Correlazione tra epidemia da SARS-CoV-2 e l’esposizione a onde elettromagnetiche.

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12 Giugno, 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

Ad integrazione degli studi scientifici qui pubblicati nel 2021 sulla correlazione tra epidemia SARS-CoV-2 e inquinamento ambientale da polveri sottili PM 2.5, merita particolare attenzione l’articolo pubblicato il 29 Settembre 2021 dal titolo Prove di una connessione tra la malattia da coronavirus-19 e l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza delle comunicazioni wireless. Scritto da Beverly Rubik e Robert R. Brown e pubblicato dalla rivista Journal of Clinical and Translational Research, disponibile nel database medico PubMed.

Nell’articolo vengono messi in relazione gli effetti biologici delle onde elettromagnetiche (WCR) dei dispositivi Wi-Fi e di comunicazione mobile ed i sintomi della malattia Covid-19. Vengono citati due lavori che hanno messo in relazione statisticamente significativa la mortalità da Covid-19 con l’intensità dell’inquinamento elettromagnetico: il primo considera 31 paesi del mondo, tra cui l’Italia, il secondo si concentra sugli Stati Uniti. L’articolo dedica ampio spazio alla ricerca bibliografica sugli effetti nocivi delle WCR, simili a quelli prodotti dal SARS-CoV-2, ipotizzando possibili effetti di potenziamento della malattia.

Nell’Abstract dell’articolo di Rubik e Brown si legge:

“La politica di salute pubblica della malattia da coronavirus (COVID-19) si è concentrata sul virus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) e sui suoi effetti sulla salute umana, mentre i fattori ambientali sono stati ampiamente ignorati. Nel considerare la triade epidemiologica (agente-ospite-ambiente) applicabile a tutte le malattie, abbiamo studiato un possibile fattore ambientale nella pandemia di COVID-19: la radiazione a radiofrequenza ambientale dei sistemi di comunicazione wireless, comprese le microonde e le onde millimetriche. SARS-CoV-2, il virus che ha causato la pandemia di COVID-19, è emerso a Wuhan, in Cina, poco dopo l’implementazione delle radiazioni per comunicazioni wireless 5G in tutta la città e si è diffuso rapidamente a livello globale, inizialmente dimostrando una correlazione statistica con le comunità internazionali con reti di nuova generazione 5G. In questo studio, abbiamo esaminato la letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria sui bio-effetti dannosi del WCR e identificato diversi meccanismi mediante i quali il WCR potrebbe aver contribuito alla pandemia di COVID-19 come cofattore ambientale tossico. Attraversando i confini tra le discipline della biofisica e della fisiopatologia, presentiamo prove che il WCR può: (1) causare cambiamenti morfologici negli eritrociti, inclusa la formazione di echinociti e rouleaux che possono contribuire all’ipercoagulazione; (2) alterare la microcircolazione e ridurre i livelli di eritrociti ed emoglobina esacerbando l’ipossia; (3) amplificare la disfunzione del sistema immunitario, inclusa l’immunosoppressione, l’autoimmunità e l’iper-infiammazione; (4) aumentare lo stress ossidativo cellulare e la produzione di radicali liberi con conseguente danno vascolare e danno d’organo; (5) aumentare il calcio intracellulare essenziale per l’ingresso, la replicazione e il rilascio virale, oltre a promuovere le vie pro-infiammatorie; (6) peggiorare le aritmie cardiache e i disturbi cardiaci”.

In una tabella riportata nel lavoro sono evidenziate le sovrapposizioni tra i danni causati dalle WCR e quelli causati dal SARS-CoV-2. Le similitudini più significative tra danni da WCR e da infezione SARS-CoV-2 che emergono sono: l’incremento del rischio di trombosi, la disregolazione del sistema immunitario e la riduzione del glutatione.

L’articolo in questione, pur non essendo pubblicato su di una rivista di particolare rilievo, è alquanto interessante perché si basa su una ampia letteratura di ben 141 lavori scientifici prodotti dal 1969 ad oggi.

In letteratura sono numerose le pubblicazioni che riportano gli effetti biologici delle radiofrequenze; essi si verificano anche al di sotto dei livelli di sicurezza definiti dall’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection. Bassi livelli di Wireless Communication Radiation (WCR) hanno mostrato effetti sull’organismo ad ogni livello: cellulare, fisiologico, comportamentale e psicologico. Effetti biologici sono stati registrati anche a livelli 1000 volte inferiori al limite di 1 mW/cm², che è il limite di sicurezza imposto negli Stati Uniti. Uno degli effetti più rilevanti di esposizioni continuate a bassi livelli di WCR sono danni al sistema riproduttivo. che possono essere causati anche dai sistemi Wi-Fi di computer portatili. In letteratura sono anche riportati disturbi neurologici, disturbi cognitivi, disturbi della memoria e disturbi del sonno legati alle emissioni dei ripetitori telefonici. Un altro aspetto preoccupante delle WCR a bassa intensità è la capacità di potenziare la crescita batteriologica, come osservato in esperimenti sul batterio Escherichia coli.

Sulla base di questa ricerca, gli Autori ipotizzano che l’inquinamento elettromagnetico possa aver giocato un ruolo fondamentale nella diffusione iniziale del virus, nonché sulla sua mortalità, similmente a quanto è già stato ipotizzato per l’inquinamento atmosferico da PM 2.5. Gli Autori sottolineano la necessità di verificare queste ipotesi con ulteriori studi clinici e di laboratorio. L’ampia bibliografia ed i test già svolti dovrebbero però essere sufficienti ad attivare il principio di precauzione da parte degli Enti preposti.

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