Dolori alle ossa: lettura psicosomatica

29 Dicembre, 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

È l’osso, Il tessuto più compatto e rigido dell’organismo, a comporre l’apparato scheletrico, struttura portante, e base essenziale della forma corporea. Oltre a costituire l’impalcatura di tutto il corpo, alla quale si attribuisce la solidità e la capacità di sopportare carichi ingenti (e non solo materiali, ma anche psicologici, “avere le spalle larghe”) l’ossatura, grazie alla sua plasticità, consente, comportandosi come un insieme di leve, il movimento e la deambulazione.

D’altra parte, l’osso “si spezza ma non si piega”: la sua scarsa flessibilità, seppure non assoluta, richiama la rigidità morale oltre che fisica, e non a caso spesso questo tratto caratteriale si riscontra nei soggetti che soffrono significativamente di disturbi alle ossa e alle articolazioni.

Da queste caratteristiche derivano i principali significati simbolici attribuiti all’osso e all’apparato scheletrico: da un lato la rigidità e la “norma”, il limite oltre al quale non è consentito andare (la statura raggiunta al momento della saldatura delle cartilagini è quella definitiva), dall’altro l’autonomia, la possibilità di muoversi nel mondo, che coinvolge anche l’aspetto della volontà.

Il rapporto dell’osso con la luce

In molte culture l’osso viene interpretato come l’estrema concretizzazione dell’energia, non solo dell’individuo, ma anche delle forze cosmiche dalle quali è governato. Il suo biancore suggerisce del resto un rapporto con la luce che in esso è come discesa e cristallizzata, immagine che tra l’altro è riscoperta nella fisiologia dal legame metabolico esistente tra luce e la vitamina D, che di quella necessita per attivarsi.

La credenza che nell’osso risieda l’essenza vitale o l’anima dell’individuo e che quindi attraverso lo scheletro possa risorgere una nuova vita (da cui, per esempio, il culto delle ossa degli avi o il seminare ossa nel terreno per favorire il raccolto) sembra invece, sempre dal punto di vista biologico, sposarsi alla presenza, all’interno delle ossa, del midollo emopoietico, da cui derivano e vengono continuamente prodotti gli elementi, del sangue, apportatori di vita.

Anche il tema della crescita e della morte è richiamato dall’osso: dal teschio minaccioso avvertimento in presenza di pericoli mortali, ai miti, che insegnano come uscire dal grembo materno e assurgere a una vita liberamente determinata dallo spirito, sfuggendo alla morte della coscienza che seguirebbe a una prolungata dipendenza, “occorre farsi le ossa”, cioè indurirsi e raggiungere la propria forma essenziale, perché può diventare adulto solo chi riesce a strutturarsi.

Lo sviluppo dello scheletro e la sua ossificazione illustrano inoltre perfettamente il passaggio analogo dalla vita embrionale o acquatica al quella terrestre, ricalcando il processo evolutivo che fece passare la manifestazione della vita, in tempi remotissimi della storia della terra, da un’espressione basata su organismi ancora invertebrati alle forme di vita che popolano oggi il nostro pianeta. L’ossificazione, per tanto, è analoga al passaggio dall’infanzia all’età adulta, o all’abbandono di uno stato di dipendenza in favore di uno stato di autodeterminazione e libertà. Ecco perché taluni disturbi che toccano il sistema osseo sono spesso legati all’impossibilità dell’ammalato di compiere certe scelte o abbandonare certi ambiti, operazioni necessarie alla sua evoluzione.

La colonna vertebrale: asse del corpo e del mondo

Per quanto riguarda la colonna vertebrale, essa è in numerose culture assimilata alla axis mundi, l’asse portante, albero o pilastro che si innalza dalla terra al cielo, a collegarli e a stabilirne l’idea centro. E in effetti la colonna vertebrale costituisce l’asse su cui poggia il resto del corpo, e che consente ad esempio la stazione retta e il controllo neuro-muscolare di quasi tutto l’organismo attraverso il midollo spinale in essa racchiuso. Secondo gli indiani, in essa scorrono i principali canali energetici, ed in particolare la sede dell’energia Kundalini, vero e proprio potenziale trasformativo ed evolutivo, che va coltivato e correttamente interrato per favorire lo sviluppo mentale e spirituale dell’individuo.

