Odore di incenso.
“La messa è finita andate in pace”. “Rendiamo grazie a Dio”.
“Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e …”.
“Amen”.
Ho pregato, ma mi sono distratta, mi sono inginocchiata, ma ero da un’altra parte, mi sono pentita, ma pensavo non so, ho fatta il segno della Croce, ma non sentivo nulla.
Una domenica al rovescio, una cerimonia non vissuta, come un giubbetto tolto malamente e come un guanto al contrario.
Sono con mio marito, entrambi credenti, ma poco praticanti.
Le chiese ci attraggono di più solo quando le visitiamo fuori cerimonia, da turisti rilassati, in viaggio o in città.
Ci piacciono tutte, da quelle romaniche asciutte, alle gotiche con i gargoyles, dalle barocche, alle rinascimentali drappeggiate.
Ci piacciono gli affreschi maestosi, le statue dei santi, le bianche tombe dei principi e dei Re, le raffigurazioni dei vangeli sofferti, gli altari maestosi e le inquietanti reliquie dei Santi
Ma oggi all’uscita dalla chiesa di Santa Maria della Pace, piove forte, ci ripariamo con gli ombrelli sotto gli archi della chiesa, aspettando che spiova per incamminarci verso Via del Parione, sino Via di Corso Vittorio, dove abbiamo parcheggiato.
Un dolorino acuto al basso ventre mi e avverte subito che sta per venirmi “Giacomino”.
Così chiamo amichevolmente il mio ciclo, anche se di amichevole c’è ben poco.
Sta arrivando, questione di poche ore, sempre in anticipo, non salta un mese, quasi sempre qualche giorno prima del dovuto.
“Giacomino”, mi sembra un esattore delle tasse, preciso, ineluttabile, ma precipitoso di presentarsi, da quando sono adolescente, anzi da prima. Si muove così, guadagna qualche giorno… non si sa mai dovessero arrivare tardi…
Flusso sempre abbondante, rosso vivo, da sporcare troppo, che d’estate è una cammurria!
Infatti come mi muovo perdo sangue, miglioro stando ferma, tranquilla, ma i dolori, sono presenti e decisamente spiacevoli, dall’alto in basso, alla schiena, scariche elettriche folgoranti.
E anche l’umore non è dei migliori, mi sento depressa, nervosa, mi viene da piangere, scatto, e chi mi sta vicino non si diverte.
Al lavoro me la prendo coi colleghi che sussurrano “ha il ciclo”, a casa mio marito sussurra ‘ha il ciclo”, Pino, il cane bassotto, sbuffa “ha il ciclo”, e tutti girano alla larga…
Ma la situazione fortunatamente da tempo la so contenere.
Da tempo assumo ai primi sintomi granuli di Sabina alla quinta CH, alternati a quelli di Actaea Racemosa sempre alla quinta.
Tre e tre, alternati fuori pasto.
E la situazione migliora decisamente. L’ho verificato personalmente, perchè quando li ho finiti e non ricomprati, il ciclo è sempre un disastro di dolori e di flusso tanto che alla fine del quinto giorno mi ritrovo esausta, come dissanguata.
“Prendiamo di qua dice mio marito, accorciamo”.
“No di là si fa prima, replico io”.
“Guarda che se facciamo un pezzetto di Via del Governo Vecchio, siamo alla macchina”.
“Vabbè tu vai di là e io di qua, ci vediamo all’auto!”.
E giro i tacchi, impennando la falcata tra le pozzanghere, vado via sicura di me. Antipatica.
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