C’è tutto il tempo, alcuna fretta o furia.
Ho tutto il tempo per pensare e sopire di conseguenza.
Con calma, ma non troppa intanto, mi leggo il mio libro. Poi alzo gli occhi guardo le stesse cose intorno a me, e li riposo sulle righe.
Narra di una fanciulla che conosceva ogni singola conchiglia, ogni rivolo di acqua, ogni piccolo insetto che portava il mare basso. “La ragazza della palude” si intitola. Sono arrivato quasi alla fine, siamo al punto clou, presto sapremo il finale. L’ha ucciso lei?
Chiudo il libro, mi lascio le ultime pagine per più tardi, quando il desiderio di sapere sarà più forte.
Ora riprendiamo il libro di Omeopatia, sono a metà della Materia Medica, sono arrivato a Pulsatilla.
Farmaco omeopatico che descrive un soggetto estremamente femminile nei modi e nella voce, bella, carnagione pallida, arrossa facilmente al volto, estremità sempre fredde, amorevole e dolce, si commuove facilmente e migliora con la consolazione e l’affetto, ma che sa diventare decisa e volitiva quando si sente ferita nei suoi sentimenti…”
“Sembra proprio il mio personaggio del libro”.
Però complessa è questa Omeopatia, pensavo molto più facile, e la difficoltà maggiore è quella di intrecciare il mio sapere di medicina classica con questa follia di personaggi autentici, di aggravamenti e miglioramenti, di orari e circostanze, di sintomi particolari, “di sentire come di odore di legno bruciato”… mi lascia non so come dire…
All’inizio fu una capriola all’indietro studiarla, ora piano piano e insieme al mio tutor, la nebbia infinitesimale si sta lentamente diradando.
Ho capito che l’aspetto mentale comanda il quadro clinico, anzi dall’aspetto mentale che inizia il quadro clinico.
L’affascinamento e l’immaginazione sono le linee guida per la comprensione del farmaco omeopatico. Partire sì dall’intossicazione, ma poi come un drone, decollare, per leggere i sintomi e osservare il soggetto dall’alto, guardandolo e soprattutto sentendolo senza udito, ma con l’anima protesa.
Le Costituzioni, il Simillimum, il Nosode, gli Oligoelementi, tutti nella stessa stanza, ma ognuno con le sue astrazioni.
Sembra una poesia l’Omeopatia, che caccia e scardina tutte le ragionevolezze, lasciando il terapeuta “pallido e assorto presso un rovente muro d’orto”.
Oggi, merito forse il romanzo appena tralasciato, mi sento di respirare profondo, di “ascoltare tra pruni e sterpi, schiocchi di merli, frusci di serpi” (E. Montale).
Oggi sento di aver attraversato finalmente un velo, un separé, di essere entrato puro nell’atmosfera unica e maestosa della Medicina Omeopatica. Non ne uscirò più, lo sento, la transazione è avvenuta, la mutazione e le spoglie solite, sono dietro di me.
“Lei è morta oramai anziana e il suo unico amore fruga tra i suoi ricordi fanciulla.
Trova qualcosa in una cassettina usurata di legno intarsiata, cosa?”
Una collanina in pelle con una conchiglia rosa….
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