Endometriosi e alimentazione: drenaggio e sane abitudini alimentari

5 Ottobre, 2022
Tempo di lettura: 8 minuti

L’alimentazione può svolgere una funzione determinante nella gestione della sintomatologia dell’endometriosi, alla luce della dimostrata capacità del cibo di sostenere o attenuare i processi infiammatori. Difatti numerosi studi scientifici e molti casi trattati dimostrano la relazione diretta tra l’alimentazione e l’endometriosi. 

Nell’ambito di un trattamento naturale dell’endometriosi, accanto all’uso di specifici rimedi, è importante conoscere gli alimenti da limitare, quelli da evitare e quelli da consumare con maggiore frequenza.

Endometriosi e infiammazione: un ruolo chiave nella progressione della malattia

Le conseguenze più comuni dell’endometriosi sono dolore addominale, sviluppo di tessuto cicatriziale, aderenze, infertilità e soprattutto dolori pelvici cronici, a volte così intensi da compromettere lo svolgimento delle normali attività. Il tessuto endometriale è ricco di mediatori infiammatori come citochine, chemochine e prostaglandine, che attivano macrofagi, neutrofili, monociti, eosinofili e cellule T.

L’infiammazione è il primo processo attraverso il quale si attiva la sintomatologia dolorosa, aggravando l’organismo anche di un carico tossinico importante. In più, un’infiammazione costante e un carico tossinico eccessivo predispongono ad una condizione definita Inflammaging (inflammation+aging), ossia un’infiammazione di basso grado, non evidenziabile attraverso esami diagnostici, ma responsabile di un veloce invecchiamento dell’organismo. I tessuti e gli organi fanno fatica a mantenere l’omeostasi, si perde lucidità e si sviluppano ulteriori sintomi, solo apparentemente scollegati, quali:

  • dismenorrea
  • pelle grassa e/o atopica
  • mal di testa
  • irritabilità, sbalzi di umore
  • difficoltà di concentrazione
  • cattiva digestione
  • aumento di peso e difficoltà a dimagrire
  • gonfiore
  • dolori muscolari
  • ritenzione idrica e cellulite
  • vene varicose

Attraverso una correzione alimentare possiamo quindi ridurre l’infiammazione presente e rallentare l’assorbimento dei mediatori infiammatori e degli estrogeni, attivare il sistema immunitario per contrastare la patologia, migliorare la fertilità, aumentare i livelli di energia e di vitalità del corpo, regolare l’umore. 

Ulteriori effetti dell’alimentazione:

  • Riduzione dei crampi pelvici e della loro frequenza
  • Bilanciamento ormonale
  • Diminuzione del gonfiore 
  • Miglioramento del processo digestivo
  • Riduzione della stanchezza cronica

Primum drenare e detossificare

Ai primi segnali di malessere, seppure lieve, sosteniamo il lavoro degli organi deputati all’eliminazione delle tossine come fegato, reni, intestino, polmoni, cute, sistema linfatico, con prodotti drenanti. Il drenaggio ha un’azione sistemica che coinvolge tutto l’organismo, più completa di quella depurativa, stimolando l’eliminazione centrifuga di tossine e scorie metaboliche dall’interno verso l’esterno delle cellule, degli organi e dei tessuti.  Scopo del drenaggio è eliminare le tossine, mantenere l’omeostasi e migliorare la funzione immunitaria. 

Sarebbe preferibile iniziare il ciclo di drenaggio quando la luna è calante, perché una luna calante favorisce la disintossicazione, facilita la depurazione dell’organismo, ripulisce il sangue e le vie linfatiche, favorisce cioè tutti i processi di eliminazione. 

Drenaggio, organi e piante specifiche

Per favorire l’efficienza del drenaggio e la funzionalità degli organi è innanzitutto indispensabile assumere una buona quantità di acqua oligominerale per aumentare la diuresi, almeno 2 litri al giorno, limitando il consumo di sale nell’alimentazione. 

