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26 Dicembre, 2024

Omeopatia e nutrizione: espellere i calcoli renali senza chirurgia

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I calcoli renali rappresentano una patologia storica che ha subito profonde trasformazioni nella sua incidenza e nel suo trattamento, influenzata da molteplici fattori come l’evoluzione degli stili di vita, le abitudini alimentari, i cambiamenti climatici e i progressi della tecnologia medica. Particolare attenzione richiedono i calcoli ureterali, che possono provocare dolori acuti e serie complicazioni se non trattati tempestivamente. L’approccio terapeutico moderno, che combina rimedi omeopatici e un regime alimentare mirato, offre una soluzione sicura ed economicamente accessibile, contribuendo sia al benessere dei pazienti che all’efficienza del sistema sanitario

La Nefrolitiasi: un’antica patologia moderna

La nefrolitiasi o urolitiasi è una delle condizioni mediche più anticamente documentate nella storia della medicina. Questa patologia, che oggi conosciamo comunemente come calcoli renali, venne identificata e descritta già intorno al 1800 a.C. Analizzando la composizione dei calcoli renali, si evince che la forma predominante è quella calcica, dove il calcio si combina con ossalato o fosfato, costituendo tre quarti dei casi clinici osservati. Il meccanismo di formazione di questi calcoli è affascinante nella sua complessità: tutto ha inizio con un processo di nucleazione, seguito da una fase di crescita cristallina che culmina nell’aggregazione finale dei cristalli. Un aspetto interessante riguarda i calcoli di acido urico, che rappresentano una percentuale più contenuta, attestandosi intorno al 10% delle diagnosi totali.

Fattori influenzanti e diagnosi

Nel corso dei secoli, l’incidenza della calcolosi renale ha mostrato dinamiche significative, fortemente influenzate dall’evoluzione della società moderna. Le trasformazioni nelle abitudini di vita, come il maggior consumo di alimenti processati e la riduzione dell’attività fisica, insieme alle alterazioni ambientali e al riscaldamento globale, hanno contribuito sostanzialmente all’incremento di questa patologia. L’eccessiva assunzione di sale e proteine animali, specialmente se associata a scarsa idratazione, rappresenta un importante fattore di rischio, ulteriormente accentuato dall’innalzamento delle temperature che favorisce la disidratazione e altera la composizione minerale delle acque potabili. L’avvento di tecnologie avanzate, dalla tomografia computerizzata agli esami ecografici, ha rivoluzionato l’approccio alla patologia, permettono anche di valutare con precisione le dimensioni dei calcoli, informazione fondamentale per la scelta del percorso terapeutico più appropriato. L’analisi demografica della calcolosi renale inoltre, rivela un interessante pattern legato all’età e al genere: gli uomini mostrano una maggiore vulnerabilità durante la quinta decade di vita, con un picco di casi tra i 40 e 49 anni. Le donne, invece, tendono a manifestare questa patologia con maggiore frequenza in un’età leggermente più avanzata, precisamente nel periodo compreso tra i 50 e i 59 anni.

Tipologie di calcoli renali

Calcoli di ossalato di calcio: ricordano nella forma i frutti del gelso, sono particolarmente insidiosi per la loro superficie irregolare e appuntita che può provocare sanguinamenti precoci. La loro struttura, estremamente dura e caratterizzata da strati concentrici visibili in sezione, si manifesta nell’urina con cristalli dalla peculiare forma a busta. Generalmente si presentano come formazioni singole e la loro irregolarità porta a una rapida manifestazione dei sintomi.

Calcoli di fosfato: possono presentarsi in diverse composizioni: fosfato di calcio puro, fosfato di ammonio o una combinazione di calcio, ammonio e magnesio (triplo fosfato). Questi si distinguono per la loro superficie levigata e il caratteristico colore bianco sporco. La loro peculiarità è la tendenza a espandersi in presenza di urina alcalina, manifestando sintomi solo dopo aver raggiunto dimensioni significative.

Calcoli di acido urico: sono duri e levigati, ma hanno la particolarità di essere radiotrasparenti, risultando quindi invisibili agli esami radiografici. Si presentano spesso in formazioni multiple con superfici sfaccettate e una colorazione che spazia dal giallo al marrone-rossastro, talvolta con una consistenza sorprendentemente elastica.

Calcoli di cisteina: tipicamente associati alla cistinuria, una condizione caratterizzata da un difettoso riassorbimento renale della cisteina. Questi calcoli hanno consistenza morbida e una peculiare reazione all’esposizione all’aria, la presenza di zolfo nella loro composizione provoca un caratteristico viraggio al verde. A livello microscopico, i cristalli di cisteina si presentano con una forma esagonale traslucida e tendono a formarsi in ambiente urinario acido. 

