Kali phosphoricum per un ritorno

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7 Aprile, 2023
Tempo di lettura: 2 minuti

Da dove comincio?
Da una giovane donna non bella, sola non per scelta, sana lavoratrice, sensibile, e triste.

Ma la storia di questa ragazza è troppo intima per essere messa, come dire “in piazza”.
Finirò certamente a descriverla nei dettagli, non molti, pochi, portandovi però a riconoscerla, e così andrà bene.

Una cosa posso fare quindi, posso tratteggiarla lievemente, senza dichiarazioni nette, e raffigurandola sfocata, come appannata.
Ecco, farò così, vi parlerò di lei con rispetto e senza invasione, senza sguardo analitico da medico, né tanto meno da analista della mente.

La sua storia, la sua vita, il suo passato, non importano.
Conta solo l’oggi, il suo stato del “qui ed ora”, il suo profumo indossato adesso, il colore del suo abito stasera, l’acconciatura dei suoi capelli, il suo sguardo in questo momento.
Mi soffermerò solo su questi particolari nitidi che emergeranno dalla mia descrizione, quelle Key-Notes, che guidano l’omeopata o che da esse sono guidate.

Ecco: il profumo che si percepisce è un profumo forte, quasi maschile, la “mise” è una  maglia larga a “scatoletta”, con maniche svasate color panna, la gonna è stretta e nera con dei motivi chiari simmetrici, i capelli scuri, legati, tirati a coda che scende sul collo, i suoi occhi vuoti, fissi lontano, a lasciare intendere uno e mille pensieri, troppi o tutti insieme, gettati a gomitolo di lana, come per un gatto pronto a giocarci.

Siamo alla consueta cena aziendale prima di Pasqua, una trentina di persone in tutto a tavola, tra direttori responsabili e capi area, a chiacchierare di cucina e di viaggi esotici, invece che di marketing e di grafici in salita.
Il grande capo è ovviamente al posto d’onore, sorridente, tutto in azienda procede per il meglio.

E anche io non ero lì. Affascinato da lei sconosciuta che mi sedeva di fronte, con Il desiderio di intervenire, di scuoterla, di riportarla sulla terra e farmi guardare.
Non fu una decisione pensata, fu un istinto che mi invase come un liquido, di strapparla ai suoi pensieri, di riportarla qui e … con dolcezza mi presentai.

Atterrò alla mia voce, e presto dopo i soliti discorsi, arrivò a parlarmi di lei, del periodo che stava vivendo, della sua stanchezza profonda, della difficoltà a concentrarsi nel lavoro, delle sue amnesie, dei mal di testa senza fine, dell’insonnia feroce e di quel poco di sonno disturbato da ladri, incendi, fantasmi.
Reduce da una brutta influenza, si sentiva debole e incerta.

 

Ora a voi lettori esperti, deciso il farmaco (Kali phosphoricum), lo prescriviamo in:

Alte Diluizioni?

Basse Diluizioni?

Monodosi crescenti?

Capsule potenziate?

CH?

Korsakoviane?

LM?

Più: Fiori di Bach? Gemmoterapici FEE? Oligoelementi?

Rividi Silvia sei settimane dopo per caso in ufficio, all’apparenza simile a quella sera, ma nella sostanza diversa, la si percepiva senza toccarla, solo guardandola emanava una energia che avrebbe attivato un contatore Geiger, ricaricato un cellulare, acceso una luce, messo in moto un ascensore, non so.

Ora, aspetto da voi la scelta del “piano terapeutico”, quello manca alla chiusura di questa didattica e romanzata “Homeopatic Tales”.

 

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