Un blog ideato da CeMON

9 Settembre, 2024

Il Microbiota tra evidenze scientifiche e criticità

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 7 minuti

Dai al tuo corpo e alla tua anima ciò di cui hanno bisogno

C’è un mondo dentro di noi, popolato da milioni di microrganismi, da oltre 2.000 specie diverse e 7.000 ceppi. Sono batteri, funghi, protozoi e virus.

Questa complessa popolazione viene definita microbiota e risiede sulle superfici del nostro corpo esposte al mondo esterno:

cavità orale, cute, mucosa respiratoria, mucosa gastrointestinale e urogenitale.

I microrganismi che compongono il microbiota umano sono addirittura dieci volte più numerosi rispetto alle cellule del nostro organismo e si distribuiscono in modo disomogeneo. Circa il 70% alberga nell’intestino, dove è a stretto contatto con la mucosa intestinale, che costituisce, dopo quella respiratoria, la più grande superficie del nostro organismo, pari a circa 250-400 m2.

I termini Microbiota e Microbioma sono spesso usati come sinonimi, ma non lo sono. Il microbioma rappresenta la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè tutto il DNA e RNA dei microrganismi, parliamo di 3,3 milioni di geni. Si calcola che il peso complessivo della flora batterica intestinale umana si aggiri su 1.5 Kg. Essa è oggi considerata un vero e proprio organo, sebbene acquisito.

Sviluppo del microbiota

Finché un bambino resta nell’utero materno è totalmente privo di microrganismi, anche nel tratto gastrointestinale. Al momento della nascita, se nascerà attraverso un parto vaginale, incontrerà i batteri presenti nella microflora vaginale, rettale e cutanea della mamma, per lo più lattobacilli, bifidobatteri e batteroidi. Se con parto cesareo incontrerà la microflora cutanea della madre e quella dell’ospedale.

Una volta nati, la diversificazione si sviluppa attraverso l’alimentazione

Nei bambini che vengono allattati al seno, quindi con latte materno, il microbiota continua ad arricchirsi attraverso il latte materno e in poco tempo verrà invaso da bifidobatteri. Nei bambini invece che assumono latte artificiale l’arricchimento avverrà attraverso i batteri associati all’ambiente. Ecco perché è giustificata la supplementazione con probiotici dalla nascita. Questa differenza è dovuta anche al fatto che nel latte materno sono presenti dei fattori antimicrobici, come il lisozima, in grado di inibire la crescita di molti batteri

Da i due ai tre anni il profilo della comunità batterica presente nell’intestino del bambino non è molto diverso da quello che presenterà in età adulta, anche se continuerà a cambiare durante tutto l’arco della sua vita.

Cambierà in relazione a quello che mangerà, a dove vivrà, all’acqua che berrà, se fumerà o meno, se assumerà frequentemente farmaci, ai batteri con i quali entrerà in contatto. Né è un esempio il batterio intestinale Bacteroides plebeius e il fattore sushi. Questo batterio, presente nella popolazione giapponese, produce un enzima fondamentale per la digestione dell’alga rossa nori (porfiria), molto usata nella cucina giapponese. Questo enzima però non è presente nell’intestino degli americani. Dalla genetica alla cultura alimentare il passo è breve, come dimostra lo studio di Hehemann JH

Specificità e dinamicità del microbiota

I batteri che maggiormente popolano la parte superiore dell’intestino nelle persone sane sono per lo più lattobacilli e streptococchi, dove svolgono un importante funzione immunitaria.

Man mano che scendiamo nel colon, i microbi trovano un habitat sempre più favorevole e aumentano in modo significativo. I due terzi di questi batteri sono tipici per ciascuno di noi, mentre solo un terzo è comune alla maggior parte delle persone. La specificità del nostro microbiota è un fattore così importante da spingere diversi ricercatori a ipotizzare addirittura la possibilità di classificare le persone in base agli enterociti. Ma questa idea è, ad oggi, molto controversa.

Esiste tuttavia un gruppo di almeno 57 specie batteriche comune a tutti.

Le divisioni batteriche dominanti sono i Bacteroidetes e i Firmicutes, che costituiscono più del 90% della microflora intestinale.

Le funzioni del Microbiota e relazioni con altri organi

L’equilibrio tra questi microrganismi e il nostro corpo ci consente di vivere in armonia sfruttando le azioni benefiche di questi nostri ospiti alleati.

La flora batterica intestinale ha infatti diverse e complesse funzioni:

Metabolica: fermentazione di residui alimentari non digeribili, produzione di acidi grassi a catena corta (in modo particolare, ac. acetico, ac. propionico, ac. butirrico), produzione di vitamina K, B8 (Biotina) e B9 (ac. Folico), assorbimento di Calcio, Ferro, e altri elementi, influenza il metabolismo del glucosio e del colesterolo.

Protettiva: protezione contro i patogeni per l’effetto barriera e antinfiammatoria locale.