Sintomi e complicazioni

I sintomi della calcolosi renale si manifestano con particolare intensità durante la migrazione dei calcoli dal rene attraverso le vie urinarie. Il segno più caratteristico è un dolore lancinante e intenso, che ha origine nella regione lombare e può propagarsi fino all’inguine, seguendo il percorso del calcolo attraverso l’uretere. L’intensità di questo dolore è spesso tale da provocare manifestazioni collaterali come nausea, episodi di vomito e sudorazione profusa, sintomi che caratterizzano la cosiddetta colica ureterale. Durante il passaggio dei calcoli attraverso il tratto urinario, è frequente osservare la presenza di sangue nelle urine (ematuria), causata dal trauma meccanico che le formazioni calcolose provocano sulle pareti del sistema urinario. L’esame clinico in questi casi rivela spesso una significativa sensibilità della muscolatura addominale alla palpazione. Una complicanza particolare che richiede attenzione immediata è l’idronefrosi, una condizione in cui l’ostruzione causata dal calcolo porta a un accumulo di liquido nel rene, rendendo l’organo percepibile alla palpazione durante l’esame obiettivo. Questa situazione rappresenta un’emergenza medica che necessita di intervento tempestivo per prevenire danni renali permanenti.

Diagnosi e terapie della medicina standard

La diagnosi dei calcoli renali si avvale principalmente della TC elicoidale senza contrasto con sezioni sottili (5 mm o meno), rappresentando lo strumento diagnostico ideale per la sua precisione nel visualizzare dimensioni e posizione dei calcoli nel sistema urinario. La radiografia addominale e pelvica (KUB) può individuare calcoli contenenti calcio, ma presenta limitazioni per quelli radiotrasparenti come i calcoli di acido urico o cistina. I calcoli di piccole dimensioni (inferiori a 5mm) hanno buone probabilità di espulsione spontanea, supportata da terapia antidolorifica, abbondante idratazione e monitoraggio medico regolare. Per i calcoli di dimensioni intermedie (5-10 mm), si considera la terapia espulsiva medica con farmaci come la tamsulosina, che favorisce il passaggio del calcolo rilassando la muscolatura ureterale. Alternative terapeutiche includono la litotrissia extracorporea ad onde d’urto (ESWL), che frantuma i calcoli in frammenti più piccoli, l’ureteroscopia (URS) per la rimozione diretta o frammentazione del calcolo, e la nefrolitotomia percutanea (PCNL) per calcoli più complessi.

Omeopatia: terapia personalizzata per i calcoli renali

L’Omeopatia rappresenta un approccio terapeutico olistico che, in molti paesi, come l’India, si posiziona come seconda scelta dopo la medicina occidentale tradizionale. La sua peculiarità risiede nel metodo personalizzato di trattamento: invece di prescrivere una terapia standard per i calcoli renali, valuta attentamente la totalità dei sintomi e le caratteristiche individuali del paziente per selezionare il rimedio più appropriato. Questo metodo terapeutico considera molteplici aspetti, dalla sintomatologia specifica alla costituzione generale dell’individuo, fino alla sua risposta peculiare alla patologia. Tra i rimedi più utilizzati figurano Berberis vulgaris, Sarsaparilla officinalis, Nux vomica, Lycopodium clavatum e Thuja occidentalis, la cui scelta viene calibrata sul profilo specifico del paziente. I vantaggi di questo approccio sono molteplici: la maggiore accessibilità economica, come già citato, estende le possibilità di cura a una più ampia fascia della popolazione, mentre la ridotta incidenza di effetti collaterali rispetto alle terapie tradizionali e l’attenzione alle esigenze individuali del paziente permettono di sviluppare piani terapeutici più mirati ed efficaci.

Alimentazione mirata: prevenire e gestire i calcoli

Le modifiche dietetiche sono fondamentali nella gestione dei calcoli renali, operando sia nella prevenzione delle recidive che nella riduzione del rischio cardiovascolare. Le attuali linee guida differenziano tra misure preventive generali, valide per tutti i tipi di calcoli, e indicazioni specifiche calibrate sul fenotipo del paziente. L’idratazione è un elemento decisivo: ogni incremento di 200 ml di liquidi riduce il rischio del 13%. Non tutte le bevande, però, hanno lo stesso effetto: mentre le bibite gassate zuccherate aumentano il rischio per l’alto contenuto di fruttosio, il caffè e il succo d’arancia mostrano proprietà protettive. La limonata, ricca di citrato, si distingue per la sua capacità di contrastare la formazione dei calcoli. L’attenzione va posta anche sull’assunzione di ossalato, presente naturalmente nelle piante per regolare l’eccesso di calcio. La sua concentrazione varia significativamente negli alimenti, come dimostra il caso del tè: il tè nero ne contiene quantità superiori rispetto alla varietà verde, con variazioni legate a fattori come tempo di infusione, qualità e origine delle foglie. Il controllo del sodio risulta determinante, il suo eccesso influisce sulla pressione sanguigna e aumenta anche l’escrezione urinaria di calcio. Altrettanto importante è la moderazione nell’assunzione di proteine animali non casearie, che influenzano il pH urinario e il metabolismo delle purine, creando condizioni favorevoli alla formazione dei calcoli. Un ruolo significativo è svolto anche dal mantenimento di un peso corporeo salutare e da una dieta ricca di fibre e verdure, che contribuiscono a ridurre i fattori di rischio. L’approccio ottimale richiede quindi una gestione personalizzata che integri tutti questi aspetti dietetici con le caratteristiche specifiche del paziente.

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