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18 Settembre, 2020

Salute psichica collettiva e evoluzione sociale

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Inconscio individuale e collettivo.

Secondo i grandi maestri della Psicologia e della Filosofia esiste una dimensione personale della psiche e una collettiva. Ognuno di noi infatti ha il proprio inconscio, caratterizzato da una componente congenita, già presente alla nascita, e da una componente acquisita, che si struttura successivamente grazie alle esperienze di vita dall’infanzia all’età adulta. Oltre l’inconscio individuale esiste però anche un inconscio famigliare ed un inconscio ancora più ampio, quello della comunità, frutto delle complesse interazioni individuo-società. Cosi come il singolo evolve grazie alla crescita della propria consapevolezza, illuminando l’inconscio, anche l’inconscio collettivo può evolvere verso una coscienza collettiva più matura od involvere verso dimensioni buie e caotiche.

Salute sociale e cultura

Dell’inconscio individuale e famigliare si occupano le diverse scuole di psicoterapia, ma dell’inconscio collettivo chi si preoccupa? La psiche di ognuno di noi è interconnessa con quella degli altri, la influenza e ne è condizionata. È legittimo dunque che chi si occupa di sanità mentale e fisica si ponga il problema dello stato di salute dell’ecosistema sociale in cui sono immerse le sofferenze individuali. Ognuno di noi può infatti evolvere verso una condizione ideale di salute grazie anche all’influenza che famigliari e concittadini operano su di lui, come stimolo alla sua espressione creativa; al contrario essi possono essere di ostacolo. Di questo dovrebbero occuparsi in primis le Istituzioni statali, offrendo servizi alla popolazione che ne favoriscano il benessere sociale, sanitario e culturale. Da quello che si può osservare analizzando i comportamenti collettivi ed individuali nella vita reale e da quanto emerge da giornali e social, da lungo tempo la salute psico-fisica collettiva è gravemente sofferente. Siamo in una fase storica dove sia l’inquinamento ambientale che il tasso di follia collettivo sono in aumento vorticoso. Non è un caso se le statistiche ci parlano di un grave aumento delle patologie degenerative organiche e di quelle psichiatriche.

Ad aggravare le cose ha contribuito la situazione che si è venuta a determinare nel 2020; nell’anno in corso, grazie agli eventi pandemici, è emersa in maniera drammatica una condizione preesistente che Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e docente di diritto alla Normale di Pisa, parlando in generale dell’Italia, ha definito di “analfabetismo funzionale e di ritorno”, presente a suo dire nel 50% della popolazione. Tale ignoranza è presente anche in ambito di consapevolezza circa la salute personale e collettiva, poiché la condizione culturale di un popolo condiziona fortemente il suo grado di consapevolezza personale e civile, e quindi anche il suo stato di salute psico-fisico. Scuola e comunicazione radiotelevisiva hanno certamente una grande influenza sull’evoluzione o involuzione spirituale di un popolo; sull’istruzione e sulla formazione dei cittadini, però, da tempo lo Stato non investe più, probabilmente l’ignoranza è funzionale allo status quo e l’evoluzione coscienziale è temuta: dai tempi della rivoluzione francese ormai è risaputo che è più facile governare un popolo ignorante.

Come sta la psiche degli italiani?

Certamente la paura dell’infezione da Covid-19, della conseguente ospedalizzazione e del rischio per la propria sopravvivenza è in questo momento il pensiero dominante per i nostri concittadini. Questo stato d’animo è stato enfatizzato dalla comunicazione spesso fuorviante, ed in alcuni casi menzognera, offerta da Istituzioni e Media. Gli Enti preposti alla tutela della salute collettiva, oltre ad essersi dimostrati gravemente inadempienti sul piano strettamente sanitario, sono stati totalmente inadeguati sul piano della gestione psico-emotiva del disagio, alimentandolo oltre misura anche con atteggiamenti vessatori. Accanto alla paura per la propria salute occorre considerare anche la grande e giustificata paura di perdere la sussistenza economica a causa dell’incalzante crisi lavorativa, di cui però volutamente i mezzi di informazione non parlano, probabilmente perché nessuno degli organi istituzionali preposti desidera occuparsene veramente; è stata minimizzata anche la crisi delle relazioni sociali (di cui le prime vittime designate sono sicuramente i bambini e i giovani) dovuta alla diffidenza verso gli altri, enfatizzata dai Media e dalle norme di distanziamento. Nel frattempo assistiamo ad un aumento del 30% del consumo di psicofarmaci!

