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24 Maggio, 2025

Metafora fondante del paradigma dell’economia secondo l’enlivenment

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BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno VIII • Numero 29 • Marzo 2019

 

L’anticapitalismo naturale dell’Enlivenment

Nei giorni nostri le piazze richiedono “cambiare il sistema”. Alcune si spingono a voler riformare l’approccio del “libero mercato”, affermando che tale sistema trasforma tutto, compresa la vita stessa, in una merce. Ma è impossibile modificare il funzionamento prevalente del sistema economico, politico e culturale se il “bios” dell’establishment cioè gli assiomi fondanti della nostra idea di vita e realtà – rimane lo Infatti, nel contesto del cosiddetto “libero mercato” si potranno fare promesse politiche di cambiamento ma se le credenze sociali che creano il consenso sociale rimangono le stesse, le modifiche strutturali e sistemiche non avranno un corpo di credenze a supporto della loro legittimità.

Sebbene le piazze continuino a credere nel “bios dell’establishment”, nel mondo delle élite culturali si sviluppano altrevisioni del mondo. Ad esempio, negli ultimi anni, il biologo Andreas Weber, continuando lo sviluppo del paradigma dell’auto-poiesi di Francisco Valera e Humberto Maturana1, sta proponendo l’Enlivenment2 quale paradigma capace di aiutarci a superare la nostra visione illuminista della vita e della realtà e capace di guidare, metaforicamente, con i suoi principi descrittivi della biosfera, forme sostenibili di organizzazione delle popolazioni umane.

Enlivenment3, come abbiamo già segnalato in precedenti numeri di BIO Educational Papers4 significa rivolgersi alla “realtà della biosfera” per trarre ispirazione e intuizioni metaforiche per tutti i settori della scienza. Questo Enlivenment, nella prospettiva del suo teorico, il biologo Andreas Weber, ci schiuderebbe una visione della realtà “vibrante, poetica ed vigile della vita attuata (dell’esistenza) in un continuo individuo – comunità”. In questa visione necessità biofisica e libertà poetica individuale si integrano.

Questa proposta di inquadramento dell’esistenza vivente come “integrazione creativa” tra necessità e libertà significherebbe che le molteplicimanifestazioni della vita non “copiano” le leggi “apparentemente deterministiche” della natura. L’Enlivenment avrebbe lo scopo di riaffermare un fatto apparentemente ovvio, cioè che le strutture e le pratiche create dalle società umane sono le creazioni di esseri viventi in un mondo vivente5

Questo spostamento di prospettiva, suggerito dall’Enlivenment, ha implicazioni particolarmente importanti per la “scienza economica”. Stando aquesto paradigma, la doppia metafora di eco-nomia eco-logia, se applicata in modo corretto e non riduzionista, fornirebbe una prospettiva per interpretare tutti i processi viventi noti, ecologici o umani che siano, dalla stessa angolazione. A differenza dei precedenti tentativi di “naturalizzare” l’economia con giustificazioni biologiche – l’essenza del darwinismo sociale e del neoliberismo – l’Enlivenment guarda ai sistemi biologici per comprendere i modelli predefiniti o di default di flussi auto-organizzati di materia e informazione. Rapidamente, guardando la vita in questo modo, ci si rende conto che i processi di scambio nelle sfere ecologiche viventi non sono né orientati all’efficienza né controllati da forze esterne che rendono gli individui impotenti e senza alcuna capacità di determinazione. Né queste sfere viventi sarebbero prive di intenzionalità, senso o sé, ma, piuttosto, sarebbero una combinazione paradossale e sempre concretizzata di diversi livelli di sé che si realizzano attraverso scambi materiali basati sui significati.

Se la teoria economica fosse alleggerita dal suo contenuto di ottimizzazione darwiniano e se la nozione di “mercato”cedesse il passo all’idea di “casa della e con la biosfera”, secondo Andreas Weber, si potrebbe vedere, più chiaramente, come i processi economici che migliorano la vita potrebbero essere progettati. Secondo la sua teoria, si potrebbe persino vedere che una certa forma di gestione dell’economia famigliare, che sta vivendo un enorme rinascimento al momento, è chiaramente favorita dalla natura: l’economia dei beni comuni6. Dal “punto di vista dell’Enlivenment, la natura sarebbe un’economia dei beni comuni costituita da soggetti che mediano, continuamente, relazioni tra di loro, relazioni che avrebbero un lato materiale ma che attuerebbero e interpreterebbero, sempre, anche un significato, un senso della vita e la nozione di appartenenza ad un luogo”7

