campionario e invitandomi ad accarezzare gli scampoli di pelle profumati, fu quella di una persona metodica, tenace, dalla memoria precisa, a contrastare la sua debolezza fisica evidente. Polsi piccolissimi, dita lunghe, braccia esili, viso leggermente asimmetrico, pallore.
Ansiosa pensai, e molto preoccupata della offerta che mi doveva fare sui costi, le quantità e i tempi di consegna.
Poi d’un tratto si ferma di colpo nel parlare portandosi una mano alla spalla come per una fitta dolorosissima che le toglie la voce.
“Cos’ha, si sente poco bene? Vuole un po’ d’acqua?”
“Grazie, non è nulla ora passa, è che soffro di dolori articolari da tempo, ho una forte scoliosi, dovrei portare un bustino”.
La mia faccia contrita come se sentissi lo stesso dolore, mi fece ricordare di mia madre (peraltro la mia interlocutrice le assomigliava moltissimo), che in una cura omeopatica trovò grandissimo giovamento per la stessa sintomatologia con un farmaco denominato Calcarea Fluorica 6K/MK capsule.
Ovviamente non dissi nulla, e scelsi in silenzio ciò che mi interessava, mentre Marcella prendeva nota dell’ordine.
Terminato, l’accompagnai alla porta stringendo piano la sua mano esile per non farle male, e respirai profondamente.
Calcarea Fluorica, Calcarea Fluorica, fece molto bene a mia mamma. Ricordo che migliorò in tutto il suo insieme, l’umore instabile, le contraddizioni, gli accessi d’ira immotivati, e chiuse gli occhi a 98 anni serena, con un sospiro.
Ma ora basta ricordi, c’è altro da fare!
Io stessa dopo un forte spavento in auto dove rischiai ben 3 volte la vita in 10 secondi causa fondo stradale segnaletica assente e temporale fortissimo ho fatto 6 mesi di calcarea fluorica.
Diagnosi slittamento L4 su L5
Recupero totale
La prognosi quoad functionem era infausta