21 Ottobre, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

Lei: Stesa sul lettino da mare come per una foto da depliant turistico, il viso nascosto da occhiali neri e un grosso cappello a larghe falde a ripararsi il viso, mentre il corpo è già abbronzato e lucido.

Si è spalmata come un muratore di olii e creme rinfrescanti, non si muove, cerca di rilassarsi, di squagliarsi al sole, ma non ci riesce.

Oggi tutta la mattina in pulmino, poi in barca per arrivare in un atollo sabbioso sempre da cartolina, dalle palme piegate quasi a baciare quel mare.

Sta da sola distesa sul telo, sognando i baci ardenti del suo lui lontano chilometri, che prima di partire ha mortificato bistrattato, umiliato, colpito.

Se lo meritava, se lo dice da giorni, ma ha i brividi a pensarsi un futuro senza di lui. 

Le mie amiche, i miei amici, i miei corteggiatori, i miei amanti passati, a cui ho raccontato il tutto accaduto, tutti dalla parte mia.

“Sinceri? Speriamo.”

Tutto può essere, ma deve staccare ora, in onore di questo sole abbagliante deve togliere questa maledetta spina scart piantata nella testa, creare una afonia nella sua psiche più profonda.

Gira lo sguardo, fa caldo, e come in un obiettivo fisheye, vede distorti lontani e tremolanti i suoi compagni di vacanze.

Il gruppo non è dei migliori, quindici persone, una fauna fatta di coppie innamorate e di coppie scoppiate, di donne sole e di uomini soli, tutti per lei senza identità…

Lui: Sì è stato pessimo, l’ha provocata, l’ha fatta ingelosire parlando di Annabella, l’ha spinta a scatenarsi così. 

E ora si chiede: “Le chiedo implorante il perdono? Al telefono, tremila Km lontana?

No”.

Meglio ritirarsi in un muto silenzio, sparire.

Ma la verità è che adesso sta soffrendo male, orfano, non mangia, ma deve chiudere ora, troppo calpestato, e umiliato, ed entrare nel tunnel dell’amore disperato… e tornare solo. Forza.

Lei: una Caipirinha ghiacciata per la forte sete, servita da occhi bianchi con venature di giallo su pelle scurissima che la guardano appoggiata ad un bancone di legno scuro, alto e inciso, testimone di mille sbronze e risate e litigi da ubriachi.

Nessuno la disturba, la pelle pizzica, ma in realtà ha solo voglia di tornare, di rivederlo senza schermi, senza parole, vorrebbe stringergli le mani, la testa, tirargli i capelli, parlando a bassa voce per dirgli “Scusami, scusami, non accadrà più”. Forse piangerà.

Lui: periferia di Milano, tv, cucina, bagno, terrazzo, di nuovo cucina, acqua, divano, spenta tv. Letto. Sudore.

Ora vanno via da soli i suoi mille pensieri e sentimenti, e gli occhi si chiudono, ma quello che non gli si chiude è la mente. 

Ma la decisione è presa, finisce qui dopo tre anni di idillio.

Dolce, carina, piccolina, infantile quando mi guarda di traverso, sensuale, profumata, elegantissima sempre… Nostalgia.

Ora scegliamo i farmaci omeopatici per ciascuno di loro.

Ma le due storie si accomunano, si sovrappongono come due mani in preghiera.

Ignatia dice la materia medica omeopatica. 

E Ignatia sia .

Per due, perchè in entrambi ritroviamo il dispiacere per l’amore perduto, la malinconia, il desiderio dell’altro, il lutto.

“Amore? Sono io, posso disturbarti ? “…

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