Slavoj Žižek: Verità e Finzione

30 Agosto, 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

Slavoj Žižek, nato nel 1949 a Lubiana in Slovenia, al di là delle sue pur originali rielaborazioni della filosofia in particolare di Hegel e di Lacan, è un filosofo che ama cimentarsi, in modo anche ardito e spericolato, con l’attualità, anche nei suoi aspetti più trash.

Guida perversa alla politica globale

Dal punto di vista delle procedure di verità di quel che noi siamo diventati, cioè un soggetto scabroso, un cogito pruriginoso e problematico: in un mondo di catastrofi reali e annunciate, ci resta il coraggio della disperazione. “Accettare la sfida della post-umanità è l’unica nostra speranza”.

È ancora possibile che succeda qualcosa? Sulla definizione di cosa possa essere un evento Žižek ha scritto un acuto saggio: evento è definibile come l’effetto che sembri eccedere le proprie cause. Evento può essere: “un disastro naturale devastante così come un gossip scandaloso fresco di stampa, il trionfo di un popolo o un cambiamento politico violento, l’intensa esperienza estetica di fronte a un’opera d’arte ma anche un’importante decisione personale”.

 “Un evento è un mutamento nel modo in cui la realtà ci appare o una trasformazione sconvolgente della realtà stessa?” Žižek indaga il luogo di un evento trasversalmente: nel nostro saperci riposizionare cambiando contesto e cornice (reframing), nel peccato di una caduta originaria, in un’asimmetria, in un’illuminazione, in uno sconvolgente incontro con la verità. 

Un evento sarebbe uscire dalla pandemia in una normalità migliore di prima, dove la moralità, l’amore e l’empatia potessero mitigare e reindirizzare i meccanismi del mercato. Ma non sembra esserci un capitalismo dal volto umano: “attraverso il controllo dei beni comuni, i nuovi padroni (Bill Gates, Ellon Musk) agiscono in modo analogo ai signori feudali”. Le piattaforme digitali sono i nuovi mulini ad acqua (Žižek cita Jodi Dean, Neofeudalism: The end of Capitalism?).

Se una tendenza si possa intravedere ad un miglioramento, sarà perché siamo costretti ad ammettere che non abbiamo speranza. “Dovremmo accettare che la situazione è disperata, e agire fermamente di conseguenza”. La strategia hegeliana che la dialettica sappia negare il negativo. Godibile è un’altra citazione di Žižek, da Woody Allen: “L’umanità si trova oggi a un bivio: una via conduce alla disperazione, l’altra all’estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di scegliere bene”.

La fenomenologia della nostra percezione di eventi catastrofici dovrebbe esserci di lezione: “mentre ritenevamo possibile la catastrofe virale fintantoché si trattava di una semplice predizione, quando poi ci ha colpiti realmente stentavamo a crederci”.

“Il compito più difficile che ci spetta oggi è creare nuovi cliché per la vita normale di ogni giorno”.

Guida perversa al vivere contemporaneo

La psicoanalisi, nella versione del ritorno a Freud di Lacan, è per Žižek uno strumento formidabile per mettere l’individuo a confronto con gli aspetti più profondi, con la dimensione più radicale dell’esistenza umana.

“Cerchiamo ancora solo un tantino di snebbiarci il cervello”: questa è la frase di Lacan che Žižek mette in epigrafe alla Prefazione del suo saggio sullo psicoanalista francese. Non sono a parere di Žižek le nuove conoscenze neurobiologiche, non i nuovi approcci terapeutici, non il dilagante permissivismo edonistico a rendere inattuale la psicoanalisi: anzi è più che mai attuale ed evidente l’intuizione di Freud secondo la quale “l’inconscio parla e pensa”.

Inconscio non è il contenuto dei nostri pensieri, ma l’ordine simbolico all’interno del quale ciò che io penso e dico diventa la dichiarazione di un atto di comunicazione. La verità ha questa originaria struttura di una finzione: noi interpetriamo noi stessi. Ed il potere castrante è la differenza tra ciò che io sono ed il significato che a me viene conferito dall’ordine simbolico, l’isteria ne è il sintomo. Perché sono quello che sono?

L’isteria di distinguere ciò che siamo e che veramente desideriamo da quanto gli altri vedono o desiderano in noi ci porta a desiderare il desiderio dell’altro. Desidero un’altra persona, desidero di essere desiderato, ed in ogni caso il desiderio è già iscritto nel grande Altro, nell’ordine simbolico che lo rende possibile sia pure nella sua trasgressione.

C’è invidia dietro il desiderio di uguaglianza, così come tutto può divenire permesso se viene reso innocuo. La dichiarazione di intenti dell’isterico è: Proteggimi da quel che voglio. 

