ll tema di questa riflessione, apparentemente semplice, tocca un aspetto molto profondo – e allo stesso tempo istintivo e sostanziale – della nostra vita quotidiana, pratica ed elementare. Come sempre i proverbi popolari ci ricordano delle verità.
“chi non sa cosa cerca non lo trova”
Istintivamente cerchiamo di “essere felici”, ma come? E’ qualcosa che sentiamo tutti quando facciamo e troviamo ciò che ci appartiene, anche se difficile o conflittuale. Il problema non è vivere conflitti, che sono condizione di crescita e superamento di noi stessi. Il punto è comprendere quanto i conflitti che viviamo ci appartengano. Molti di noi sentono di essere “snaturati”. Ci sentiamo “avulsi” perché non viviamo minimamente ciò che sappiamo corrispondere alla nostra natura individuale e personale. Lo intuiamo, ma non sappiamo dircelo, spesso sentiamo di non avere il diritto di farlo. Siamo educati alla servitù, alla schiavitù, piuttosto che al servizio. Siamo pieni di paure. Paura di desiderare cose contrarie a ciò che la maggior parte delle persone si aspetta da noi. In sintesi, tutto questo nella nostra cultura si traduce comunemente e tristemente, in un senso di colpa. Ciò non accade, per esempio, nei popoli indigeni.
Insisto sempre nel ricordare che il nostro essere, la nostra realtà, la nostra Vita, non sono dirette o condizionate dal tanto citato Sistema Immunitario. E’ la nostra Forza Vitale e dal nostro Principio Vitale Individuale ad essere concreto e trascendente. Il suo contenuto – ciò che contiene come informazione vivente e ricchezza per la nostra esistenza – è molto più che un meccanismo di allerta o difesa del nostro corpo per sostenere la omeostasi, o destinata a regolare l’organismo vivente. Sono il nostro Principio Vitale e la nostra Forza Vitale che mettono in funzione e agiscono continuamente, non le leggi meccaniche della materia inerte. E’ ciò che ci appartiene, quell’essere per agire, rivolto a soddisfare la nostra esistenza quotidiana e il nostro divenire.
Come dice chiaramente Hahnemann nei suoi scritti: “La vita umana, in nessuno dei suoi aspetti, è regolata da leggi puramente fisiche, valide solo per l’insieme delle sostanze inorganiche. Le sostanze materiali che compongono l’organismo umano sono regolate nello stesso modo in cui è animato l’intero sistema”, ossia dalle misteriose leggi della vita, quelle che permettono, guidano e dirigono tutto ciò che abbiamo per conservarci e per essere ciò che dobbiamo essere.
Ciò che chiamiamo Principio Vitale ci spinge verso la vita, quella professionale e individuale, nel nostro ambiente, nel nostro collettivo, nella nostra comunità, quella che propriamente ci appartiene.
Il Principio Vitale è la risultante perfettamente organizzata di quelle forze, interne o esterne, conosciute o misteriose che coscientemente o meno, scorrono come un fiume (il famoso “slancio vitale” bergsoniano) a livello individuale e collettivo, per realizzare ciò che ognuno è!
Riconoscere che ciò che viviamo ci appartiene è semplice, è un sentimento chiaro: soddisfazione o insoddisfazione rispetto a ciò che ogni giorno facciamo e siamo nella vita, mentre esistiamo.
Ciò che appare complesso si rivela chiaro. Si comprende così l’importanza di saper riconoscere come “siamo fatti” e ciò che ci appartiene. Ciò che abbiamo “tra le mani” fisicamente, psichicamente, nell’anima e spiritualmente per vivere la vita che ci è stata data. Per poter essere ciò che dobbiamo e sentiamo di voler essere. Far valere la nostra identità nella dimensione collettiva è una lotta faticosa, ma è una ricchezza per tutti. Così si sviluppa e si deve sviluppare la Personalità di ognuno. Così si raggiunge la soddisfazione personale e la maggior o minor felicità che ci appartiene.
Esempi comuni
La persona più semplice vuole fare ciò che desidera, lo sente come una necessità di libera espressione. Se la persona è sana, questo desiderio considera naturalmente gli altri, perché lo vuole: considera gli altri in modo giusto ed equilibrato, senza sottometterli.
Esempio: un bambino aspira ad essere pompiere, o astronauta, o artista, o vuole dedicarsi a truccare artisti, ma ciò non è mai stato contemplato dalla famiglia. Dunque? Se i genitori sono sani comprendono e accettano, se ciò che viene proposto è buono e non è dannoso per il bambino, anche se è diverso da ciò che avevano desiderato loro, lo accettano. Lo com-prendono (prendono con se) e, come sarebbe proprio di una famiglia sana, lo appoggiano.
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