 

“Economia dell’età della pietra”

Per avviare la sua disamina dell’anticapitalismo naturale, che secondo Weber sarebbe insito nel dinamismo creativo dellabiosfera, lui parte di un accenno metaforico a ciò che sarebbe, nei termini di Marshall Sahlins, “l’economia dell’età dellapietra”. Al riguardo segnala che è interessante notare che le “economie primitive e preistoriche” – modi per fornire cibo, riparo e relazione all’ambiente – avrebbero molte somiglianze con le “economie dei beni comuni”8. Molte culture arcaiche non differenzierebbero tra “natura” e “cultura” o “animato” e “inanimato” e le due serie di opposti sarebbero organicamente integrate in un’unica visione del mondo9. Tali culture, pur se primitive, non restringerebbero il loro modo di relazionarsi con gli ecosistemi al mondo non umano e i loro modi di pensare e percepire integrerebbero una moltitudine di attori, inclusi altri umani continuamente coinvolti in altre interazioni.

Stando a Marshall Sahlins & Andreas Weber, le somiglianze nei principi dello scambio individuate nelle economie primitive e dei beni comunipotrebbero essere individuate anche negli ecosistemi naturali. In tutti e tre questi sistemi, qualunque processo di trasformazione sembrainternamente bilanciato e portato all’allineamento dinamico con fattori esterni. Secondo loro, questo aiuterebbe a spiegare perché le culture dei sistemi basati su beni comuni spesso sembrino rispecchiare il sistema di scambio cosmico che opererebbe negli ecosistemi naturali. Secondo la teoria dell’Enlivenment i legami sociali si sarebbero evoluti per diventare parte integrante dell’ecosistema. 

In una certa misura, si potrebbe affermare che nel pensiero occidentale la natura è stata per molti secoli considerata l’Altro – le forze selvagge e insondabili del male del mondo contro le quali possiamo solo proteggerci imponendo una “crosta” disciplinata dalla civiltà istituzionale. Da qui l’assunto che senza istituzioni ci ritroveremmo nuovamente in quella barbarie, come ha sostenuto lo storico Timothy Garton Ash in un’analisi delle notizie (false) di violenze sulla scia dell’uragano Katrina a New Orleans: “è noto da sempre che un uragano produce anarchia. La de-civilizzazione non è così lontana come ci piace pensare”10. L’idea che lo Stato sia l’unica barriera affidabile contro la barbarie della natura viene anche ribattuta da Rebecca Solnit nelsuo studio dei comportamenti trascendentali cortesi e gentili delle popolazioni sulla scia di catastrofi naturali e d’infortuni umani11.

Stando alla teoria dell’Enlivenment, per millenni le società umane hanno compreso la biosfera come un’economia basata sui beni comuni trattando le loro culture interne, le risorse materiali e le relazioni di scambio immateriali come parte di un enorme bene comune onnicomprensivo. Per Weber, le moderne culture industriali, in genere, condiscendono a tali economie “primitive” respingendo le loro “superstizioni” eesaltando le virtù della scienza oggettiva. A suo avviso, il comportamento di tali società primitive rifletterebbe alcune profonde intuizioni sul significato della realtà ecologica ed esistenziale. Sarebbero i “moderni” ad aver perso profondamente il contatto con la loro antica “ragionevolezza”, afferma Andreas Weber in Natural anti-capitalism:Biospheric householding as the foundation of an enlivened economy.

Nella prospettiva dell’Enlivenment, l’umana tradizione di interagire con le cose materiali su [una] base sociale – e non solo attraverso relazioni di mercato impersonali, mediate dal denaro – sarebbe il segno distintivo di un’economia dei beni comuni. Stando ad Andreas Weber, tale tradizione sarebbe molto promettente per costruire un futuro più sostenibileperché rappresenterebbe gli elementi costitutivi di un’economia materiale in cui gli umani sarebbero strettamente integraticon il mondo oltre ciò che è il mondo prettamente umano. Il realismo ecologico e psicologico inerente a questa visione delmondo ci offrirebbe, a suo parere, molte lezioni oggi. In questa tradizione, noi umani siamo interpretati come partemateriale del mondo con cui abbiamo a che fare e le nostre esperienze individuali di significato deriverebbero dai modi in cui le nostre interazioni materiali sono organizzate. In questa prospettiva, l’economia non esclude né gli esseri non umani né la terra, inoltre, non fa distinzione tra processi di scambio materiali e relazioni umane significative.