La realtà è che in questo ordine simbolico non c’è la nostra felicità: “nel grande Altro non vi è alcuna garanzia per il desiderio del singolo”. Ma vi è anche la condizione per l’enigma e la trascendenza del prossimo e della sua alterità, in cui non posso semplicemente specchiarmi. Quell’insondabile Altro che è mostruosa alterità o che diviene principio etico di responsabilità. L’enfer, c’est les autres, ma gli altri sono ciò che c’è di più importante in noi stessi. L’Altro è la condizione di Eros.

La nostra perversa vita è fatta di discorsi performativi e di impegni simbolici. Ogni relazione presuppone un Terzo incombente a cui dover rendere conto. Un ordine al cui interno il mio fantasma è ciò che desidero gli altri vogliano da me.

Il desiderio ha bisogno di uno schermo fantasmatico, il reale si proietta in una sublime ideologia. Di questa oggettiva soggettività è perversamente intessuta la nostra vita. Ed insondabilmente dunque il nostro nucleo più originario ci è sottratto. Anche perché la forza del simbolico sta nel suo non diventare mai reale.

Il rapporto tra uomo e donna così come viene narrato da uno spot: il bacio della donna trasforma un rospo in un principe, il bacio dell’uomo trasforma la principessa in una bottiglia di birra. La realtà stessa diventa un’immagine che ci sottragga al Reale, traumatico. Ed il fantasma “deve rimanere rimosso per funzionare”. Come nella fine di Eyes Wide Shut, quando Tom Cruise e Nicole Kidman, dopo essersi confessati le rispettive fantasie, scopano per preservare le loro fantasie dal dover essere rivelate, dal poter diventare reali, dal poter perdere la loro natura eccessiva. Per mantenere il fantasma a debita distanza “devono fare qualcosa al più presto. Che cosa? chiede lui. Scopare risponde lei”. “Il passaggio all’azione è presentato come un tappabuchi”.

“Secondo Lacan, il compito ultimo dell’etica è quello del vero risveglio: non solo dal sonno, ma dall’incantesimo del fantasma, che ci controlla ancor più proprio quando siamo svegli”.

Il nano ed il manichino

Il nano ed il manichino, cioè, secondo un’immagine di Walter Benjamin, la teologia ed il materialismo storico. Secondo un’endiadi lacaniana: Il Desiderio della Legge e la Legge del Desiderio, Kant e Sade.

La libido è irrimediabilmente pulsione di morte ed inestinguibilmente coazione a ripetere, è la porta di non-comunicazione tra Reale e Immaginario, è l’inesistenza di un rapporto sessuale.

Il Reale, meno che il nocciolo duro della Cosa in sé, è quanto di alieno riconosciamo in noi stessi, e che ci protegge dalla depressione che “ha luogo quando infine otteniamo l’oggetto desiderato, ma ne siamo delusi”.

Enjoy your symptom è il titolo che Žižek ha dato alla sua perlustrazione del fantasma del desiderio nella storia del cinema. Sotto questo titolo cinema e psicoanalisi si spiegano reciprocamente. Dove in effetti il godimento è più un imperativo che una semplice esperienza piacevole. “Godere non è questione di assecondare le proprie tendenze spontanee; è, piuttosto, qualcosa che mettiamo in pratica come una sorta di strano e distorto dovere etico”.

Perciò il nostro paradosso è che la morte di Dio non rende tutto possibile (come paventato da Dostoevskij), ma anzi: “se Dio non esiste, allora più niente è permesso”. Il soggetto moderno, “un tollerante edonista impegnato nella ricerca della felicità” ha rimosso “non i desideri o i piaceri illeciti, ma le proibizioni stesse”. L’atteggiamento permissivo è la trappola di dover fare le cose perché le vuoi. “Questa fasulla libera scelta è l’oscena imposizione del Super-io”. Imperativo più disonesto del kantiano se puoi, allora devi.

Che Dio è morto e che io sia guarito, lo saprà anche l’inconscio? Che la merce è solo una merce, lo saprà anche la merce? C’è ancora catarsi possibile in una confessione?

“In una situazione del genere, la psicoanalisi è il solo discorso nel quale ti è consentito di non godere; non che sia vietato godere: solo, è alleviata la pressione di doverlo fare”.

Žižek, ateo studioso della religione e consapevole dell’impianto non solo platonico ma anche biblico della psicoanalisi, è perciò più che ironico, è un amante delle barzellette, alcune le ha raccolte in un libro il cui titolo è 107 storielle. Concludo perciò con una di queste. “La preghiera ideale di una giovane ragazza cristiana alla Vergine Maria: < O tu che hai concepito senza avere peccato, lascia che io pecchi senza dover concepire > “.

0 commenti

NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti.

Share This