Marcel Proust, mandato dal fratello medico Robert, si recò da Hahnemann per curare una forte bronchite. Per lungo tempo aveva cercato di resistere agli attacchi della malattia, particolarmente violenti, acuiti dall’asma. Si presentò, affaticato da una salute vacillante e fragile, nello studio del medico tedesco. Hahnemann lesse i fogli che il fratello dello scrittore francese gli aveva scritto e, con tono di voce grave, disse: – Lei, fin dalla più tenera età, è stato afflitto da questi problemi respiratori, culminati in un grave attacco d’asma a nove anni. –
Proust alzò le spalle e rispose: “La malattia è il dottore a cui si dà più ascolto. Alla gentilezza ed alla saggezza noi facciamo soltanto delle promesse; al dolore, noi obbediamo.-
Hahnemann: – Quello che non mi spiego è la sua ostinata riluttanza a non farsi curare. –
Proust: – Tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà, a tener viva in noi qualche piccola follia.-
Hahnemann: – Attento signore, la salute è come l’amore: una volta perduto non lo si recupera più!-
Proust: – Si ama soltanto ciò che non si possiede per intero.-
Hahnemann: – Non è vero. Io sono completamente sicuro dell’amore di mia moglie Melanie. Altrimenti non avrei rinunciato a importanti incarichi e alle prestigiose onorificenze che mi spettavano in Germania per venire a vivere, con lei, a Parigi. –
Proust: – A partire da una certa età, per amor proprio e per furberia, le cose che desideriamo di più sono quelle a cui fingiamo di non tenere.-
Hahnemann, arrabbiato: – Se lei è qua, lo deve ad una promessa che ho fatto a suo fratello. Io mantengo sempre la mia parola!-
Proust: – Gli infelici, non avendo nient’altro, solitamente si attaccano alla morale.-
Hahnemann: – Lei mi sta facendo perdere del tempo.-
Proust: – Il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono; e l’abitudine riempie quello che rimane.-
Hahnemann: – Vuole piantarla di fare il matto?-
Proust allargò le braccia e sospirò: – Cessando di essere pazzo, diventò stupido.-
Il medico tedesco scosse la testa e inforcò gli occhiali, riprendendo a leggere i fogli scritti da Robert Proust: – Suo fratello mi scrive: Marcel Proust, tormentato da ansietà, paura della solitudine, nervosismo, se ne sta chiuso dentro la sua stanza semibuia e surriscaldata lamentandosi continuamente di ogni sorta di malanno; le crisi d’asma durano anche trenta o quaranta ore, durante le quali fatica a respirare, non può mangiare, scrivere, parlare; diventa pallido, ha sudori freddi, il corpo è gelido, la febbre sale. L’elenco dei mali che lamenta è sterminato: oltre l’asma, c’è lo stomaco, il cuore, l’intestino, reumatismi, vertigini…- Hahnemann guardò Proust con paterna indulgenza, poi scrisse sul ricettario che consegnò allo scrittore francese. – Il suo rimedio è Arsenicum album, lo prenda prima che sia troppo tardi.-
Proust lo ringraziò con un inchino. Prima di alzarsi disse: – Ci sono mali dei quali non bisogna cercar di guarire, perché sono i soli a proteggerci contro altri più gravi. –
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