Le paure dei bambini. Come aiutarli con l’Omeopatia

24 Marzo, 2024
Tempo di lettura: 8 minuti

Cos’è la paura?

Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani, PAURA (dal latino PAVOR) è lo stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o fatto che sia o si creda dannoso; più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso quando il pericolo si avvicina.

Secondo la psicologia, la paura è un’emozione che colpisce ogni essere vivente all’avvicinarsi o all’immaginare un pericolo generico, può essere superata o lasciare segni nella mente e ripresentarsi sia a livello di coscienza o di sogno… A ogni effetto c’è una risposta, che spesso è irrazionale, con prevalere dell’istinto.

Lasciamo le definizioni e vediamo cosa dire della paura e l’Omeopatia, a grandissime linee e secondo la mia esperienza. Proprio parlando con i bambini durante la visita omeopatica hai modo di capire meglio che cosa li affligge.

Ci sono paure più comuni e meno comuni, alcune fanno parte della crescita di ognuno di noi, alcune fanno parte di noi e potrebbero anche non abbandonarci mai, o meglio assopirsi e ripresentarsi in modo più o meno evidente, a seconda dei nostri stati emotivi.

La vera paura è quella che ci attanaglia in assenza di fattori reali. Se siamo di fronte a una situazione vera, tangibile, la paura è più giustificabile, più razionalmente comprensibile e superabile.

Che le paure facciano parte della crescita, lo vediamo anche noi, da adulti, se ripensiamo alla nostra vita infantile.

Per chiarire meglio, anzi, nei primissimi anni di vita, spesso l’onnipotenza e l’egocentrismo del bambino fanno sì che la paura resti lontana, poi via via crescendo, i bambini prendono contatto con la realtà ed ecco che le paure appaiono ed evolvono anche a seconda dell’età.

Cronologia delle paure dei bambini

Nei primi mesi possiamo notare paura dei rumori forti e improvvisi, paura dei volti estranei e anche del movimento di discesa (come accade nel bimbo addormentato in braccio che si risveglia e urla mentre viene appoggiato sul letto).

A seguire, all’ottavo mese (già nota come angoscia dell’ ottavo mese, spesso accompagnata da disturbi del sonno), ecco la paura della lontananza dalla mamma, e quella degli estranei che si può accentuare come consapevolezza di sé e dell’altro, riconosciuto come persona diversa e separata e possibile fonte di pericolo.

All’inizio del camminare, può apparire la paura di cadere, anzi a volte se il bimbo cade, può bloccarsi nella sua deambulazione autonoma.

Intorno ai 3 anni le paure sono legate molto al mondo immaginario: mostri, fantasmi, zombi, ombre varie, buio, lupo o animali mostruosi (dinosauri T. Rex, il più comune e temibile).

Il bambino ha paura di andare a dormire e di dormire da solo, cioè di lasciare la realtà verso lo sconosciuto dove albergano questi mostri.

In periodo prescolare le paure si definiscono più reali e situazionali: dottori, dentista, compagni nuovi, situazioni nuove, distacco dal genitore all’entrata della scuola materna, dell’abbandono in generale.

Nell’età scolare, le paure sono legate molto alle proprie capacità, al fallimento alla prestazione scolastica, al deludere i genitori, alle critiche, e anche all’attacco da parte di ladri o rapitori, alla morte, alle malattie, a guerre e a catastrofi.

Siamo nel mondo reale!

In età pre e puberale le paure sono molto legate alla crescita e al cambiamento corporeo, al fallimento inteso sia come capacità individuale che sociale, compresa la non accettazione da parte di se stessi e da parte degli altri. Aggiungerei, molto moderna, ahimè, la paura della violenza sessuale che sto vedendo in tante ragazze.

Certamente questo è uno schema e come tutti gli schemi, ha una limitazione sia temporale che di contenuto; quindi, va adattato a ogni bambino che a sua volta è inserito in un contesto ambientale, famigliare e sociale di gran lunga variabile. Del resto anche le paure sono cambiate nello scorrere degli anni, cambiando il ritmo della vita per tutti.

Quello che interessa però a me, come penso agli omeopati in genere, è il significato che ogni paziente dà alla sua paura e la sensazione che la paura gli provoca, alle modalità reattive che applica per difendersi, all’intensità dell’emozione che corrisponde al grado di eventuale interferenza nella sua vita . Questo serve molto per la prescrizione omeopatica.

Qui accennerò solo alle paure più comuni.

Spieghiamo un po’:

Paura del buio: chi non l’ha mai provata? Occorre la luce accesa, la manina, l’attaccarsi al genitore, nascondersi sotto le coperte fino a soffocare o con la testa sotto il cuscino, la porta chiusa, la porta aperta. Questi sono alcuni dei modi di difesa. Ma cosa significa paura del buio?