Un popolo psichicamente inconsapevole

La scarsa cultura di un popolo e la sua ignoranza civica possono esporlo a una facile manipolazione da parte di chiunque voglia approfittarne, che siano istituzioni corrotte piuttosto che poteri sovranazionali; il minimo che possa succedere ad un popolo così fragile è l’essere vittima di plagi. Gli Italiani hanno dimostrato nell’ultimo secolo una notevole predisposizione ad essere manipolati da poteri occulti, potenze finanziarie o straniere, senza essere in grado di autoemanciparsi ed autodeterminarsi, subendo ciecamente ogni  genere di sopruso. Quale può essere una delle cause di questa condizione? Nella psiche italica, secondo uno dei più grandi psicanalisti del dopoguerra, E. Bernard, domina il complesso materno ed è assai debole il principio paterno e normativo. Il risvolto positivo di questa dominante archetipica è il sentimento innato di solidarietà ed accoglienza verso chi è bisognoso; di cui la nostra cultura religiosa caritatevole è un tratto essenziale. La polarità negativa dell’archetipo è rappresentata invece da una sorta di buonismo fiduciario che nutriamo verso chi dice di volersi protettivamente occupare di noi, fingendosi compassionevole. Questa creduloneria ci rende vulnerabili ai peggiori affaristi. Una dominante archetipica di questo tipo accentua da un lato caratteristiche animiche “femminili” come idealismo e vocazione artistica, ma ci rende dall’altro iperemotivi, infantili e psichicamente dipendenti. La debolezza inconscia del principio maschile genera purtroppo frequentemente una perdita di eticità e “virilità”, accentuando caratteristiche come l’inaffidabilità e l’ignavia. Il termine “maschile” e “femminile” non si riferisce all’identità di genere, ma a principi psichici costitutivi propri dell’essere umano, uomo o donna che sia. La mancanza di freni inibitori morali è altresì responsabile in alcuni casi di distorsioni sociopatiche caratterizzate da furbizia, ciarlataneria e corruttibilità anche in individui che hanno avuto la possibilità di studiare e laurearsi: avere una cultura non significa infatti soltanto aver studiato, ma anche aver introiettato valori umanistici e civici grazie a relazioni primarie e scolastiche sane.

Effetto gregge

Ogni qualvolta un popolo psichicamente e civicamente immaturo è chiamato a sottrarsi al “credo ufficiale” per emanciparsi, tende a prediligere soluzioni comode e poco coraggiose, cioè quelle che implicano un minor disagio mentale: fatica a ritenere falso ciò che gli viene proposto come veritiero perché non vuole essere turbato da ciò che addolora, delude, spaventa e non rassicura. Le scienze psicologiche ci insegnano che i bambini, anche quando subiscono maltrattamenti inumani dagli adulti, continuano, per motivi di sopravvivenza psichica, a ritenerli il loro riferimento esistenziale. Per lo stesso motivo un adulto preferisce pensare che non sia un amico o il partner a tradire la propria fiducia ma che qualcun’altro sia intervenuto fuorviandoli, e per lo stesso meccanismo noi Italiani preferiamo credere che un’Autorità scelga sempre il nostro bene; la perdoniamo e tendiamo a pensare sia frutto di una incompetenza occasionale anche quando scopriamo chiaramente che ci sta danneggiando. Fatichiamo a credere che sia indifferente al nostro bene e che desideri sfruttarci per un suo tornaconto, considerandoci sacrificabili ad altre priorità. Il desiderio di scegliere la via di minore disagio ci porta spesso a rifiutare aprioristicamente qualsiasi contestazione documentata delle versioni ufficiali.

Riflessione conclusiva

La maggioranza delle persone è resa psicologicamente incolta e sprovvista di senso critico dal sistema; dovendo scegliere se dare fiducia alle Autorità costituite o a chi le contesta, preferisce non pensare di testa propria ma affidarsi al punto di vista dominante, rinunciando in questo modo ad attivare il proprio principio maschile, tradizionalmente debole nella cultura sociale che respira. Il senso critico è il sale della democrazia, altrimenti si rimane sudditi; senza democrazia non c’è salute ma sottomissione alle elite finanziarie che possono così liberamente imporre politiche sanitarie funzionali ai loro interessi. Un risveglio di consapevolezza, seppur tardivo, sarebbe sgradito ai potentati, ma costituirebbe un primo segno di guarigione di una società gravemente malata.

2 commenti

  • Maddalena Ferrari

    Articolo illuminante e ricco di spunti di riflessione.
    Gratitudine e stima da parte mia.

  • Maria Elisabetta Gasparini

    I tre articoli del Dott. Zucca affrontano molte tematiche che sono spunto per una accurata e doverosa riflessione in un momento particolarmente delicato per tutti noi .Lo ringrazio di questi stimoli verso una consapevolezza che in questo momento è messa a dura prova.

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