Se ci sono due parole che unite producono una commozione nell’anima di un paziente, quelle attualmente sono CONTAGIO e SISTEMA IMMUNITARIO. Qualcosa di così tangibile, reale, speranzoso ed efficace come nominare Santa Barbara in piena tempesta nel medioevo per evitare la calamità.
Oggi tutti noi esseri umani viviamo preoccupati di obbedire agli input inviati dall’“altare della sanità” di ogni Paese per evitare il contagio e stimolare il sistema immunitario, pensando di assicurarci così l’applicazione di una vera “medicina preventiva” che ci eviti ciò che è peggio per noi nella nostra condizione umana: il dolore, la malattia o la morte repentina, ossia senza il nostro permesso, senza avere in tutto ciò né arte, né parte.
E ciò accade mentre 24 ore al giorno ci riempiamo di porcherie, cibo “spazzatura”, farmaci per qualsiasi “difetto di funzionamento della macchina”, radiazioni, alimenti transgenici, programmi televisivi in cui si vedono continuamente omicidi, violenza, prostituzione, esaltazione dei vizi alleggeriti da opportune pubblicità e/o con immagini affascinanti, poetiche, artistiche… mentre una musica adeguata innalza e impreziosisce l’orrore.
Ci svegliamo con l’informazione della devastazione di ciò che l’uomo stesso produce e – volenti o nolenti – partecipiamo all’esperienza del potere dell’uomo sulla terra attraverso la distruzione e la morte. Una forma particolare del sentire un certo “potere sulla morte” che subliminalmente crea un’idea di impero dell’orrore. Ma impero! In fondo, un tema fondamentale mentre ci avviciniamo alla Natività e all’Epifania che ci avvolgono in questi giorni.
Sia per chi crede che per chi no, vale la pena di ricordare il senso di ciò che si vive e si celebra.
NATIVITÀ: nascita della vita per te
In questo periodo si verifica, in modo circolare (con carattere di eternità) ogni anno, il compimento della promessa dell’incarnazione di Dio stesso – il Misterium Tremendum – nella Persona di Gesù Cristo, la Pietra Angolare che unisce definitivamente e per sempre la Terra e il Cielo, il dentro e fuori di noi, il vero trionfo sulla morte che coronato nel “fatto” della Resurrezione di Cristo e nella manifestazione anticipata e certa della Vita Trasfigurata, che “futurizza”, apre il futuro della nostra dimensione, per il momento così terrena.
Una dimensione che, come tutti sappiamo, prima o poi, in maggior o minor misura, ci riempie di dolore, malattia, sofferenza. La dimensione consapevole della Tragedia Umana.
Che si creda o no, è questo ciò che si celebra. E si celebra l’importanza dell’Amore fatto carne e realtà nella vita quotidiana. Un amore reale, profondo, umano e meraviglioso, di tutto e di tutti, per il quale – in fondo – tutti sospiriamo e la cui carenza è il punto di sofferenza fondamentale nelle nostre vite, patito in mille forme.
Per questo, normalmente il Natale è motivo di depressione tra gli umani contemporanei, infatti si cerca di “andare in vacanza” per non assistere alla “tragedia”, per non vedere con i nostri occhi che intorno a noi invece di amore c’è disamore e che probabilmente, ognuno, ancora una volta, non ha saputo amare abbastanza.
Epifania (Epiphaneia) significa “apparizione” e fa riferimento alla condizione del homo adoran costitutiva della nostra realtà. Sì, come esseri umani abbiamo la necessità di adorare! Una necessità che ci costruisce ed è fondamentale rispetto al fare (homo Faber) o al conoscere (homo sapiens). È questa necessità fondamentale di adorare ciò che è degno di esserlo, ciò che viene realizzata e rappresentata storicamente con la figura dei Re Magi. Una forza di adorazione che “attendevano” e che li guidò dal momento in cui videro la stella nel cielo che annunciava il compimento della Promessa. Loro! Questi saggi dell’Oriente (dove nasce il Sole, la Luce per la Vita) offrono, come riconoscimento della realtà radicale, ciò che questo bambino fu, è e sarà: Oro per la sua sovranità. Incenso per la sua divinità. Mirra per la sua vita mortale.
E fra questi due elementi dell’equazione del mio breve scritto c’è la parola CONTATTO. Sì!
Natale – EpifanIa… Contatto… Contagio – Sistema immunitario
Iniziamo a parlare del CONTAGIO (congiunti – tangere: toccare = comunicare una malattia in forma mediata o immediata).
Da quando Pasteur iniziò la sua avventura nel mondo dei microvirus, allora invisibile e intangibile, il mondo, la parola contagio terrorizzò il mondo e da lì iniziarono le battaglie eroiche, che continuano fino ai nostri giorni, per creare un esercito capace di eliminare ogni tipo di nemico invisibile. Nemici che mutano e si moltiplicano davanti ai nostri occhi senza sosta quando spariamo qualche farmaco per ucciderli, non capendo e non volendo capire come tutto ciò sia possibile.
Non ha avuto alcuna importanza che la conclusione finale di tutta una vita della ricerca sul mondo dei microbi terminasse nella celebre e umilissima frase dello stesso Pasteur: “il terreno è tutto, il microbo è nulla”. Fornendo così, senza volerlo, la più grande conferma del fondamento della Medicina omeopatica, denominata fin dal principio “la medicina del terreno”.
