NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti.

15 Maggio, 2024
Tempo di lettura: 5 minuti

“I cani hanno dei padroni, i gatti hanno uno staff” diceva Bilbo Baggins, il personaggio ideato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien nel famosissimo romanzo “Il signore degli anelli”. Ed effettivamente visto il singolare comportamento sociale dei felini si può asserire che questa asserzione corrisponda a verità.

In un precedente articolo abbiamo trattato a grandi linee il comportamento sociale del gatto che, a differenza del cane, ha subito meno cambiamenti nel suo etogramma e nel suo comportamento in relazione al processo di domesticazione. I gatti, infatti, sono stati addomesticati più recentemente rispetto ai cani e soprattutto, a differenza loro, non sono mai stati utilizzati per un lavoro, né si è potuto addestrarli a tale scopo. Piuttosto si è sfruttata la loro naturale inclinazione alla caccia per cementare il sodalizio tra umani e felini, che, all’inizio, si basava appunto sul loro utilizzo nella protezione delle scorte di cibo dagli attacchi di topi ed altri animali invasivi.

I gatti sono stati considerati, in tempi antichi, come dotati di poteri magici, e molto apprezzati per il fatto di aiutare gli umani a tenere lontani i roditori, portatori di danni economici oltre che di malattie. Ma ciononostante il comportamento dei felini addomesticati è sempre rimasto puro e distaccato, modificandosi pochissimo rispetto a quello dei loro simili che vivevano in libertà, e senza contatti con l’uomo.

In un bel lavoro di etologia pubblicato nel 2022 per la rivista della SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), alcuni colleghi hanno analizzato ed esaminato le differenze tra gatti liberi e gatti domestici, concludendo che rispetto ai cani, i felini, anche se addomesticati, hanno mantenuto le loro caratteristiche di animali solitari, diffidenti ed a tratti asociali. Non è infrequente che un gatto domestico possa fare le fusa e dopo poco aggredire il suo umano di riferimento, questo perché probabilmente l’istinto di asocialità supera e si alterna a quello di aggregazione all’uomo.

Gli esseri umani, spinti dall’ammirazione delle caratteristiche pedomorfiche dei gattini che suscitano sentimenti di tenerezza e spingono ad accudirli, hanno iniziato a adottare e allevare gatti, senza tuttavia riuscire a cancellare questo forte istinto di indipendenza distaccata, anche quando il gattino viene adottato da piccolissimo. E forse in questo risiede la convinzione che i gatti siano meno intelligenti dei cani. Ma è davvero così?

L’indipendenza distaccata dei gatti

I felini in generale, compresi i gatti, sono animali solitari ed il loro istinto è più quello di competere che quello di collaborare; l’uomo che da sempre ha cercato di assoggettare diverse specie animali a quelli che erano i suoi bisogni, ha quindi liquidato il gatto come animale poco intelligente, probabilmente solo per l’incapacità di comprendere questi comportamenti e l’impossibilità di collaborazione ed addestramento dei gatti. Questi meravigliosi animali sono sempre stati presi in considerazione dall’uomo più per il loro aspetto estetico che per le loro capacità ed il fatto che malgrado richiedano accudimento, sono anche in grado di vivere da soli allo stato libero, ha sempre creato una confusione nella mente umana che tende a classificare gli animali tra domestici e selvatici.

Il gatto potrebbe rappresentare l’anello di congiunzione tra animali domestici e selvatici, prestandosi al primo ruolo come animale che veglia la casa, la protegge dai topi ed è in grado in alcuni momenti di richiedere accudimento e dispensare coccole, ma allo stesso tempo trasformandosi in una manciata di minuti in un vero e proprio cacciatore attivo, territoriale e solitario, e cambiando repentinamente atteggiamento nei confronti del suo umano. Forse proprio a causa di questi comportamenti opposti ed altalenanti e del loro scarso interesse a collaborare con l’uomo, i gatti non sono mai stati considerati animali intelligenti al pari di cani o cavalli.

Organizzazione sociale del gatto

Anche l’organizzazione sociale del gatto, differendo molto da quella del cane, non ha probabilmente mai convinto l’uomo che non riesce a comprenderla. Mentre i cani sono animali da branco ed il branco facilmente può trasformarsi nella famiglia umana, i gatti lasciati liberi tendono a formare colonie matriarcali dove le gatte femmine si riproducono e collaborano tra loro, ed i maschi tendono a vagare tra una colonia ed un’altra per accoppiarsi.