L’economia della natura vivente: il cerchio del dono

La seconda metafora ispiratrice per un’economia dell’Enlivenment proposta da Andreas Weber12 è quella del “cerchio del dono”, anche esso,a suo parere, osservabile nell’anticapitalismo naturale insito nel dinamismo della biosfera. In tale prospettiva, la natura, intesa come un processo creativo di soggetti interagenti e concreti, potrebbe servire da modello per un concetto di economia dei beni comuni. Secondo questo paradigma, strutture di base e principi di “accomunamento naturale” – auto- organizzanti, dinamici, creativi – sarebbero stati le basi dell’evoluzione della biosfera. Weber sostiene che i principi di auto-organizzazione in natura forniscono un modello per qualsiasi economia dei beni comuni. Nella sua visione, questi principi di auto-organizzazione includerebbero:

1.     Principi generali e regole locali

Nella sua lettura della biosfera, ogni zona della terra vivente funzionerebbe secondo gli stessi principi ecologici ma ognuna di queste zone sarebbe una realizzazione individuale unica di questi principi. In una foresta temperata, per esempio, ci sono regole diverse per prosperare da quelle in undeserto arido. Ogni ecosistema sarebbe la somma di molte regole locali, interazioni e flussi di materia, che condividerebbero principi comuni ma localmente unici.

 

2.     Inter-essere: equilibrio dell’individualità e del tutto

Un altro principio auto-organizzante osservabile nella biosfera sarebbe, secondo Weber, il principio biologico primordiale. Per la sua definizione, Weber utilizza il postulato del naturalista John Muir: “Tutto è agganciato a tutto il resto”13. Questo principio sarebbe la ragione di perché nell’ecologia dei beni comuni una moltitudine di individui e di specie diversi si troverebbero in relazioni differenti gli uni con gli altri – competizione e cooperazione, partnership e ostilità predatoria, produttività e distruzione. Tutte queste relazioni, tuttavia, seguirebbero un principio più alto: solo il comportamento che consente la produttività dell’intero ecosistema a lungo termine e che non interrompe le sue capacità di autoproduzione, sopravvivrebbe e si espanderebbe. Da questo principio deriverebbe la regola per la quale l’individuo sarebbe in grado di realizzare se stesso solo se l’intero puòrealizzare se stesso. Anche la libertà ecologica obbedirebbe a questa necessità di base. Perciò più profonde sarebbero le connessioni nel sistema, più creative sarebbero le nicchie che il sistema offrirebbe ai suoi singoli membri.

Secondo questo principio dell’inter-essere e dell’equilibrio dell’individualità e del tutto, nuove specie potrebbero alterare l’equilibrio di un sistemaesistente, aprendo nuove opportunità di crescita e innovazione. D’altra parte, se per qualche motivo l’insieme delle relazioni ecologiche cambiasse, gliindividui di una determinata specie potrebbero trovarsi ad avere accesso a un numero sempre minore di risorse e alla fine estinguersi. Specie chiave, ad esempio grandi erbivori in praterie temperate, fornirebbero un’ancora per l’equilibrio di un intero paesaggio. Ugualmente, i grandi erbivori avrebbero bisogno di savane per prosperare, savane che, a loro volta, dovranno essere pascolate per rimanere intatte.

