Gli incontri impossibili: Hahnemann e James Joyce

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16 Febbraio, 2024
Tempo di lettura: 2 minuti

Era Aprile e, entro pochi giorni, Hahnemann avrebbe festeggiato il suo compleanno. Ottant’anni e oltre. La schiena un po’ curva, la pelle delle mani secca e solcata da venature in rilievo, il viso cosparso di macchie senili.

Melanie osservò Hahnemann  con un certo disgusto. In effetti lei doveva fare qualcosa per rendere l’anziano marito un po’ più carino: decise di portare il marito dal barbiere. Lungo il corso principale della città, accanto ai negozi più importanti, c’era una piccola bottega. L’insegna in legno, posta sopra la porta, aveva la scritta: “Rasatura della barba, cavatura dei denti e salassi”.

Melanie aprì la porta a vetri e spinse dentro il medico tedesco. James Joyce, forbici e rasoio in mano, fece accomodare Hahnemann su una sedia. Lo osservò attraverso le spesse lenti dei suoi occhiali; scosse la testa, rivolto a Melanie, sbuffò: – Ognuno ha i suoi gusti, come disse Morris quando baciò la vacca.-

Melanie: – Occupatevi della barba e dei capelli di mio marito e staccate la mano dal mio sedere.-

Joyce sogghignò, mettendo in bella vista i denti storti e cariati, ma obbedì e iniziò a sforbiciare. Lo scrittore irlandese, ormai cieco a causa di problemi di cataratta, irite e glaucoma, tagliò entrambe le sopracciglia del medico tedesco.

– Mia moglie vi ha detto di tagliare barba e capelli e non le sopracciglia!” Protestò Hahnemann.

Joyce alzò le spalle e continuò a recidere ogni pelo che gli capitava a tiro. Spiegò: – Un uomo di genio non commette errori: i suoi sbagli sono l’anticamera della scoperta.

Quando ebbe finito, Joyce mise uno specchio in mano ad Hahnemann e lo invitò a guardarsi. Il medico tedesco impallidì: – Sono completamente calvo. Come barbiere fate schifo!-

Joyce:- L’unica cosa che mi interessa è lo stile.-

Hahnemann, stizzito,  si rivolse alla moglie: – Chi è questo incapace?-

Melanie: – Ha scritto l’Ulisse.-

Hahnemann: – Omero? Ecco perché mi ha combinato questo guaio: è cieco!-

Melanie: – È James Joyce, anche se la cosa non cambia. È mezzo cieco pure lui.-

In quel momento Joyce si portò le mani sull’addome e iniziò a spasimare. Melanie si rivolse al marito:- Fai qualcosa, caro.-

Hahnemann osservò Joyce e sentenziò:- Problemi alla vista, fortissimi dolori addominali da ulcera gastrica, carie dentali, in soggetto sicuramente alcolista e, scommetto, pure sifilitico. Mercurius corrosivus è il rimedio per lui!-

Poi, rivolto alla moglie: – Cosa facciamo per la mia testa pelata?-

Melanie schioccò le dita e ordinò: – Ci vuole una parrucca!-

Joyce annuì: – La Fantasia mette radici dove la realtà vuol morire.- Andò nel retrobottega e ritornò con quella che lui credeva una parrucca. In verità si trattava della coda di un cavallo. La incollò sulla testa dell’ignaro medico tedesco. Melanie sbiancò ma, per evitare le ire del marito, non osò dire nulla. Hahnemann, uscì dal negozio.

Fatti pochi passi, domandò alla moglie: – Non senti uno strano odore, cara?-

Melanie incollò un arbre magique sulla coda di cavallo che spioveva dalla nuca del marito e lo convinse a  fare quattro passi con lei.

Joyce commentò: – L’uomo e la donna, l’amore, cos’è mai tutto questo? Un tappo e una bottiglia.-

E così Hahnemann, contento come un ragazzino, se ne andò a passeggio con la moglie per le vie di Parigi. Al suo passaggio la gente, inorridita, si scansava, mentre i cavalli si voltavano e gli nitrivano gioiosi.

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