Per il drenaggio si può ricorrere all’uso di tisane, decotti o integratori a base di piante medicinali, i cui fitocomplessi sono ricchi di principi attivi detossificanti, antiossidanti e purificanti, che possono svolgere un’azione sinergica su più emuntori. Sono da preferire per questo associazioni con piante. Tarassaco, Fumaria e Cardo mariano per favorire un buon drenaggio epatico, con Betula linfa, Crisantello e Verga d’oro per quello renale e con Bardana e Viola del pensiero per quello cutaneo. Un utile schema di drenaggio può essere seguire dei cicli di 20 giorni al mese per almeno 2 mesi, 2/3 volte l’anno, preferibilmente ai cambi di stagione.

Drenaggio e Floriterapia con i Fiori di Bach 

Non solo le tossine appesantiscono il nostro organismo, ma anche i pensieri negativi, che peggiorano il carico provocando sofferenza psicologica. In questo caso parliamo di drenaggio psicologico. I fiori di Bach agiscono aiutando il paziente a raggiungere un equilibrio tra mente e corpo, stimolando anche le capacità di autoguarigione. Essi sono prescritti sulla base del riconoscimento dello stato emozionale del paziente, sulla base di sentimenti, pensieri e comportamenti che esprimono il disagio vissuto.

Chicory, Cicoria selvatica, è la quinta pianta medicinale scoperta dal dr. E. Bach. 

La paziente Chicory è iperprotettiva, possessiva, manifesta un grande bisogno di controllo sugli altri ed ha bisogno di essere ricambiata da un affetto smodato. Questo fiore apporta la capacità di donare senza chiedere niente in cambio, amore puro ed incondizionato, altruismo, generosità, compassione ed autocontrollo.

Walnut, Juglans Regia, è il fiore per tutti i periodi di cambiamento, è adatto per coloro che hanno deciso di superare vecchi limiti, per imboccare una nuova direzione. Aiuta a raggiungere una maggiore armonia con il proprio corpo.

Crab apple, Melo selvatico, è indicato per chi prova disagio per il proprio corpo, con bassa accettazione di sé. È di aiuto nelle situazioni in cui ci si sente contaminati e intossicati perché stimola l’organismo ad eliminare scorie e tossine, sostiene il sistema immunitario.

Le essenze floreali sono numerose, come numerosi e vari sono gli stati psicologici dei pazienti. Sia il Drenaggio che la Floriterapia possono essere associati anche alle cure farmacologiche o ormonali senza pericolo di interazione o effetti collaterali.

Alimenti da evitare, da ridurre e da preferire per migliorare la sintomatologia

Eliminare:

Prodotti con farina bianca e zucchero raffinato, burro e margarina, grassi saturi e bevande zuccherate come merendine, biscotti industriali, Coca-cola, Fanta ecc.

Sì a prodotti artigianali o fatti in casa con poco zucchero e farine integrali o a basso contenuto di glutine. Gli zuccheri producono un ambiente più acido nel corpo, cosa che favorisce l’infiammazione. Il miele va bene, purchè miele biologico certificato. Importante per chi soffre di endometriosi è organizzare i pasti in modo che carboidrati e proteine siano presenti in quantità equivalenti, così da ridurre l’elevato indice glicemico, che attiverebbe l’insulina, un insidioso fattore pro-infiammatorio.

Caffeina (Caffè ed Energy drink). Sì a infusi e caffè di cicoria. La caffeina aumenta i crampi addominali, i livelli di estrogeni e il livello di acidità dell’organismo e quindi maggiori possibilità di infiammazioni.

Cibi fritti e alcol Il fritto può stimolare il rilascio di prostaglandine, con effetti negativi. 

Vino, birra, superalcolici sono da riservare solo alle occasioni speciali. L’alcol, in tutte le sue forme, peggiora l’endometriosi, perché stimola la sintesi degli estrogeni. L’alcol produce anche un deficit di vitamina B1, immagazzinata nel fegato e deputata alla riserva energetica dell’organismo. Una buona funzionalità epatica è vitale perché il fegato elimina gli estrogeni in eccesso dal corpo. 

Ridurre il consumo di: Grano e derivati (pane, pasta, crackers, crostini, prodotti da forno)

Perché contengono glutine, le cui proteine sono proinfiammatorie e a cui le donne con endometriosi sembrano essere più sensibili di altre. Si consiglia di preferire per questo gli alimenti integrali, alternando tra loro orzo, grano saraceno, riso, miglio, farro, quinoa. Gli zuccheri dei cereali integrali si assorbono meno rapidamente, provocano un rialzo graduale della glicemia e arginano l’iperproduzione di insulina.

