Tic nervosi: cosa sono e come curarli

4 Febbraio, 2023
Tempo di lettura: 4 minuti

Si definiscono come tic nervosi o più semplicemente “Tic” movimenti semplici o complessi, involontari, improvvisi e imperiosi, ripetuti anche a intervalli regolari e ravvicinati. I tic hanno aspetti vari, cioè sono movimenti ad aspetti bizzarri (flessione, inginocchiamento, leccamento, etc.) o anche molto usuali (ammiccamento, schiarirsi la voce, tosse). 

In alcuni casi iniziano come risposta a uno stimolo fisico, per cui la diagnosi può essere confusa o ritardata, come ad esempio movimenti palpebrali per congiuntivite, schiarirsi la voce come per faringite, poi via via si imposta l’automatismo che procede nella strutturazione del tic. Anche la sede non è sempre la stessa, essi sembrano spostarsi, dopo periodi di varia lunghezza temporale, e, apparentemente, non sembra che nelle variazioni ci sia una logica.

Insorgenza dei Tic nervosi nei bambini

In genere si ritiene la loro insorgenza improvvisa, ma se si fa un’analisi della situazione del paziente, capita di trovare un “primum movens”.  Ricordo una bimba di 7 anni che sviluppò una sindrome ticcosa polimorfa e seria dopo la frattura di un arto superiore e della relativa ingessatura, che non riusciva affatto a sopportare; o un bimbo di 9 anni con una serie di tic facciali dopo applicazioni di apparecchio ortodontico, che, accettato in silenzio, poi veniva rifiutato con musi e movimenti involontari della bocca. Se poi guardiamo agli ultimi due anni, a causa della pandemia, l’uso delle mascherine ha stimolato i tic. Cosa c’è, infatti, di più costrittivo per un bambino che indossare qualcosa che impedisce di mostrare qualsiasi espressione del volto?

Mi raccomando, questo non significa che chi si frattura o porta l’apparecchio ortodontico o usa la mascherina sviluppa i tic. Dipende da com’è il vissuto del bambino e della sua predisposizione caratteriale ed emotiva: ipersensibilità, ansia, paura, iperreattività, aggressività espressa o no e genetica, sono da tenere in considerazione, oltre  alla presenza di eventuali disturbi del sonno, di crisi di panico o di altri sintomi nettamente psicosomatici, precedenti la comparsa dei tic.

Dagli esempi semplici sopradescritti, mi verrebbe da dire che la “costrizione” è uno stimolo e il tic la sua risposta.

Che cosa significa “costrizione”? Qualsiasi situazione fisica o psichica parentale o ambientale, che possa comportare per il bambino un senso di oppressione, di chiusura, di rigida imposizione può attivare una risposta sia a breve sia a lungo termine.

Come nascono e come si sviluppano i tic nervosi

Il tic è una risposta violenta, aggressiva, plateale, una valvola di scarico che crea imbarazzo nell’ambiente e risposte dall’ambiente stesso sul bambino. 

Disagio globale, discomfort sia del paziente sia di chi lo circonda.

Spesso chi sta vicino al bambino ticcoso si infastidisce e cerca di reprimerlo nei suoi gesti, frenandolo e rimproverandolo, ma questo purtroppo non fa che provocare un freno sul tic che non è benefico. Infatti, il paziente in certe situazioni sicuramente cerca di esercitare un controllo sul tic, come ad esempio a scuola, per evitare prese in giro o critiche, ma nel momento in cui molla la presa o perché non ce la fa più o perché si sente in ambiente più sicuro, il tic si presenta più prepotente.

Nel sonno il tic scompare, come spesso anche in un ambiente rilassante; perciò, è questo da creare intorno al bambino: un ambiente sereno, rilassato, comprensivo, di sostegno, non coercitivo né soppressivo. Mi viene da dire che l’ambiente ansioso, competitivo, rigido fuori luogo è una delle concause più favorenti i tic.

In genere essi passano in epoca postadolescenziale, potendo ciclicamente ripresentarsi al riproporsi di situazioni scatenanti, qualora non ci sia stato un riequilibrio profondo del bambino.

Come curare i tic nervosi?

L’approccio terapeutico non deve essere soppressivo del tic, ma esplorativo delle situazioni intime del bambino. Per questo non ho mai trovato risultati positivi con ansiolitici o antidepressivi se non solo per breve tempo o per rasserenare l’ambiente circostante che si sentiva rassicurato dall’avere in mano una medicina… nel qual caso allora scegliamo un fitoterapico!

Tecniche di rilassamento, yoga con attenzione al respiro, cicli di psicoterapia, anche comportamentale possono essere di più aiuto.

In un mio studio, per la mia tesi di specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, proprio sui tic del bambino, ormai forse un po’ datato, evidenziavo che il bambino coi tic ha capacità espressive molto vivaci, ma con molta ambivalenza verso la figura materna e istanze pulsionali verso quella paterna. La coppia genitoriale, pertanto, come in tante patologie infantili, va seguita e supportata se vuole essere d’aiuto al proprio figlio o figlia e a se stessi.

Molto importante per me, nella mia pratica, anche l’uso del magnesio associato alla vit b6  come mediatori sulla neurotrasmissione; l’utilizzo di arginina, aminacido che entra nel circuito della serotonina, e omega 3 e omega 6, in bilanciamento sia come integratore o come apporto dietetico. (Sia chiaro, questo non è un trattato medico, ma un excursus semplice e diffusivo).

Omeopatia e Tic nervosi

Un grande aiuto lo possiamo ottenere dall’Omeopatia. Tantissimi sono i rimedi che vengono riportati nel repertorio della rubrica “tic nervosi”. Possiamo ricordare tra i funghi l’Agaricus, tra i ragni Tarentula hispanica, Theridion e Mygale; tra i minerali Argentum nitricum, Cuprum e Zincum; tra le piante Hyosciamus, Stramonium, Ignatia, Rhus toxicodendron, Lycopodium e Staphysagria.

Ma questi sono solo nomi. Ogni rimedio, a parte la provenienza (pianta, animale, minerale o fungo) ha caratteristiche ben precise. Ad essi l’Omeopata dovrà accoppiare l’analisi dettagliata del bambino dalla sua origine allo stato attuale, ricostruendo tutto il puzzle che permetta di conoscerlo intimamente e che guidi alla scelta del rimedio profondo e non solo sintomatico del tic. Allora così si potrà parlare di un riequilibrio del bambino.

Qui ovviamente ho accennato a tic più o meno semplici, non a tic derivati da lesioni organiche né alla grave malattia di Gilles De La Tourette, che oltre ai gravi tic, presenta un quadro mentale ingravescente e polimorfo. Del resto anche qui l’approccio terapeutico suggerito sopra, inclusa l’Omeopatia, può aiutare e soprattutto limitare l’utilizzo dei neurolettici.

Cerchiamo sempre nell’approccio terapeutico di rispettare il paziente, già sufficientemente provato dalla sua malattia, con l’utilizzo di quello che è più simile a lui e di ridurre i possibili rischi dovuti a terapie che potrebbero diventare alla lunga anche molto problematiche.

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