Anche la concezione del territorio e dello spazio in cui vivono è diversa. Per i cani la condivisione dello spazio ed il contatto fisico sono fondamentali, sia all’interno di un gruppo di cani, che un una famiglia umana o mista, ovvero composta sia da cani o gatti che da umani. Nel gatto invece si è visto che esiste piuttosto un concetto di territorio il quale, oltre ad essere diverso da quello che è il perimetro effettivo della proprietà in cui vivono, è in continua evoluzione e cambia continuamente in base alla presenza o assenza di altri animali, che vengono considerati più dei competitor che dei compagni di vita. I gatti hanno infatti una sorta di suddivisione del territorio in cui vivono, distinta in tre campi territoriali: di attività, di isolamento e di aggressione; quello di attività è rappresentato dallo spazio nel quale i gatti svolgono attività predatorie, ludiche e di eliminazione. Il campo territoriale di isolamento è quello nel quale il gatto tende ad isolarsi ed è solitamente rappresentato da un posto in alto; questo può essere anche condiviso con altri gatti o animali e perfino con l’uomo. Vi è poi il campo di aggressione che più che un’area del territorio rappresenta uno spazio nel quale qualsiasi intrusione o stimolo è in grado di scatenare un’aggressione.

Va da sé che le differenze nel comportamento sociale e nella gestione dello spazio vitale sono molto diversi da quelli concepiti dagli umani e probabilmente questo ha causato delle incomprensioni su quelle che sono le effettive capacità intellettive dei gatti.

Cervello umano e cervello felino

Numerosi studiosi hanno invece dimostrato che, paradossalmente, i gatti, a fronte di notevoli differenze comportamentali e sociali con l’uomo, sono dotati di un cervello che funziona in modo molto simile al nostro. A differenza di altre specie hanno infatti la capacità di fare ragionamenti astratti e riescono ad utilizzare la creatività per risolvere problemi pratici; il problem solving è sicuramente una delle skills più importanti di queste splendide ed eleganti creature. Sono in grado infatti di aprire porte, finestre, e anche porte di pensili e frigoriferi per procurarsi il cibo, certe volte addirittura forzando dei lucchetti.

In un esperimento è stato valutato che i gatti utilizzano anche delle esche per cacciare: è stato infatti osservato il comportamento di alcuni gatti che portavano dei pezzetti di pane in giardino per attirare gli uccellini da predare. Questo presuppone quindi una capacità cognitiva e predittiva molto alta in quanto non tutte le specie animali sono in grado di pensare in modo astratto che offrendo un’esca ad una preda si possa poi cacciarla con maggiore facilità.

In un altro esperimento è stato osservato che alcuni gatti spostavano oggetti come delle scatole, per salirci sopra riducendo la distanza per procurarsi il cibo che era stato attaccato al soffitto. Anche in questo caso i gatti hanno dimostrato una cosa eccezionale, ovvero l’utilizzo di uno strumento per cacciare, prerogativa di pochissime specie animali, tra le quali i primati e l’uomo.

È più intelligente il cane, il gatto o l’uomo?

Alla luce di quanto esposto fin ora appare chiaro che il gatto è dotato di un’intelligenza molto elevata e che si declina in base a quelle che sono le sue caratteristiche etologiche e psicobiologiche: è infatti un astuto predatore attivo che escogita strategie di caccia servendosi anche di oggetti ed espedienti. È in grado di suddividere il suo territorio in aree ben distinte, al fine di non creare conflitti con altri animali e con l’uomo, proseguendo con quelle che sono le sue principali attività. Il fatto che non cooperi e collabori con l’uomo o con altri animali, o che lo faccia solo in poche circostanze, dipende dalla sua natura solitaria, e la circostanza che in alcune occasioni possa scegliere di farlo, come ad esempio servendosi della groppa di un cane per raggiungere del cibo posto in una zona molto in alto, ne fa un vero stratega della caccia e della risoluzione dei problemi.

Cercare quindi di paragonare le diverse intelligenze di cane, gatto o umano come sempre è un pensiero fallace in quanto le motivazioni e l’etogramma di base delle diverse specie incidono sulle sue azioni e reazioni. Probabilmente siamo noi esseri umani che dovremmo rassegnarci al fatto che i gatti, seppur così belli e tanto amati sono molto diversi da noi ed anche dai cani, iniziando a rispettare le loro caratteristiche comportamentali e rinunciando ad immaginarceli come dei piccoli cani o come dei semplici animali domestici ed addomesticabili.

Soltanto considerandoli come animali semi selvatici e rispettando i loro comportamenti che ci appaiono erroneamente ambigui, potremo davvero apprezzare la loro fantastica e misteriosa natura felina.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Share This