Mais Un consumo eccessivo di mais può provocare acidosi, aumentata permeabilità intestinale ed un alto indice glicemico. È preferibile alternare i chicchi alla farina di mais, ad esempio mangiare polenta.

Latte e latticini (latte di mucca, capra o pecora, formaggi, panna e burro) perché tali prodotti possono contribuire alla stimolazione della produzione di prostaglandine PGE2 e PGF2a, mediatori infiammatori che stimolano la contrazione uterina e agiscono sul corpo luteo, regolando la produzione di progesterone.

Carne (carne rossa, carne di maiale, insaccati, wurstel e carne in scatola) Le carni rosse stimolano il rilascio delle prostaglandine infiammatorie. Possono anche contenere ormoni della crescita e dosi elevate di inquinanti ambientali. Sì invece a carni bianche, ma di origine e allevamento controllato e certificato. L’ingestione frequente di carni comporta anche un aumentato stimolo pro-infiammatorio cronico e questo è un dato che non dobbiamo sottovalutare. L’infiammazione sembra essere attivata da endotossine prodotte dai batteri veicolati con la carne, che a loro volta sono incrementati dai processi di putrefazione che iniziano poco dopo la morte dell’animale e anche se la carne è conservata in frigorifero. Inoltre, la cottura uccide i batteri, ma non le endotossine.

Aumentare il consumo di:

Frutta, Verdura e legumi L’azione protettiva di frutta, verdura e legumi nell’endometriosi è dovuta a vitamine, minerali e altri nutrienti con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, in particolare i prodotti freschi. Le fibre alimentari aiutano l’organismo a regolare i livelli di alcuni ormoni nel corpo, regolano l’insulina e riducono gli estrogeni. Si consiglia di aumentare le fibre nella propria alimentazione del 20 – 30% e di includerle sempre ad ogni pasto. Non far mancare mai le crucifere (cavoli, broccoli, cavolfiore, cavolini di Bruxelles). Esistono numerose evidenze scientifiche che documentano come generose quantità di frutta e verdura riducano fortemente la sintomatologia. È preferibile acquistare alimenti biologici, così da minimizzare il pericolo di pesticidi e altri agenti chimici, che tendono ad agire da perturbatori endocrini e quindi facilitando disturbi come l’endometriosi. Tra i perturbatori endocrini c’è anche il bisfenolo A, componente di alcune plastiche. Fortunatamente non quelle delle bottiglie di acqua. Quindi bisogna fare attenzione ai contenitori e ai materiali con cui vengono confezionati gli alimenti. 

Attenzione alle solanacee (pomodori, peperoni, melanzane, patate, peperoncini) perché possono danno origine a fenomeni di intolleranza. Lo stesso vale per le crucifere e per i legumi, se si soffre di gastrite o colon irritabile, potrebbero dare problemi digestivi o di formazione di gas intestinali. Variare l’alimentazione è sempre la strategia giusta per non incorrere in questi fastidi. 

Pesce, frutti di mare, crostacei, olio di semi oleosi e semi oleaginosi, frutta secca Soprattutto sì ai pesci piccola taglia con minimi livelli di mercurio, come acciughe, sardine, aringhe, merluzzi, ricchi di Omega 3, EPA e DHA. Sì anche a salmone, preferibilmente selvaggio e non affumicato. I pesci di grossa taglia come tonno e pesce spada possono avere quantità importanti di mercurio. Sì a olio extravergine di oliva spremuto a freddo, ricco di ω-3, ω-6, Vit.E e polifenoli. Sì all’olio di semi di lino, grazie alle alte concentrazioni di omega 3, ma a crudo e di agricoltura biologica. Sì a semi di chia, sesamo, girasole, lino e zucca, nelle insalate, nelle panature, nel pane. Sì a mandorle, noci, nocciole, anacardi, noci del brasile, fino a 30g al giorno. 

Perché sono utili gli ω-3 e gli ω-6 nell’endometriosi?