C’è chi non vede nulla quindi perde il controllo della situazione sia personale che attorno a lui, o sospetta di ogni rumore od ombra che sente o vede nel buio; c’è chi vede i mostri, i fantasmi o gli zombi, chi immagina i vestiti su attaccapanni o poltrone come animati; c’è chi pensa a qualcuno che sbuca all’improvviso, a un rapitore che porta via i bambini, a un ladro che porta via i soldi o cose preziose o anche solo cose intime preziose, come un bimbo mi disse circa le sue figurine o le bamboline regalate dal nonno.

Come vedete il buio è ricco di misteri e ognuno dei vostri bambini ha una sua visione. Ci sono tantissimi rimedi per la paura del buio dallo Stramonium, al Phosphorus, al Causticum, alla Calcarea carbonica, e molti altri, ma la prescrizione va fatta non sulla paura generica del buio, ma sul suo contenuto, cioè sul vissuto emozionale del bambino e su come è realmente il bambino in tutta la sua completezza psicofisica e che modalità reattive attua.

Faccio un esempio: Stramonium è un rimedio molto usato e abusato per questo. Ha il terrore del buio, il terrore di restare da solo, è agitato in questa paura con manifestazioni molto forti, sogna di essere divorato da animali e può manifestare aggressività e violenza, di notte può avere attacchi di pavor che spaventano molto chi li vede, più che il bambino che al mattino non ricorda nulla. Si aggrappa al genitore nell’andare a letto, nel suo terrore di passare nell’ignoto spaventoso e mostruoso, dove lo porta il sonno. Non daremo mai Stramonium a un bambino estremamente affettuoso, bisognoso di compagnia, di amici e molto comunicativo ed empatico, sonnambulo, con paura del buio, anche molto forte, anche lui bisognoso del contatto fisico, ma affettuoso e caloroso. Ci indirizzeremo verso un Phosphorus.

• Paura dei ladri: un esempio può farsi tra Arsenicum album che ha sempre paura di essere derubato di soldi o cose materiali di valore, e mi vien in mente Ignatia che ha paura che i ladri portino via le cose che per lei hanno significato affettivo. Non mi dilungo su questi rimedi tra loro diversissimi.

Paura del temporale: il temporale può distruggere la casa o portare via i cari, e qui possiamo pensare di nuovo a Phosphorus, ma non solo. Una paziente, adulta in questo caso, mi disse della sua paura, “perché la quercia ondeggia forte nel vento e può spezzarsi col temporale”. Approfondendo di più la sua storia emerse che il suo rimedio era proprio la Quercia, quindi non aveva paura del temporale in sé ma dei danni che portava al sé Quercia.

Il temporale è un’incognita atmosferica, uno stato di allerta meteorologica che alcuni bambini leggono o vedono o che purtroppo hanno vissuto di persona. Ma è anche qualcosa di misterioso coi fulmini e i lampi e i tuoni capace di stimolare il nostro immaginario, e qui più fantasia si ha, peggio è.

Dove abito io, si dice che il tuono è il diavolo in carrozza… Sfortunatamente io dissi questa cosa, per me innocua, a mia figlia di forse 3 anni che iniziò proprio da quel momento ad avere paura del temporale. Da allora diventai più cauta.

Molto attuale da circa due anni e molto accentuata ora, con gli ultimi eventi, la Paura della guerra. Giorni fa un bimbo era disperato dopo aver visto a scuola un film sull’Olocausto… “Paura che torni il nazismo”…

Non ha dormito notti e notti e con bisogno di stringersi alla madre.

Paura della guerra, con i relativi sogni di morte, guerra e battaglie e sangue, si può tradurre in paura di morire, di morte dei genitori, di distruzione totale o come in questo caso di essere rapito dai nazisti. Essendo un bambino ipersensibile a tutte le storie tristi e orribili e già in terapia con un rimedio, ho alzato la potenza dello stesso. Vedrò presto la sua evoluzione.

Comunque il mio paziente non ha tutti i torti visto le situazioni che stiamo vivendo nel mondo. Forse c’è qualcuno che non ha paura?

Proseguiamo…

Paura di animali, tipo serpenti o topi o felini diventa molto importante se non ti permette di guardare (e anche toccare!) foto o immagini o documentari dove loro compaiono e neanche di nominarli. Ma se si pensa: “paura se lo incontro”, la paura diventa più accettabile. A parte gli amanti degli animali, credo che molti di noi di fronte a un leone o un serpente dal vivo rimarrebbero quanto meno intimoriti.

Io per prima, quando pestai una vipera in montagna, penso di essere rimasta terrorizzata per lungo tempo su cosa sarebbe potuto accadere, ma, per fortuna, nulla era accaduto.