Trofica: controllo della proliferazione e della differenziazione delle cellule epiteliali, dell’integrità e motilità della mucosa intestinale.

Immunologica: sviluppo e mantenimento del sistema immunitario, è anche responsabile di circa l’80% delle reazioni immunitarie.

Microbiologica: previene la colonizzazione di microrganismi patogeni e produce batteriocina, una proteina con effetto antibatterico per molti microrganismi pericolosi.

L’equilibrio e il disequilibrio del microbiota influenza anche la salute di altri organi. Non c’è quindi da stupirsi che l’intestino sia considerato il centro del nostro benessere. Bisogna però tener presente che nel caso la sua funzione venisse compromessa, potrebbe essere causa di malessere.

Ad esempio, la connessione tra microbiota intestinale e cervello, sostenuta da numerosi studi, conferma l’influenza dell’intestino su disturbi neuropsichiatrici, depressivi, comportamentali e dell’umore.

Le ragioni sono nello sviluppo della disbiosi

Fattori esterni sfavorevoli, come una dieta squilibrata, stress o l’uso di farmaci, possono portare ad aumento nel numero di alcuni ceppi batterici e alla soppressione di altri o addirittura a una riduzione complessiva del numero di batteri intestinali. Lo squilibrio che ne deriva è noto scientificamente come disbiosi.

Numerosi studi sostengono che la disbiosi è direttamente collegata a disturbi quali stanchezza cronica, obesità, indebolimento del sistema immunitario, allergie e malattie autoimmuni, disturbi digestivi e/o intestinali, uro-genitali, disturbi dermatologici come acne, dermatiti e psoriasi, sbalzi d’umore, perimenopausa o menopausa, malattie croniche intestinali.

Differenza tra probiotici e fermenti lattici

Quando si parla di salute intestinale, i termini probiotici e fermenti lattici sono spesso utilizzati in modo intercambiabile. Tuttavia, ci sono differenze importanti tra i due che vale la pena precisare.

Il termine probiotico deriva dal greco pro-bios e significa a favore della vita. Secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, i probiotici sono organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite che li riceve.

I fermenti lattici sono un gruppo di batteri che, durante il loro metabolismo, producono acido lattico. Questi microrganismi sono principalmente utilizzati nella produzione di prodotti fermentati come yogurt, kefir, crauti e kimchi coreano.

I fermenti lattici una volta ingeriti, in genere, non sopravvivono al passaggio nello stomaco. E questo al di là del fatto che possano esplicare o meno proprietà benefiche.

I probiotici quindi sono fermenti lattici, ma non tutti i fermenti lattici sono probiotici.

Per essere classificato come probiotico un microrganismo deve derivare dalla normale microflora umana in condizioni di salute, essere sicuro per l’impiego nell’uomo, specialmente in pazienti debilitati o immunocompromessi, essere attivo e vitale nell’ambiente intestinale, resistere al pH gastrico, alla bile e al succo pancreatico e persistere, almeno temporaneamente, nell’intestino umano.

I probiotici interagiscono con il nostro organismo a diversi livelli.

Aiutano a rinforzare la barriera intestinale, stimolano il sistema immunitario, possono influenzare anche l’equilibrio ormonale e il funzionamento del sistema nervoso. Alcuni probiotici possono anche produrre composti bioattivi, come vitamine e acidi grassi a catena corta, che hanno effetti benefici sulla nostra salute.

Probiotici in commercio

Quattro sono le tipologie di prodotto in commercio:

  • probiotici monoceppo;
  • probiotici monoceppo con oligosaccaridi prebiotici e/o vitamine;
  • probiotici multiceppo;
  • probiotici multiceppo con oligosaccaridi prebiotici e/o vitamine;

Tra i microrganismi probiotici noti, le specie batteriche dell’acido lattico (LAB), come Lactococcus, Lactobacillus, Streptococcus ed Enterococcus e Bifidobacterium hanno una lunga storia in sicurezza ed efficacia.

Questi gruppi microbici possiedono la capacità di resistere a condizioni sfavorevoli del corpo umano (enzimi salivari, basso pH e succo pancreatico), colonizzare le cellule epiteliali intestinali e contribuire alla salute dell’ambiente ospite regolando i microbi ed esercitando funzioni biologiche

Poiché i probiotici comunemente usati sono isolati dalla flora batterica intestinale umana, la loro assunzione si intende come una reintroduzione piuttosto che una nuova terapia.

Le confezioni devono garantire dalla produzione al consumo un elevato numero di microrganismi vivi.

I batteri vengono messi in una sorta di ibernazione durante la produzione mediante liofilizzazione. Quando entrano in contatto con l’umidità si risvegliano.

Il problema è che molte forme di confezionamento non proteggono adeguatamente i preparati dall’umidità. Ad esempio, se le capsule non sono confezionate singolarmente ma insieme in un contenitore di plastica o in un barattolo, i prodotti posso più facilmente entrare in contatto con l’aria e l’umidità ogni volta che viene aperta la confezione. Il problema è che i batteri possono risvegliarsi troppo presto e morire prima che vengano ingeriti con la capsula.