3.     Rigoroso non dualismo: non ci sono beni comuni senza membri della comunità [“commoners”]

Secondo Weber un altro principio auto-organizzante osservabile nella biosfera e, di conseguenza, nell’economia dei beni comuni, sarebbequello del non dualismo. Stando a questo principio, gli esseri viventi non consumerebbero solo i beni comuni “forniti” dalla natura, ma sarebbero, fisicamente e relazionalmente, parte di essi. L’esistenza dell’individuo e il bene comune, come sistema, sarebbero reciprocamente interdipendenti. La qualità, la salute e la bellezza di questo sistema si baserebbero su un equilibrio precario che deve essere negoziato di momento in momento. Secondo questo principio auto-organizzante della biosfera i singoli organismi non potrebbero avere troppa autonomia per non destabilizzare i beni comuni, lasciando che i “free riders”14 sfruttino smodatamente il sistema (ad esempio, parassiti come la stella [di mare] corona di spine che infestano le barriere coralline tropicali). Viceversa, il sistema non potrebbe imporre controlli eccessivamente severi o ostili al fine di non interferirecon i processi naturali del sistema (ad esempio, l’uso pesante di fertilizzanti o pesticidi che interrompono i processi naturali). Oppure si consideri come gli animali trasportati in isole lontane, come le Galapagos, possano alterare interi ecosistemi e iniziare una nuova narrativa territoriale della storia biologica. La semplice lezione qui sarebbe che non possiamo separare l’individuo dal tutto. Essi sarebbero entrambi parti di un’immagine più grande.

4.    Le risorse materiali sono legate al significato e al senso (immateriali)

Nel paradigma che ci propone Weber un altro principio auto-organizzante osservabile nella biosfera e, di conseguenza, nell’economia dei beni comuni, è quello che fa sì che le risorse materiali siano legate al significato e al senso immateriali. Al riguardo, nel corso della storia naturale, gli ecosistemi avrebbero sviluppato molteplici configurazioni che oggi, noi umani, riteniamo modelli di equilibrio dinamico che portano, stando allanostra scala valutativa umana, a una straordinaria raffinatezza e ad alti livelli di bellezza estetica. Le forme e gli esseri della natura, noi compresi, nellaprospettiva dell’Enlivenment, equivalgono a “soluzioni ingegnose” per mantenere delicati equilibri in un sistema complesso. In questa interpretazione, la bellezza degli esseri viventi deriverebbe dal fatto che essi sarebbero soluzioni concrete di “esistenze individuali in connessione”. Questa sarebbe la ragione di perché la maggior parte degli umani sperimentiamo sentimenti di appartenenza e connessione con altri sistemi viventi.

5.    Reciprocità: la perdita a livello individuale influenza l’intero e viceversa

Secondo l’interpretazione della natura e della vita dell’Enlivenment, tutti i sistemi avrebbero un “livello di equilibrio” di salute. Nella prospettiva diquesto paradigma, se interruzioni o danni costringessero l’individuo, la comunità o la specie a subire troppo stress, allora la capacità di recupero del tutto si indebolirebbe. Il “livello di equilibrio” non sarebbe una soglia fissa, ma piuttosto una zona per assorbire ciò che Varela e Maturana, in Autopoiesis and cognition: The realization of the living, chiamano “perturbazione dirompente 15. Secondo questo principio auto-organizzante se lo stress superasse la capacità di recupero strutturale del sistema, a quel punto il sistema non potrebbe più produrre un “surplus di significato”, cioè non potrebbe fornire i suoi doni su altre parti dell’ecosistema. Nel paradigma dell’Enlivenment, il grado di stress tollerabile può essere molto difficile da osservare e persino più difficile da prevedere.

Punto importante di questa visione è che l’esistenza di un “livello di equilibrio” non significa equilibrio statico o “omeostasi” bensì negoziazione dinamica tra gli elementi del sistema su quanto, esattamente, può allungarsi per accogliere lo stress. Per i teorici dell’Enlivenment, lo stress tollerabile, che includerebbe le catastrofi minori e maggiori, potrebbe, effettivamente, rappresentare una stimolazione fintantoché rimanga all’interno dei livelli di ecotono (in ecologia, spazio intermedio fra due ecosistemi limitrofi, per es. foresta e prateria)16.

6.    Proprietà: nessun diritto d’autore – il copyleft17 viene sempre premiato

Quest’altro principio auto-organizzante, che secondo l’interpretazione della biosfera dell’Enlivenment, servirebbe, anche esso, come ispirazione perlo sviluppo di un’economia dei beni comuni, postula che nulla in natura può essere posseduto o controllato esclusivamente. In natura tutto sarebbeopen source. La quintessenza del regno organico non sarebbe il gene egoista ma il codice sorgente, apertamente disponibile, di informazioni genetiche che può essere utilizzato da tutti. Secondo Weber18, i geni oggi brevettati dalle bio-corporazioni dovrebbero essere non- rivali e non-esclusivi, in senso biologico. Questo sarebbe l’unico modo in cui potrebbero generare novità biologiche ed esperienziali. Infatti, il DNA è stato ingrado di diramarsi in così tante specie solo perché tutti i tipi di organismi potevano usare il suo codice, armeggiare con esso e derivare combinazioni che erano significative e utili per loro. Questo è anche il modo in cui sarebbe nato l’Homo sapiens: la natura “giocava” con il codice open source.Solo il 20% del nostro genoma è costituito da ex geni virali che sono stati riciclati in modo creativo.

