Cocculus e mare forza 7

27 Gennaio, 2023
Tempo di lettura: 3 minuti

“Cazza, cazza un pelo, così, basta così. Ora il fiocco, dagli due giri e cazza, andiamo di bolina stretta, saliamo il vento N-NW, poi viriamo al mio via, tra poco”.

Su in testa d’albero la girella ruota velocissima, la freccia del vento è puntata a NW, un maestrale.

“Mare allegro dico io”, forza 5-7, abbiamo 25 nodi di vento, vento fresco, tirato, come una lama, il log mi segnala che navighiamo a 23 nodi marini, non poco.

Un mare mosso ci viene incontro increspato e dai riccioli imbiancati, le onde alte un metro un metro e mezzo, sembra rinforzare. La barca sale e scende regolare su quel mare.

La barca, un Grand Soleil 45, solida, poco meno di 14 metri, bianca e blu, denominata “Mikonos 2” taglia le onde sicura, alzandosi e abbassandosi tutta sbandata a dritta, mentre scricchiolano serrate le scotte dei verricelli, e il pilota automatico inserito è un vero e proprio “quarto uomo”, invisibile che sta al timone, un vero Nobel a chi lo ha inventato.

Il sole alto stamattina, in un cielo senza nuvole dei primi di maggio dove i pensieri che uno ha in barca volano via con il vento e le onde che si susseguono eterne e frenetiche, oggi increspate.

Alzo gli occhi alla randa molto cazzata, al fiocco leggermente gonfio, investito da continua acqua, che scorre via dalla coperta di prua in rivoli disordinati … “all’arrivo dovremo dargli una sciacquata”, penso.

“Viriamo, ora, pronti, adesso” urla Marcello tornato al timone.

Si allenta velocemente la cima cazzata di randa, sbloccando il winch con il consueto sibilo di libertà e si passa all’altro, girando velocemente la maniglia zigrinata fino a che l’altra cima di randa non sia tirata a morte, poi si blocca col fermo.

Tutte manovre da fare in sincronia e tempi stretti.

Contemporaneamente io sono alle scotte del fiocco, manovra simile e nel contempo accurata perchè va dato fiocco giusto.

La barca si ruota di 45°, sobbalzando, e si rimette docile sull’altro bordo, e tutto cambia, vento, mare, onde e luce.

È come passare da un ambiente ad un altro, a volte più favorevole, altre volte no.

Ora guardo i miei compagni di equipaggio. Il nostro skipper Marcello, esperto navigante che, come un pilota di aereo, ha molte miglia di traversate fatte, l’altro Francesco, detto Mignolo, perchè magro e non alto.

Mignolo ha il viso sofferente, non sta bene si vede, e non apre bocca da un po’.

A volte soffre il mare e una volta stava morendo di nausea di conati verdi che lo dovemmo far stendere sul ponte di lato legandolo alla battagliola con una cima perchè non cadesse a mare. Stette così per tutta la traversata per Ponza, più di sei ore in uno stato di coma.

Anche a me è successo una volta sola per fortuna, e fu una esperienza terribile.

Accade di star male facilmente, quando si affrontano le onde lunghe tipiche di un mare che si calma dopo una tempesta.

“Come stai gli chiedo”. Mi risponde rannicchiato a poppa con una smorfia brutta del viso, non ha voce, ed ha anche un colorito verde, ahia.

Che posso fare, che posso fare. Al tempo ho dei granuli di Omeopatia !

Subito scendo sottocoperta, e tutto inclinato raggiungo la mia cabina. Subito vengo colpito da una stretta allo stomaco, gli occhi e il mio labirinto dell’orecchio sono fuori accordo.

Frugo in fretta nella sacchetta dei medicinali e trovo, non senza sforzo, un tubo granuli di Coccolus e Tabacum alla 5CH, prendo anche una Nux vomica.

Risalgo su a tempo a tempo prima di sentirmi decisamente male. Scendere sottocoperta in navigazione deve sempre evitato, mal di mare assicurato.

Raggiungo Mignolo e gli preparo le dosi: tre granuli di Coccolus, tre granuli di Tabacum, e tre di Nux Vomica.

Glieli porgo e li mette in bocca asciutta come carta vetrata.

Torno al mio posto e lo osservo di tanto intanto.

Sembra reggere e gli ripreparo la miscela dei nove granuli.

Viriamo di nuovo e andiamo finalmente dritti in porto ad Anzio, e mentre ci avviciniamo, il mare è diventato più calmo, la barca più stabile, il vento è calato.

Francesco si è ripreso, è in piedi e scherza, e navigando con una brezza leggera, attendiamo il faro del porto, ancora lontano, con un tè freddo ghiacciato.

Buon Vento !

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