Se fino a poco fa pensavamo che la crisi idrica riguardasse popoli africani molto lontani da noi, in questi giorni la natura ci ha costretti a un brusco rissveglio. Mentre l’acqua nel Po raggiunge i suoi minimi storici, e molte regioni si apprestano a varare regolamenti emergenziali per limitare il consumo d’acqua, la nostra ignoranza non ha più alibi. Inutile sperare che sia un fenomeno passeggero, che dipenda dalle temperature più alte del solito o da una riduzione casuale delle piogge. Tutti questi fenomeni hanno molto poco di casuale, e sono arrivati per restare. A noi non resta che la possibilità di adottare politiche di riduzione del danno, cercando di adattare i nostri comportamenti alla nuova situazione.
La crisi idrica e le possibili soluzioni
Secondo Carlo Petrini, gastronomo, scrittore e fondatore dell’associazione Slow Food, gli strumenti per intervenire esistono e andrebbero immediatamente messi in atto. Alcuni di essi riguardano le fasi produttive dell’industria alimentare, ma altre riguardano il nostro quotidiano, e qualche accorgimento che ci permetterebbero di limitare i nostri consumi. Secondo Petrini: “dal punto di vista delle istituzioni bisogna indirizzare le risorse del PNRR verso investimenti sensati basati su una seria programmazione d’insieme. Come ad esempio un potenziamento del riutilizzo dell’acqua piovana – ad oggi si attesta all’11% – e la ristrutturazione della rete idrica nazionale che registra perdite pari al 42% dell’acqua immessa“.
Gli interventi più urgenti
“Pensiamo poi al comparto agricolo che è quello che più dipende e più consuma acqua (circa il 70% del totale) – continua il fondatore di Slow food – È necessario sostituire l’irrigazione a pioggia con tecniche più mirate ed efficienti. Dotarsi di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. E poi ancora adottare pratiche circolari come il riutilizzo di acque reflue depurate”. Non è tutto: secondo Petrini anche migliorare la biodiversità delle coltivazioni può aiutarci ad attenuare il problema. Specie vegetali che si sono co-evolute sul territorio, infatti, necessitano di un minore apporto d’acqua e mantengono il suolo vivo e permeabile.
Quali comportamenti correggere nel quotidiano?
Quanto a noi, come possiamo intervenire nella vita di tutti i giorni? Evitando gli sprechi alimentari, innanzitutto. Il 34% del cibo che produciamo, infatti, finisce gettato nella spazzatura. Questo spreco ha un costo elevatissimo in risorse idriche. Facciamo attenzione ad acquistare ciò di cui abbiamo davvero bisogno. E preferiamo sempre il cibo di origine vegetale a quello di origine animale, che richiede 10 volte più acqua. Una dieta ad elevato apporto vegetale è inoltre ottima anche per la nostra salute, otre ad avere ricadute positive sull’ambiente da molti altri punti di vista.
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