I disturbi alla schiena suggeriscono diversi significati simbolici a seconda della loro localizzazione e della modalità con cui si presentano. Il tratto cervicale, ad esempio, sul quale poggia la testa, il mondo dei pensieri, della volontà, della coscienza, eretto da una vertebra, l’atlante, che richiama nel nome il mitico titano costretto a portare il mondo sulle spalle, suggerendo un analogo sforzo di questa zona della colonna nel sopportare il peso delle responsabilità, delle decisioni razionali, della volontà cosciente. E se il tratto dorsale percorre poi il torace, sede degli affetti e delle emozioni, quello lombosacrale si colloca in relazione al mondo istintuale e alle sue pulsioni. Dolori del tratto lombare e sensazioni di stanchezza in questa zona si possono accostare quindi a una repressione della sessualità, probabilmente vissuta in modo conflittuale.

Patologie interessanti la componente nervosa della colonna vertebrale, che consente tra l’altro il controllo della mobilità degli arti inferiori, avranno invece, in particolare, il significato di negare quella aggressività verso il mondo esterno sintetizzabile nel concetto di autonomia. Quando la schiena è colpita in quanto “sostegno” del corpo, potrà esprimere viceversa il rifiuto di quella fondamentale coerenza interiore di comportamento propria di chi “ha spina dorsale”.

Come curare i dolori alle ossa con rimedi naturali

La medicina olistica mette a disposizione diversi approcci rispetto alle problematiche a carico dell’apparato osteoarticolare.

Con i FitoEmbrioEstratti si può intervenire sull’aspetto psicosomatico a protezione della fragilità quindi dell’integrità dell’osso.

Fee Abete, simbolo di verticalità, nonché di profondità, aiuta nella crescita, interiore ed ossea.

Vanta un’azione rimineralizzante, stimola l’azione degli osteoblasti risultando efficace anche nel dolore. Permette di mantenere la centralità.

Fee Betulla pubescente tropismo per il sistema osteoarticolare, in particolare in caso di fratture, decalcificazione e osteoartrite, drena e depura profondamente, deacidificando il terreno ed il pensiero, a favore e benessere dell’apparato osteoarticolare.

Fee Sequoia rimineralizza la trama ossea coadiuvando la sfera psico-fisica sessuale. Molto utile nei passaggi della vita, irrobustisce alla radice.

Sistema scheletrico e fiori di Bach

La Floriterapia invece risulta utile nella rigidità mentale che si riflette a livello somatico.

Pine aiuta ad accettare i propri limiti, unisce la dolcezza alla materia, sciogliendo la rigidità. Aiuta a perdonare e ad amare sè stessi.

Rock Water rappresenta l’acqua che sgorga dalla roccia, esprime quindi la capacità della forza vitale di agire sui blocchi, ovvero le difficoltà della vita “caricate” sulle articolazioni reprimendo il piacere. Stimola la flessibilità, la tolleranza e il rispetto di sè.

Rimedi omeopatici per i dolori alle ossa

Nei dolori reumatici anche l’omeopatia interviene con diversi rimedi anche se sarebbe bene il consiglio, dopo attenta valutazione, dell’omeopata.

Vediamo tuttavia quando potrebbero esserne adatti alcuni.

Apis mellifica: articolazione gonfia rivestita da cute con aspetto lucido e accumulo di liquido.

Il dolore articolare è dato dalla sensazione di avere tanti aghi infissi, che peggiora toccando la parte dolente..

Belladonna: dolori articolari acuti con rossore, edema, calore e dolori pulsanti aggravati dal movimento e migliorati dal riposo.

