Il vicino di casa (verde…)

16 Giugno, 2023
Tempo di lettura: 2 minuti

Vienna 15 Aprile 1820. Illustrissimo dottor Hahnemann, scrivo per informarvi che non ho ancora iniziato la vostra cura con Cyclamen europaeum.

Non arrabbiatevi, vi prego. Io sono un musicista un po’ bizzarro e la variabilità dell’umore è una parte importante del mio carattere, assieme alla suscettibilità, alla malinconia e al desiderio di solitudine. I disturbi, per i quali mi sono rivolto a voi, stanno aggravando e rendono la mia vita un vero inferno. Però, finalmente, ho scoperto l’origine di questo male. Compare ogni volta che il mio sguardo si posa sul palazzo accanto, adesso abbandonato e un tempo abitato da un mio sfortunato collega, morto diversi anni fa.

Ebbene, io, in quel momento, provo un dolore morale, un’ansia talmente forte da suscitare questi strani sintomi: compare il male di testa, vacillo a causa delle vertigini e vedo il palazzo disabitato di colore verde, molto più verde rispetto al mio che l’ho appena fatto ridipingere con la tinta più verde che ho trovato in commercio.

A quel punto mi assale il rimorso, quasi avessi commesso una cattiva azione, nello stesso tempo il mio pensiero torna indietro negli anni, quando nel palazzo accanto abitava il mio collega, un bravo musicista, preparato ma di poco talento. Anche allora soffrivo degli stessi sintomi. Vedevo il palazzo molto più verde del mio.

Rincasavo tardi, quando era notte fonda e il buio rendeva ogni colore uniforme, per non assistere a quella insopportabile visione verde. Anche la carrozza del mio vicino era molto più verde rispetto alla mia, nonostante io, ogni settimana, la facessi verniciare con lo stesso colore verde. Per non parlare dei domestici: verdi che più verdi di così non si poteva immaginarli.

Spazientito, tentai anch’io di rendere la mia servitù dello stesso colore. Per parecchi giorni diedi loro da mangiare cibi avariati, quelli che ammalano il fegato e fanno assumere alla pelle un colorito verdastro. Ma invano. Nessuno dei miei domestici sopravvissuti assunse un colore così meraviglioso.

Per amore della verità, ciò che, a quei tempi, rendeva la mia vita insopportabile era il confronto tra i due giardini. Malgrado le cure dei miei giardinieri, l’uso di concimi indicati, l’irrigazione continua di acqua purissima, il mio giardino era sempre meno verde rispetto all’altro.

A questo punto, caro dottore, a voi verrà spontaneo concludere che l’erba del vicino è sempre la più verde, che io soffrivo di invidia e che certi miei sensi di colpa derivano dall’aver desiderato la morte del mio vicino di casa.

Posso assicurare che questa non è la verità. Io provai dolore quando Amadeus Mozart, questo il nome del mio vicino di casa, morì: addirittura mi vennero le lacrime agli occhi. Quindi, poiché sono privo di peccato, non posso provare alcun senso di rimorso. Infatti non ne ho. Anche se continuo a sentirmi accusato e perseguitato, ingiustamente e senza capirne il motivo.

Già, perché prendersela con me, se tanti anni fa morì un musicista verde, che componeva note musicali verdi, proprietario di un palazzo, di una carrozza, di domestici e, soprattutto, di un giardino incredibilmente verdi?

Al solo pensiero, a volte,  mi sembra di impazzire.

Con ossequio, suo Antonio Salieri              

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