7.  Commercio di risorse come scambio di doni

Nella gestione della biosfera, secondo i principi auto- organizzanti proposti dall’Enlivenment, dato che in natura non ci sarebbe proprietà, non ci sarebbero rifiuti. Tutti i prodotti di scarto sarebbero, letteralmente, cibo per qualche altro membro della comunità ecologica. Alla morte, ogni individuo, secondo le metafore interpretative di Weber, si offre come dono da essere banchettato dagli altri, allo stesso modo in cui ha ricevuto il dono della luce del sole per sostenere la sua esistenza. In questa prospettiva, che suona abbastanza metafisica, rimerebbe una connessione in gran parte inesplorata tra il dare e il prendere negli ecosistemi in cui la “perdita” sarebbe la precondizione per la generatività.

Un’analisi approfondita dell’economia degli ecosistemi potrebbe, a parere di Weber, fornire potenti linee guida per il nuovo tipo di economia dell’Enlivenment, cioè un’economia basata sui beni comuni. A suo parere, si dovrebbe guardare ai processi naturali – come espressioni della storia naturale della libertà – per guidare il nostro pensiero su come trasformare l’aspetto immateriale e materiale della nostra esistenza in una cultura dell’essere vivi. Il termine “beni comuni” fornirebbe un legame concettuale che potrebbe aiutarci aunire i mondi naturali e sociali/culturali e renderli più compatibili (se non sinergici). Comprendere la natura come un bene comune autentico eaborigeno apre, certamente, anche la strada a una nuova comprensione di noi stessi – sia in senso biologico che sociale.

Enlivenment economica: integrando libertà e necessità

Se la natura è, effettivamente, un bene comune, ne consegue che l’unico modo possibile per ottenere una relazione produttiva stabile e a lungo termine con essa sarebbe costruire un’economia dei beni comuni. Ciò potrebbe aiutarci a dissolvere la tradizionale dualità umani e natura e orientarci verso modelli rispettosi e sostenibili di coinvolgimento con gli aspetti della natura che si trovano oltre al prettamente umano. Secondo il biologo Andreas Weber19, l’auto-realizzazione dell’Homo sapiens potrebbe essere raggiunta al meglio in un’economia di beni comune, semplicemente perché tale cultura sarebbe la nostra realizzazione specifica come specie esistenziale. Un’economia di beni comuni, a parere di Weber, sarebbe la nostra interpretazione culturale individuale dei principi della biosfera. 

Sebbene le deliberazioni che hanno portato Weber a questo punto di reinterpretazione della vita e di noi umani derivino da un’analisi approfondita della biologia, i loro risultati non sono biologici nel senso di applicarsi o ridursi tutto a fenomeni biologici. Al contrario, stando a Weber, l’analisisembrerebbe mostrare che il regno organico sia il paradigma per l’evoluzione della libertà. In questa prospettiva, di parvenza assai metafisica, iprincipi naturali possono imporre alcuni parametri necessari alla vita ma quei principi sarebbero non deterministici e consentirebbero zone significative di creatività e autonomia.

È necessario riconoscere qui un profondo paradosso nel significato di libertà. Andreas Weber sostiene al riguardo che l’idea dell’Enlivenment circa la libertà è diversa dalla libertà che i sostenitori del libero mercato o del neoliberismo invocano costantemente. Si potrebbe dire che quest’ultima sia una forma di libertà ristretta ed egoista (scelta del consumatore, licenziosità e edonismo dell’individuo) mentre la prima sarebbe una nozione piùmatura e seria di libertà perché riconosce la realtà della comunità, del tempo e delle condizioni di vita di ogni individuo. La metafora non potrebbeessere più affascinante: “Un organismo produce libertà (o autonomia) mentre il suo nucleo vivente agisce sulla materia che lo attraversa. Essoreagisce alle influenze con i propri tratti disposizionali ma non nello stile deterministico di una catena causale. Pertanto, gli individui hanno un certogrado di autonomia rispetto alle circostanze materiali. Ma allo stesso tempo dipendono da esse. Questo è il paradosso principale”20.