Il clamore della battaglia era già abbastanza forte per essere sordi rispetto ad una frase così definitiva. Da allora l’uomo ha temuto ciò che ancora teme, ossia che un essere invisibile e malefico, inviato dagli dei per capriccio o per castigo, si appropri della sua vita, la fagociti, la possegga, la distrugga e lo uccida. Prima erano gli spiriti maligni, oggi si chiamano virus, ultravirus, forme LP, ma sono sempre quegli esseri invisibili “terribili, vendicativi e maledetti”! Sì, è così. Di colpo l’uomo di “contagia”, si ammala e muore. Come è possibile? L’esercito, il sistema immunitario non è sufficiente, bisogna arricchirlo, attivarlo continuamente per evitare il contagio di questi malefici elementi che sembrano aspettarci dietro la porta, per evitare il rischio fatale e inesorabile.
Il SISTEMA IMMUNITARIO oggi viene concepito come la forza definitiva e superiore della realtà biologica dell’essere umano, senza considerare una cosa fondamentale, ossia che è un sistema all’interno di una totalità vivente: ogni essere umano. Un essere umano che è animato e diretto da qualcosa di più potente e definitivo: la sua Forza Vitale e il suo Principio Vitale organizzati e diretti dalle leggi misteriose della Vita.
La visione meccanica dell’uomo ci ha ridotto la visione e la comprensione della realtà e ci ha fatto perdere il senso comune. Ci ha fatto allontanare da ciò che in fondo tutti dentro di noi sappiamo:
- che la malattia è uno stato dell’esistenza,
- che è la stessa natura a dare origine, forma e cura alle malattie,
- che ogni cellula del nostro essere contiene tutto il nostro stesso essere,
- che ogni organo riflette una dimensione vitale, emozionale, intelligente della nostra TOTALITÀ,
- che la malattia è il risultato mediato o immediato, individuale ed ereditario – perché siamo una continuità, una comunità! – della perdita delle condizioni ottimali della nostra esistenza,
- che il sistema immunitario è un aspetto della nostra struttura e dipende dalla nostra personale vita individuale. Che non è qualcosa di astratto che si possa stimolare “senza me”,
- che la forma giusta di recuperare la salute è ritornare alle condizioni ottimali di vita che appartengono ad ognuno,
- che se non è sufficiente, devo ricevere un “rimedio simile” a tutta la mia sofferenza, che risuoni in me e che sia capace di agire nello spazio in cui il mio essere biologico, psichico e trascendente risponde: la mia Forza Vitale Individuale e specifica.
Infine il CONTATTO. Questa parola – come direbbe Platone – diventa repentinamente il “terzo elemento” che unisce i due precedenti: senza essere l’uno né l’altro, ha qualcosa dell’uno e dell’altro.
CON (uniti) TACTUS (toccato). E ha a che vedere sia con il toccare che con il corpo, o con alcuni dei sensi, l’olfatto, la vista, il gusto, l’udito, con l’anima, con la visione interiore. Come un gesto libero, personale, di avvicinamento, come il “lasciarsi toccare”, permettere di essere toccato dall’altro.
Sarà attraverso l’autentico TOCCARE LA VITA che noi esseri umani saremo capaci di superare l’idea che “l’altro” ci può infettare, scoprendo che toccare davvero e lasciarci veramente toccare, sorprendentemente, senza sapere come e perché, in forme molto diverse amiamo?
Ci renderemo conto che è piuttosto soprattutto attraverso “l’altro” che ci conosciamo e la nostra vita acquisisce un senso autentico? Che è attraverso questo CONTATTO autentico che possiamo conoscere e riconoscere, identificare l’altro per poterlo rispettare e amare davvero? Ci renderemo conto che “lasciarsi toccare” è ciò che ci permetterà di conoscere “l’altro”, allargando e arricchendo profondamente la nostra vita?
Che è sempre “l’altro”, si tratti di natura, piante, animali, stelle, esseri umani e molto atro, soprattutto il grande “Altro”, l’Amore di Dio, quel Mistero Infinito, è riconosciuto come Dio amante, colui che ci fa rendere conto di noi e del nostro esistere?
Sarà forse così che potremo rendere reale la Nata-vita-te, l’incarnazione dell’Amore nel nostro essere intero, nella nostra realtà radicale, nella nostra terra dolente e nella nostra vita quotidiana?
Sarà permettendo così che si apra in noi la gratitudine, come premessa dell’adorazione naturale per il riconoscimento della Fonte della Vita che ci offre la Sua stessa Vita come il tesoro più grande della nostra esistenza?
Sì. Credo che forse sarà così che svilupperemo, come per generazione spontanea, per infusione, per osmosi una grazia squisita verso il nostro vivere: IL GUSTO DELL’ALTRO! Che è ciò che in verità aumenta le nostre Difese Immunitarie, la Forza Vitale e fa scoprire a noi stessi la Vita.
3 commenti
corrado sacripanti
Bellissimo pensiero.
Miriam Spera
Bellissimo e illuminante! Grazie!
Silvana
Ti ringrazio per queste parole, non mi fanno sentire sola nel pensiero di questa esistenza!!In questi ultimi anni mi è sembrato di non scorgere più nessun sentimento di vero amore verso il prossimo e verso la natura!! Tutto si è terribilmente appiattito!! Anche se il mio cuore vive e spera in Dio mio Salvatore, auguri buon Natale!
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