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Omicron 5: aggiornamenti su Long Covid e reinfezioni
Elderly senior woman massaging her temples to reduce her headache. Older lady feeling scared, anxious, and thinking of sickness or mental health while suffering from a severe migraine or memory loss.
4 Luglio, 2022

Omicron 5: aggiornamenti su Long Covid e reinfezioni

RedazioneRedazione
Meno letale ma più contagiosa, gli esperti mettono in guardia su ciò che avverrà

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La diffusione delle varianti Omicron del Covid, in particolare di Omicron 5, porta una notizia buona e una cattiva. La buona è che un nuovo studio mostra come con queste nuove varianti il numero percentuale di casi di Long Covid diminuisce. La cattiva è che, ciò nonostante, questi nuovi ceppi sono talmente più contagiosi da compensare, se non superare, i casi di Long Covid in numeri assoluti. Proprio quando pensavamo di esserci lasciati alle spalle le fasi peggiori della pandemia, insomma, i medici avvertono che potremmo andare di nuovo incontro a un peggioramento della situazione.

Omicron 5: aggiornamenti su Long Covid e reinfezioni

Uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet , realizzato da un team di ricercatori del King’s College di Londra guidato da Claire Steves, ha mostrato che la percentuale di soggetti che lamentano la sindrome da Long Covid, rispetto al totale dei contagiati è molto minore con Omicron che con Delta. Lo studio è basato sui dati monitorati dalla piattaforma Zoe Health Study. Ha confrontato 56mila casi di adulti contagiati nel Regno Unito tra dicembre 2021 e marzo 2022 con 41mila casi contagiati tra il giugno e novembre 2021. Il primo gruppo aveva cioè contratto il Covid quando era predominante Omicron, il secondo quando era predominante Delta. RIsultato: il 4,4% dei casi Omicron aveva poi sviluppato anche un long Covid, mentre con Delta la percentuale sale al 10,8.

Meno letale ma più contagiosa

“La variante Omicron – afferma Claire Staves, prima firmataria dello studio – sembra avere una probabilità inferiore di sviluppare un long Covid rispetto alle varianti precedenti, ma abbiamo ancora una persona su 23 che contrae la malattia e continua ad avere sintomi per più di quattro settimane È quindi importante continuare a sostenere queste persone a casa, al lavoro e all’interno della sanità pubblica”. Ma, come dicevamo, se da un lato arriva finalmente una buona notizia, dall’altro c’è da tener presente che l’indice R0, che calcola la contagiosità del virus, era di 7 per la variante Delta, ed è arrivata addirittura oltre i 15 (qualcuno stima 17) Per Omicron 5. Se consideriamo che la nuova variante ha anche un’altissima capacità di eludere gli anticorpi – siano essi da vaccino o da precedente contagio – capiamo perché il numero assoluto di casi di Long Covid rischia di aumentare.

Fattori che aumentano il rischio di Long Covid

Quali sono i fattori che aumentano il rischio di soffrire di Long Covid? Anche in questo caso è uno studio inglese ad aiutarci a fare chiarezza. Secondo uno studio coordinato dal King’s College di Londra e pubblicato su Nature Communications, fattori determinanti sono genere, età e condizioni pregresse. In particolare, essere donna aumenterebbe il rischio di Long Covid del 50%, essere in sovrappeso del 31% e soffrire di stress psichico addirittura del 57%. Chi aveva già problemi di salute prima dell’infezione ha il 62% di possibilità in più di soffrirne. Tra le varie patologie, quella che espone a maggiori rischi è – prevedibilmente – l’asma. In tutto, la percentuale di persone che avvertono problemi di lungo periodo oscilla tra il 7,8% e il 17, con una percentuale tra 1,2 e il 4,8% di persone che riportano sintomi “debilitanti”-

Il rischio delle reinfezioni

E c’è anche un altro aspetto che riguarda il Long Covid a preoccupare gli specialisti. Riguarda, in particolare, i casi di reinfezione, che pare comportino rischi maggiori rispetto al primo contagio. Questa, se confermata, sarebbe un’altra pessima notizia, vista la facilità con cui Omicron 5 aggira la risposta immunitaria. A sostenerlo, stavolta, è Nancy Baxter della School of Population and Global Health dell’Università di Melbourne. La professoressa Baxter ha condotto uno studio sul database del Dipartimento dei veterani degli Stati Uniti. Risultato: “Se lo prendi una volta, è brutto, se lo prendi due volte, è anche peggio”.

Lo studio ha riguardato più di 5,5 milioni di persone, ma solo il 10% (566.020) erano donne. Ciò lascia una speranza che la regola non valga per il segmento femminile, che dalle statistiche appare più esposto a Long Covid. Speriamo tutti che sia così, e non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle questo incubo.

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