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Green pass globale OMS UE
2 Ottobre, 2023

Non solo Covid: in arrivo un green pass globale?

RedazioneRedazione
Possibili rischi e possibili benefici di un passaporto sanitario gestito a livello globale

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In principio fu il Covid. La pandemia scoppiata nel 2020 è stata un ottimo test per l’introduzione del cosiddetto “green pass“, ovvero la certificazione vaccinale che permetteva di circolare per le strade (nel caso di quello italiano) o tra le nazioni (per quello europeo). Oggi a quanto pare quel modello ha fatto scuola, e le autorità sanitarie progettano di introdurlo su scala globale, ed estenderlo a tutto l’ambito medico. Non sono solo discorsi da bar: i primi passi in questa direzione sono stati mossi proprio in questi giorni. La Commissione europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno infatti sottoscritto un accordo per la salute digitale teso a garantire la sicurezza degli spostamenti tra gli Stati.

Accordo OMS-UE: verso il green pass globale

L’accordo tra l’OMS e l’UE rappresenta il primo passo concreto verso la creazione di un sistema di certificazione sanitaria digitale, il già annunciato GDHCN (Global Digital Health Certification Network). Secondo il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, “Basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’Ue, l’Oms mira a offrire a tutti gli Stati membri dell’Organizzazione sanitaria mondiale l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, che si basa sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy”.

I rischi di un passaporto sanitario

Al di là degli annunci magniloquenti, però, il passaggio suscita più di una preoccupazione. Il rischio che possa divenire un indebito strumento di limitazione delle libertà personali è alto, inutile nascondersi dietro a un dito. L’OMS ha dichiarato che non avrà accesso ai dati personali sottostanti il certificato e che questi dati saranno ancora di competenza esclusiva dei governi. Tuttavia, la creazione di un sistema globale di certificazione sanitaria apre la porta a potenziali abusi e invadenza da parte delle autorità centrali.

Anche possibili benefici?

Sia chiaro: non ci sfuggono certo i rischi che i nuovi standard di mobilità costituiscono per la salute pubblica, né siamo ciechi ai benefici che uno strumento del genere, se utilizzato in modo trasparente, può offrire in questo senso: riconoscimento reciproco dei risultati dei test sanitari alle frontiere internazionali e rapida fornitura di servizi sanitari di qualità in caso di emergenze, in particolare. Non possiamo d’altra parte sottacere come governi nazionali e sovranazionali abbiano spesso utilizzato questi strumenti a tutt’altro scopo. Il Covid, da questo punto di vista, ne è stato esempio evidente. Permetteteci quindi di non sentirci affatto rassicurati dalla dichiarazione che accompagna il raggiungimento dell’accordo, secondo cui “Questa cooperazione si basa sui valori e sui principi condivisi di trasparenza e apertura, inclusività, responsabilità, protezione dei dati e privacy, sicurezza, scalabilità a livello globale e equità ”

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