Negli ospedali italiani mancano i medici. Lo svuotamento delle corsie è un processo cominciato col blocco del turnover scattato nel 2005 durante il governo Berlusconi 2, e proseguito senza sostanziali cambiamenti con tutti i governi successivi, fino al 2019. È ciò che sostiene la nota giornalista Milena Gabanelli in un lungo articolo della sua rubrica Dataroom, sul Corriere della Sera. Secondo i dati analizzati dalla Gabanelli, la mancanza di ricambi nel personale medico ha raggiunto proporzioni molto preoccupanti: – 15.585 specialisti nel solo periodo tra il 2015 e il 2022.
Milena Gabanelli: “Mancano i medici”
Il “deficit” di medici, per giunta, non è distribuito in modo proporzionale su tutto lo stivale. Se la media nazionale è di 1 medico non sostituito su 10, in alcune regioni (in particolare Lazio, Sicilia e Campania) si sale a 3: quasi 1/3 degli specialisti sono spariti in 7 anni. Inutile sottolineare quali e quanti disagi una programmazione così dissennata porti al livello delle prestazioni nei confronti dei pazienti. Meno professionisti vuol dire meno visite, attese più lunghe, diagnosi imprecise o ritardate: in altre parole, più sofferenze e più morti.
Il risultato di anni di politiche sbagliate
E, a guardar bene, la pezza che abbiamo provato a mettere durante la pandemia è stata peggio del buco. Il ministero ha infatti provato a sopperire a queste mancanze con i “medici a gettone”, personale medico, spesso poco preparato e fuori ruolo, pagato per la singola prestazione. Spesso, per aumentare le entrate, con turni massacranti, anche di 48 ore. L’analisi della Gabanelli porta alla luce anche un altro problema: gli specialisti sono distribuiti molto male tra le varie scuole di specializzazione. Il 71% dei primi 1.000 in graduatoria che hanno passato il concorso scelgono 7 specialità su 51: cardiologia, dermatologia, pediatria, neurologia, oculistica, endocrinologia e chirurgia plastica.
L’ingiustizia del numero chiuso a Medicina
Un quadro molto fosco, insomma, all’interno del quale non si prevedono miglioramenti prima del 2027. Sarà infatti a partire da quell’anno che vedremo i benefici dello sblocco delle assunzioni, dal momento che sono necessari 4 o 5 anni per la formazione degli specialisti. Disagi che avremmo potuto evitare pianificando in modo più assennato il turnover del personale medico, e soprattutto rimuovendo quel vincolo odioso del numero chiuso alla facoltà di Medicina, che limita sia la formazione dei giovani, e rappresenta un’evidente compromissione del diritto all’istruzione.
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