Paura degli insetti. Qualcuno punto da api, vespe o calabroniè più giustificato, ma chi non ha esperienza? O paura delle cavallette o, come oggi un bimbo ha riferito, delle cicale? Che cosa significa? E indagando, a parte la puntura, o il veleno iniettato, molti hanno parlato della velocità dell’attacco e della sua imprevedibilità.
Attacco inaspettato, imprevedibilità… Ecco due espressioni che spesso si ritrovano poi nella storia del paziente non solo per descrivere la paura specifica, e che condizionano la sua vita. Spesso è paura dell’imprevisto, del cambiamento e del nuovo, di ciò che è incontrollabile, paura di perdere il controllo…

Paura del dottore o del dentista, delle punture: capiamo in molti questa paura, mi sa… Può essere paura del dolore, paura di un attacco fisico, paura di invasione, paura della malattia. Anche questa paura si può trattare in modo differente. Ad esempio, in questo caso sia Aconitum che Gelsemium genericamente hanno buon effetto entrambi, ma Gelsemium si paralizza nella paura, Aconitum no. Perciò nella scelta, l’attenzione è sulla modalità di reazione, oltre che su altro. Anche Arnica aiuta come rimedio del trauma psicologico che fisico.

Paura della scuola o degli esami: contiene paura del giudizio, della critica, di fallire, di fare una performance, paura del pubblico e anche solo della classe che osserva. Anche in questo caso possono agire Argentum nitricum o Gelsemium, ma il primo scappa, l’altro si blocca; o Lycopodium che ha paura della critica degli altri che può evidenziare la sua “debolezza”, ma, nonostante ciò, è capace di affrontare l’esame; o Cobaltum metallicum che ha il terrore di sbagliare all’ultimo minuto, nonostante abbia preparato tutto meticolosamente e rifinito tutto, sempre qualcosa può succedere. E magari tutti hanno sintomi gastroenterici legata all’ansia dell’esame. Ricordo un paziente con diarree profuse per la scuola che ha risolto il suo stato con Cobaltum metallicum, aveva 11 anni e una mamma un po’ esigente dal lato scolastico, bravo, preciso e metodico praticava arti marziali. E magari si riconoscerà qui.

Paura delle malattie: siamo stati a nozze in questi ultimi anni. Il Covid direi che ne ha fatte di cotte e di crude…paura, malattie che portano a morte, paura di essere contagiato: e qui la disinfezione, le nevrosi e le paranoie  e le fobie.… anche in pazienti non predisposti a questo, anche in piccoli bambini che sono stati molto sensibilizzati su tutto ciò, giustamente direi, ma ognuno di loro ha poi reagito in modo diverso.

E dulcis in fundo non voglio dimenticare la

Paura di diventare grande: può essere paura di perdere il privilegio dell’infanzia, paura del nuovo, paura delle responsabilità, paura di non essere all’altezza ma anche di perdere i genitori che invecchiano se tu cresci. E ogni bambino adotta le sue modalità, dalla regressione, al chiudersi, alla ribellione totale.

Metto in fondo a tutto questa paura perché non saprei cronologicamente dove porla. Alcuni sono adulti solo anagraficamente, mentre nel loro profondo sono rimasti bambini.

E su tutto potremmo dilungarci all’infinito…

In conclusione: la paura dipende molto dallo stato emotivo generale del bambino, dalle sue sensibilità all’ambiente esterno e affettivo e anche dal suo benessere psicofisico.

Spesso chi è “impavido” (e ce ne sono di bambini come “Braveheart”, almeno a parole e di giorno), rivela solo nei sogni immagini della sua paura, perché nella quotidianità assume una corazza o meglio un’armatura o una maschera difensiva o semplicemente si tiene impegnato, sia fisicamente che mentalmente, in attività, ma quando va nel sonno, l’inconscio si libera e lascia trapelare il disagio.

La paura è sana se ha limiti vivibili, aiuta a metterci in posizione di sicurezza allertando le nostre difese. Il problema nasce dall’esasperazione di essa e dalla persistenza oltre il sopportabile, nel quotidiano.

Comunque quando uno ha paura, piccolo o grande che sia, valgono poco le frasi: “coraggio” “devi essere forte”, “non fa paura”, “ma che sciocchezza”, “devi affrontare”. E anche è inutile arrabbiarsi. Tutto ciò che diciamo noi genitori lo pensiamo razionalmente mentre stiamo combattendo contro l’irrazionale di cui è preda il nostro bambino.

Cosa puoi capire della paura di un bambino di 2 anni terrorizzato da un’anatra vista in tv e usata come pubblicità di un detergente o dall’innocua pecora, protagonista di un cartone animato? L’immaginario è infinito e spesso sfugge al nostro controllo di genitori.

In generale direi che occorre comprensione, pazienza, accoglienza e non svalutazione della paura. Ognuno di noi vive a suo modo le diverse emozioni.

Se le nostre capacità di genitore o anche le nostre ansie nell’affrontare tale problema non ci permettono di supportare del tutto il nostro bambino, allora chiediamo aiuto a chi potrebbe capire la vera essenza della sua paura e curarla.

Cosa fattibile in modo semplice e non traumatico, con rimedi omeopatici prescritti dal medico esperto secondo il quadro completo del paziente.

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