Bryonia: dolore articolari pungenti, pizzicanti, aggravati dal minimo movimento. Le articolazioni sono gonfie, calde e tumefatte, ipersensibili al tatto, migliorano con applicazioni fredde o bendaggio stretto.

Calcarea fluorica: nei casi di sviluppo eccessivo di punte ossee su artrosi.

Calcarea phosphorica: nei casi di artrosi che cominciano durante la gravidanza.

Dulcamara: dolori articolari e muscolari intensi provocati dal cambio di tempo, da umidità e da freddo umido che peggiorano di sera e nel corso della notte o in qualunque situazione di riposo.

Tuberculinum: le articolazioni sono già deformate e rigide. I dolori articolari sono tiranti, migliorati da un leggero movimento.

Il corpo è il portavoce di un malessere interiore, che attende di essere compreso e curato.

Nell’approccio psicosomatico disturbi e malattia diventano un’opportunità.

Un corpo “costretto” da un’anima inascoltata, esprime il malessere facendosene “carico”, diventandone così luogo di rappresentazione.

2 Commenti

  1. Buongiorno!
    Articolo interessante. E anche scritto in maniera semplice e fruibile .
    Ho rotto entrambe le gambe a casa di una caduta in un dirupo in montagna e , ora che sono costretto a stare fermo per un bel po’, cerco vari articoli sulla “simbologia delle fratture” legate all aspetto mentale o necessità di cambiamenti.
    Delle fratture x una caduta non sono necessariamente legate a una sfera mentale , ma il fatto che ora sono “immobile ” per un certo periodo e poi dovrò ” reimparare” a camminare sulle mie gambe si presta bene a interpretazioni psicosomatiche e legate alle scelte di vita

    Rispondi
    • Salve Federico,
      grazie per aver apprezzato l’argomento e per la condivisione della sua esperienza.

      L’apparato locomotore “parla” in modo piuttosto diretto e facile da interpretare. Dice chiaramente che ci muoviamo nella vita in modo non lineare, non fluido, non sereno.
      Dice che abbiamo desideri profondi che non seguiamo e che inseguiamo invece mete e bisogni indotti dall’esterno.
      Non si tratta di semplici e ipotetiche interpretazioni: l’evidenza clinica associata alla struttura di personalità, allo stile di vita, al modo di pensare, alla sessualità, portano a individuare nei vari sintomi, dei messaggi ben precisi che sono manifestazione di sofferenza e, nello stesso tempo, una richiesta di aiuto, una proposta di cambiamento, di un “movimento diverso”.

      È interessante, nonché significativo,”dove” sia caduto: in montagna, un luogo di silenzio e pace, che accompagna verso il dialogo con “l’alto”, con la Natura, a respirare “ossigeno”.

      Quanta simbologia in questo luogo!

      Quante volte ci “permettiamo spazi” per le nostre esigenze profonde?
      E come viviamo il “permetterci” quegli spazi?

      Questo momento di pausa potrebbe suggerire calma, riflessione, meditazione, di contattare il suo sé superiore affinché la ripresa del cammino sia in direzione di sé stesso, senza “blocchi” (cadute), o esitazioni nel poter procedere.

      Diceva un poeta:
      “L’uomo, scheggia di mondo dotata di moto diverso”

      Ebbene, usiamola questa capacità di avere un moto differente.
      Se è il movimento del collettivo che porta a farci ammalare, usciamo da esso e cerchiamone uno che sia più corrispondente alla nostra natura.

      Certo, per vivere bisogna stare alle regole del gioco, non siamo eremiti, ma possiamo stare nel flusso collettivo e, contemporaneamente, seguire anche la nostra natura.

      L’evento legato all’apparato locomotore, ci parla di alleggerimento dalle responsabilità, di un aumento della libertà espressiva e d’azione.

      Quel che serve ai muscoli e alle ossa, serve anche all’anima.

      Buona vita.

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