Redazione

Esposizione all’inquinamento e salute riproduttiva

Dalla Campania arriva uno studio che vuole far luce sulla correlazione tra la contaminazione ambientale e la perdità di fertilità tra la popolazione
6 Novembre, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

Gli esperti non hanno dubbi: l’inquinamento ambientale è il maggiore fattore di rischio per la salute umana. Se alcuni aspetti sono molto conosciuti, come il ruolo che gli inquinanti svolgono nello sviluppo dei tumori, altri sono spesso sottovalutati, come nel caso della correlazione con l’infertilità. Approfondire l’argomento può essere complesso, perché le mappature delle aree ad alta contaminazione non sempre sono complete e attendibili, e perché spesso negli studi si tende a focalizzarsi su una gamma di inquinanti specifica, senza osservare il fenomeno in modo globale.

Esposizione all’inquinamento e salute riproduttiva

Oggi però in Campania, una regione flagellata dall’inquinamento dei suoli, è in corso uno studio volto ad approfondire questi aspetti e restituire un’immagina più completa di questa correlazione. Tra gli obiettivi c’è anche quello di aumentare consapevolezza e conoscenza di questi aspetti tra medici e operatori del settore sanitario, spesso lontani da questo tipo di tematiche. Lo studio si chiama Ecofood Fertility e fa parte del progetto EXPOMap, e dopo essere nato in Campania è oggi esteso a tutta Italia. EXPOMap prende in esame studenti di due diverse aree della regione, una ad alto e una a basso impatto ambientale, per misurare le differenze nei soggetti di entrambi i gruppi.

Lo studio Ecofood fertility in Campania

«Sappiamo che in Campania, in particolare nelle aree inquinate corrispondenti alla Terra dei Veleni e alla Terra dei Fuochi, si riscontra un aumento di neoplasie rispetto alla media italiana a: fegato, mammella, polmoni, colon, vescica, prostata, linfoma di Hodgkin». A parlare è l’oncologo Pasquale Ruffolo dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli, esperto in prevenzione dei tumori ed in malattie e sindromi da inquinanti ambientali. «Per ridurre l’incidenza dovremmo agire maggiormente sulla prevenzione primaria: disinquinamento, miglioramento degli stili di vita, differenziando con evidenza la notizia certa da una eventuale fake news, evitando quindi di trasmettere conoscenze errate sull’inquinamento e sulle sue possibili conseguenze. Importante è intervenire anche sulla prevenzione secondaria, potenziando gli screening e implementando la formazione di medici e laboratori relativamente alle indagini genetiche e dosaggi di sostanze nocive».

Un’emergenza prioritaria per la salvaguardia della specie umana

Il dottor Luigi Montano, presidente della SIRU (Società Italiana di Riproduzione Umana) e coordinatore dello studio, valuta attraverso un biomonitoraggio su sangue e liquido seminale i campioni dei due diversi gruppi. In questo modo può portare alla luce eventuali differenze in termini di bioaccumulo di diversi contaminanti. Dalle risultanze degli esami condotti è stato possibile concludere che il liquido seminale è un bio-accumulatore estremamente sensibile all’esposizione ambientale.

Gli inquinanti ambientali hanno come bersaglio elettivo proprio il sistema riproduttivo, in particolare maschile – sottolinea Montano – tanto che diversi studi descrivono un calo progressivo della qualità seminale negli ultimi decenni non solo nei paesi occidentali. Indicando che l’infertilità maschile viene da più parti considerata un’emergenza assolutamente prioritaria per la salvaguardia della specie umana, su cui ancora non vi è piena di consapevolezza in ambito politico e sanitario».

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