Un ulteriore paradosso, forse meno attraente, nell’interpretazione della vita secondo la visione dell’Enlivenment di Weber è che “la libertà sarebbe resapossibile solo obbedendo alla necessità. Solo una forte limitazione autorizzerebbe l’autonomia.” L’individuo vivente, sebbene un agenteindipendente, sarebbe totalmente dipendente da ciò che lo circonda, ambiente e circostante che sarebbero necessari se un individuo deve avere cibo, riparo e comunità. La libertà, quindi, in un certo senso, presupporrebbe sempre una negoziazione con la necessità. Si potrebbe persinochiamare questa negoziazione una comunione.

La libertà biologica, in questo senso, sarebbe sempre libertà- in-e-attraverso-relazione. Di conseguenza, avrebbe poco o niente a che fare con l’idea dilibertà individuale non-vincolata che i difensori del libero mercato sostengono. L’equivalente del “mercato” – l’oikos della natura – sarebbe il sistema naturale i cui bisogni limiterebbero la libertà dell’individuo, ma d’altra parte tale limitazione sarebbe la fonte attraverso cui tale libertà potrebbe nascere in primo luogo.

Questa argomentazione, seguendo i principi auto- organizzanti della biosfera secondo Andreas Weber, costituirebbe una descrizione paradigmatica di come un approccio di Enlivenment potrebbe aggiornare la posizione dell’Illuminismo. L’idea di una libertà vitale non eliminerebbe il racconto classico-umanistico dell’autonomia (come fanno i racconti strettamente biologistici), ma piuttosto limita la sua assolutezza ad una “relatività reale”. Per l’Enlivenment non esiste una libertà individuale distaccata dal mondo vivente, e ogni tentativo di rivendicarla, inevitabilmente, violerebbe le necessità della vita reale, deibisogni viventi di un essere organico. Quindi, da un punto di vista di questo paradigma, la libertà (inquadrata entro certi limiti) è un processo naturale.

L’idea di base di un’economia dei beni comuni sarebbe, quindi, basata su una comprensione intricata della libertà e della sua relazione con il tutto. In questo senso, l’individuo godrebbe di molte opzioni di autorealizzazione ma le uniche percorribili dipendono dal fiorire della vita e dai sistemi sociali a cui appartiene. Weber è dell’avviso che organizzare una comunità tra umani e/o agenti non-umani, secondo i principi dei beni comuni, significa aumentare la libertà individuale allargando la libertà della comunità. Entrambi si espanderebbero reciprocamente tra loro.

Contrariamente a ciò che la cultura dualistica e semplificante suppone, la realtà non dovrebbe essere interpretata come divisa in sostanze materialidi atomi e molecole da un lato (governata da principi deterministici della biofisica) e cultura e società non materiali (che sono non deterministiche edi carattere mentale e semiotico). La verità sugli organismi viventi sarebbe che essi dipendono da un precario equilibrio tra autonomia e relazionecon il tutto e su tutti i loro livelli di funzionamento. L’evoluzione biologica, nell’interpretazione di Weber, costituisce un processo creativo che produrrebbe regole per uno sviluppo del tutto attraverso l’autorealizzazione di ciascuno dei suoi membri. Tali regole sarebbero diverse per ogni tempoe per ogni luogo, ma le si trovano ovunque la vita sia. Si potrebbe dire, in effetti, che sono le “strutture base” di ogni Enlivenment. E sarebbero validenon solo per l’Autopoiesis – l’auto-creazione delle forme organiche – ma anche per le relazioni umane ben riuscite, per un ecosistema prospero così come per un’economia in armonia con la famiglia della biosfera.

Queste regole sarebbero i principi operativi di un’economia dei beni comuni osservabile nella biosfera e offrirebbero, effettivamente, secondo Andreas Weber, modi pratici per noi, cittadini membri della comunità, per costruire una nuova economia che sia in maggiore allineamento con i sistemi naturali, limitando le “esternalità”, che danneggiano il resto dell’ecosistema e altri esseri umani, e generando abbondanza relativa per tutti, in definitiva, fornendo una nuova visione per lo sviluppo umano e promuovendo scambi sociali ed ecologici che sono vivificanti.

