Gli incontri impossibili: Hahnemann e Demostene.

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18 Marzo, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

L’intera comunità scientifica di Parigi si era schierata contro l’omeopatia. Hahnemann aveva replicato molto duramente, accusando i suoi detrattori di essere stupidi e ignoranti. Ne era sorta una furibonda controversia. Melanie convinse Hahnemann a difendersi pubblicamente. Fu scelta l’aula magna dell’università. Hahnemann, a parlare in sua difesa, chiamò Demostene. 

Il grande oratore greco salì sul palco. Di fronte a tanto pubblico iniziò a tremare. Si asciugò il sudore e declamò. – Impero…cché non vi di…ate già a credere che la presen….te fortuna….– Hahnemann lo fermò.- Perché balbetta e ha le guance gonfie?- 

Melanie: – Tiene dei sassi in bocca.- 

Hahnemann costrinse Demostene a sputarli fuori.- Farò la figura del fesso se, a difendermi, parla un oratore mezzo balbuziente e con la bocca piena di sassi.- 

Demostene, senza più sassi in bocca, riprese la sua arringa.- Fe qualche nuovo foggeffo, Afeniefi, fi foffe a voi pef delifefafne pfopoffo.- 

Hahnemann, sconcertato.- Ma che sta dicendo?- 

Melanie: – Probabilmente i sassi che teneva in bocca servivano a fargli pronunciare t s b r, consonanti che adesso è incapace di dire. Dobbiamo rimettergli in bocca  i sassi.- 

Demostene fu costretto a riaprire la bocca che i coniugi Hahnemann, litigando sulla loro esatta collocazione, nuovamente riempirono di sassi. Quando ebbero finito, Demostene potè riprendere a parlare:- Io innanzi a fuffo vi avverfo, e vi conforfo, Afeniesi, a non disperar delle cose puffliche.- Hahnemann, stizzito verso la moglie.- Pronuncia bene la consonante s e la r ma non la b e la t. Te l’avevo detto che dovevamo metterli più vicino ai molari.- Riaprì la bocca di Demostene, riposizionò i sassi, diede una manata sulla schiena del povero oratore. – Su, riprenda e si ricordi che qua non esistono Ateniesi o Afeniesi, ma Parigini o Francesi.- 

Demostene: – Fu già un tempo, Afeniesi, che la Repubblica ebbe Pidna, e Pofidea e Mefone, e fuffi que’ luoghi all’inforno.-  

Melanie: – Adesso dice bene la b ma non la t.- Un nuovo sasso fu infilato nella bocca dello sfortunato oratore. 

Demostene: – E’morto Filippo? No, per Zeus, è ammalato. Cosa cambia per voi? Se anche gli succedesse qualcosa, vi fabbrichereste subito un altro Filippo per poter continuare ad occuparvi delle vostre faccende. – 

Hahnemann: – Ma che dice? Non deve parlare di Filippo il Macedone, ma di me e dell’omeopatia ad un pubblico di scienziati francesi. – Guardò torvo l’oratore greco. – Balbuziente, non riesce a pronunciare consonanti come s b t r, non riesce a dire certe parole come Francesi, ha paura di parlare in pubblico e, talvolta, il suo linguaggio diviene incomprensibile: assuma Lachesis mutus. – A Melanie che lo guardava stupita, urlò: – Io sono l’inventore dell’omeopatia, quindi conosco tutti i rimedi, anche quelli sperimentati dopo la mia morte come Lachesis! E questo vale pure per i repertori: da quello di Kent a quelli successivi.- Si sistemò la giacca e il collo della camicia, disse:- Parlerò io.- 

Melanie: – Ma caro, tu sei troppo focoso.- 

Hahnemann:- Non ti preoccupare. Saprò essere calmo e diplomatico.- Salì sul palco, sorrise ai presenti e commentò:- Egregi colleghi, è per me un onore essere qua a parlare di fronte ad un pubblico così illustre e competente.- Poi puntò il dito e il suo sguardo divenne truce: – Miserabili canaglie, inetti e incapaci di curare qualsiasi tipo di malattia. Mi avete definito ciarlatano, proprio voi che siete solo capaci di fare salassi e dare purghe….! – 

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