Gli ω-3, il cui precursore è l’ALA (acido alfa-linolenico), e gli ω-6, il cui precursore è LA (l’acido linoleico), sono acidi grassi polinsaturi considerati essenziali, in quanto il nostro organismo non è in grado di produrli e per tal motivo deve introdurli con gli alimenti. Gli ω-3 e gli ω- 6 sono utili perché riducono l’infiammazione e rallentano la crescita del tessuto endometriale, perché possiedono proprietà antinfiammatorie, perché contribuiscono a modulare il dolore e altri fastidi legati alla patologia. Gli ALA (acido alfa-linolenico) aiutano a ridurre l’infiammazione, regolando il rilascio di citochine coinvolte nei processi infiammatori. Inoltre, aumentano la produzione della prostaglandina PGE1, che riduce il livello di infiammazione addominale. 

Per questi nutrienti sono disponibili anche delle formulazioni di origine algale come l’Aphanizomenon flos-aquae (Klamath) ricca di LA, GLA, EPA e DHA, unitamente a molteplici minerali, vitamine, aminoacidi essenziali. L’olio di enotera (Oenothera biennis), ricco in GLA e LA, è utile nella sindrome premestruale, promuove l’elasticità e la giovinezza della pelle, aiuta a mantenerne l’idratazione. 

Vitamine e minerali antiossidanti alleati contro l’endometriosi

Considerati gli alti valori di stress ossidativo nelle donne che soffrono di endometriosi sarebbe opportuno anche un’integrazione di vitamine e minerali antiossidanti quali Vit.C, Vit.E, Selenio e Zinco. Ugualmente importante l’integrazione di calcio, magnesio e Vit.D. Il calcio per evitare la demineralizzazione ossea indotta da alcuni farmaci per l’endometriosi. La Vit.D principalmente per l’azione antiproliferativa, immunomodulante e antinfiammatoria. Fondamentale anche per la fertilità. Difficilmente si copre il fabbisogno giornaliero di Vit.D con l’alimentazione o con l’esposizione ai raggi solari, sempre con protezione. Anche se la migliore fonte di questi nutrienti, di vitamine e minerali è l’alimentazione, dobbiamo fare i conti con il fatto che molti degli alimenti oggi disponibili sono meno ricchi, anche di oligoelementi vitali. Per cui è necessario integrare la dieta con le vitamine e i minerali di cui il nostro corpo ha bisogno. 

Soia e derivati, Avena e Segale sono sconsigliati da alcuni, suggeriti da altri

Un dibattito tutt’ora aperto, fatto di prove ed evidenze scientifiche.

Sconsigliati perché contengono alte concentrazioni di fitoestrogeni, soprattutto isoflavoni, molecole sospettate di favorire la malattia, peggiorarne il decorso, insidiose per i tessuti sensibili agli estrogeni e per la tiroide. D’altra parte, diversi studi dimostrano che l’assunzione di isoflavoni riduce le lesioni endometriosiche e la concentrazione degli estrogeni circolanti. Consigliati anche per la ricchezza di vitamine, ferro, VitD e fibre. Sicuramente la frequenza di assunzione è un determinante importante. Esiste anche un’avena certificata senza glutine.

Ugualmente il Ginseng, perché contiene sostanze simili agli estrogeni e può interferire con diversi farmaci.

L’endometriosi può essere un’occasione di cura 

Osserviamo il malessere con occhi nuovi e impariamo ad ascoltare il nostro corpo. Scegliamo in modo ciclico di sottoporci ad un drenaggio che possa ripulirci e disintossicarci anche dal carico psicologico che ci inasprisce e ci addolora. Come abbiamo visto la sintomatologia dell’endometriosi può essere contenuta attraverso l’adozione di oculate scelte alimentari, in grado di ridurre i fenomeni infiammatori che sono sottesi alla malattia e controllare meglio anche il dolore pelvico. Accompagniamoci con cura, premura e docilità in questo percorso certamente non facile, ricordandoci che ogni alimentazione va comunque sempre adeguata ad ogni donna, ai suoi sintomi, alla sua storia clinica, al suo vissuto, alle sue esigenze familiari-lavorative-sociali, alle sue preferenze. Il cibo è sì cura, ma innanzitutto avendo cura d te. 

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