I blister in alluminio, in cui ogni capsula è inserita singolarmente in una camera di alluminio è considerato il gold standard del packaging per i probiotici.

Anche se alcune persone notano lievi cambiamenti dopo la prima settimana, soprattutto per quanto concerne la digestione, i gastroenterologi italiani e stranieri, raccomandano di assumere i probiotici ciclicamente per un periodo di almeno 2 o 3 mesi.

Come preservare la flora intestinale con l’uso di antibiotici

Gli antibiotici comunemente prescritti hanno lo scopo di eliminare i batteri nocivi alla nostra salute. La prescrizione cerca il più possibile di colpire il patogeno responsabile dell’infezione. Ma gli antibiotici hanno un meccanismo d’azione più o meno ampio, capace di colpire sia i batteri cattivi che i nostri ospiti buoni. Nessuno di essi ad oggi risparmia la flora commensale, che man mano nella terapia vede diminuire la sua diversità e il numero di batteri che la compongono. Gli effetti di questo squilibrio possono protrarsi per diversi mesi, anche senza manifestare sintomi evidenti.

Quindi, non chiederli insistentemente al tuo medico, anche per un lieve raffreddore, anche perché sono efficaci solo contro le infezioni batteriche e non per quelle virali. Inoltre, la somministrazione di antibiotici può portare alla selezione di batteri resistenti, che non faciliteranno il compito del sistema immunitario in futuro, come descritto in questo articolo dalla dott.ssa Careddu.

Per limitare i disagi durante e dopo l’assunzione di antibiotici, prenditi cura della tua alimentazione.

Favorisci la verdura e frutta cotta, ricca di fibre dolci prebiotiche. Aiutano a mantenere un microbiota diversificato e di qualità. Tra i vegetali, privilegia i cuori di carciofo, asparagi, banane, cipolle, ficchi, topinambur, parte bianca del porro, cipolle, aglio, cereali integrali.

Aggiungi alimenti ricchi di fermenti lattici naturalmente presenti nei crauti crudi, negli yogurt non pastorizzati, nei prodotti lattiero-caseari fermentati, come latticello, kefir, nei formaggi fermentati, nel lievito di birra.

Non dimenticare di masticare bene per attivare gli enzimi digestivi.

È meglio assumere i probiotici dall’inizio della terapia antibiotica e per diversi giorni dopo la fine, per almeno 7-14 giorni.

Mentre sarebbe meglio non assumerli contemporaneamente. L’effetto battericida dell’antibiotico rischia infatti di distruggere i batteri probiotici. Il probiotico va assunto lontano dall’assorbimento dell’antibiotico, almeno 2 ore, preferibilmente durante i pasti.

Tra i probiotici maggiormente studiati e utilizzati in questo ambito, in termini di prevenzione e cura dei disordini associati alle terapie antibiotiche, troviamo i generi Bifidobacterium e Lactobacillus. Se presenti in quantità sufficiente, hanno la funzione di contribuire al mantenimento della diversità del microbiota intestinale. Si consiglia di scegliere un prodotto contenente almeno 7-10 miliardi di batteri per capsula, per 2 volte al dì.

L’evoluzione del mercato dei probiotici negli ultimi anni sta ad indicare che esiste un razionale scientifico nel loro uso

Sempre maggiori evidenze stanno emergendo grazie alla ricerca sia italiana che straniera nell’uso dei probiotici a sostegno della microflora intestinale.

L’idea alla base dell’uso dei probiotici è quella di sostenere il microbiota intestinale a lungo termine.  Ma i probiotici devono soddisfare determinati criteri, tra cui la tolleranza all’acidità gastrica e ai sali biliari, la sopravvivenza dei batteri fino all’intestino. I probiotici possono essere arricchiti con micronutrienti come la vitamina B3 per mantenere la mucosa sana. Per ottenere benefici dai probiotici è necessario assumerli regolarmente e in quantità adeguate.

La quantità e il tipo di probiotico da assumere possono variare a seconda delle esigenze individuali. Chiedi consiglio al tuo medico o al tuo farmacista che lo sceglierà dopoun’attenta selezione dei ceppi, garantendo un dosaggio elevato e una confezione adeguata.

4 commenti

  • Daniele De Biagi

    Complimenti veramente per l’ottimo articolo, chiaro, esaustivo e molto scorrevole. Mi piace e sono molto interessanti le parti del testo sottolineate in blu che rimandano a studi scentifici e/o altri articoli che vanno a completare maggiormente l’argomento.
    Grazie dottoressa.

  • Giuseppina Bovina

    Articolo ben fatto, molto chiarificatore e scritto in modo snello.
    Complimenti e grazie alla dr. Paribello!
    Dr. Giuseppina Bovina

    • Generiamosalute

      Grazie da parte della redazione e da parte della dr.ssa Paribello che ha apprezzato il gentile complimento

Lascia il tuo commento