  1. Humberto R. Maturana, Francisco J. Varela. Autopoiesis and cognition: The realization of the living. D. Reidel, Boston, 1980
  2. Andreas Enlivenment. Towards a fundamental shift in the concepts of nature, culture and politics. In “Heinrich Böll Stiftung. Publication Series Ecology”, Vol. 31, 2013
  3. Enlivenment: richiamo a rendere vivace qualcosa o la ragione di questo richiamo risiede nel fatto che, nel paradigma dell’Enlivenment gli organismi, piuttosto che intesi come semplici organizzazioni fisiologiche, vengono interpretati come strutture senzienti che hanno esperienze soggettive ed elaborano senso.
  4. Vargas, R. O. & D’Alterio E. Editoriale – Enlivenment – Nuovo modo di intendere la vita. BIO Educational Papers Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena, No. 26, Giugno 2018

    Vargas, R. O. Editoriale – Bio-poetica versus bio-economia – Per un’interpretazione della vita come soluzione creativa … improvvisata e momentanea. BIO Educational PapersMedicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena, No. 28, Dicembre 2018

  5. Andreas Weber. Natural Anti-Capitalism: Biospheric Householding as the Foundation of an Enlivened Economy
  6. Elinor Ostrom, Christina Chang, Mark Pennington & Vlad The Future of the Commons: Beyond Market Failure & Government Regulations. Institute ofEconomic Affairs. London, 2012 & Silke Helfrich & David Bollier Editors. The Wealth of the Commons: A World beyond Market and State. Levellers Press, Amherst,MA, 2012
  7. Andreas Natural Anti-Capitalism: Biospheric Householding as the Foundation of an Enlivened Economy. 2013
  8. Marshall D. Sahlins. Stone Age Economics. De Gruyter. New York, 1972
  9. Philippe Descola. Par-delà nature et culture. Gallimard, Paris, 2005
  10. Timothy Ash. It always lies below. The Guardian, Thu 8 Sept 2005
  11. Rebecca Solnit. A Paradise Built in Hell: The Extraordinary Communities That Arise in Disaster. Penguin, London, 2010
  12. Andreas Weber. Natural Anti-Capitalism: Biospheric Householding as the Foundation of an Enlivened Economy. 2013
  13. John Muir. My First Summer in the Sierra. Houghton Mifflin Harcourt. Boston, 2011
  14. Il problema del free rider si verifica quando un individuo beneficia di risorse, beni, servizi, informazioni, senza contribuire al pagamento degli stessi, di cui si fa carico il resto della collettività.
  15. Humberto R. Maturana, Francisco J. Varela Autopoiesi e cognizione: la realizzazione del vivente Marsilio 1985
  16. Un ecotono  è un ambiente di transizione tra due ecosistemi, e più in generale tra due ambienti omogenei. Gli ecotoni contengono specie proprie delle comunità confinanti e specieesclusive dell’area ecotonale stessa, e quindi possiedono un’elevata biodiversità e ricchezza. Queste sue peculiarità rendono l’ecotono indispensabile poiché proprio attravers oqueste strutture avviene il collegamento fra ambienti molto diversi tra loro (boschi-prati, laghi-foreste, acque dolci-acque salate
  17. L’espressione inglese copyleft (talvolta indicato in italiano con permesso d’autore) è un gioco di parole sul termine copyright  nel quale la parola right, che significa “diritto” (insenso legale), viene invertita con left, che vuol dire “ceduto”; giocando sul secondo significato delle parole, si può notare comeright (ovvero “destra”) viene scambiata con left, in particolare Copyleft individua un modello di gestione dei diritti d’autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l’autore (in quanto detentore originario dei diritti sull’opera) indica ai fruitoridell’opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. L’espressione copyleft, in un senso non strettamente tecnico-giuridico, può anche indicare generalmente il movimento culturale che si è sviluppato sull’onda di questa nuova prassi in risposta all’irrigidirsi del modello tradizionale di copyright.
  18. Andreas Weber. Natural Anti-Capitalism: Biospheric Householding as the Foundation of an Enlivened Economy. 2013
  19. Andreas Weber. Enlivenment. Towards a fundamental shift in the concepts of nature, culture and politics. In “Heinrich Böll Stiftung. Publication Series Ecology”, Vol. 31, 2013
  20. Andreas Weber. Enlivenment. Towards a fundamental shift in the concepts of nature, culture and politics. In “Heinrich Böll Stiftung. Publication Series Ecology”, Vol. 31, 2013

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