Sono intorno a noi, ma anche dentro di noi. Nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo, perfino nell’aria che respiriamo. Le abbiamo trovate perfino in Antartide, come a 3,5km di altezza da terra. Parliamo delle microplastiche, minuscoli residui dei polimeri sintetici che usiamo tutti i giorni, che oggi infestano il nostro ambiente con enormi rischi per la salute. Che le microplastiche producano danni è cosa nota ormai da decenni, ma la quantificazione di questi danni è argomento assai più discusso. Oggi uno studio della Hull York Medical School, pubblicato sul Journal of Hazardous Materials, interviene a fornirci qualche dato un più. E purtroppo non sono dati che apprendiamo con piacere.
I danni delle microplastiche
Secondo quanto verificato dagli scienziati inglesi, infatti, i frammenti di plastica che quotidianamente arrivano nel nostro organismo, in un modo o nell’altro, possono produrre danni irreparabili alle nostre cellule. la ricerca da loro condotta aggregava i risultati di 25 studi diversi sull’argomento, ognuno dei quali voleva verificare in laboratorio i danni portati da diverse concentrazioni di inquinanti. A quanto pare, laddove la concentrazione era paragonabile a quella terrestre, i danni (oltre che irreparabili) potevano essere davvero ingenti. Parliamo di danni alle pareti cellulari, reazioni allergiche, ma anche morte delle cellule stesse.
I danni potrebbero essere sottostimati
Purtroppo le brutte notizie non finiscono qui. È probabile, infatti, che gli effetti nocivi siano sottostimati rispetto a quelli reali. Questo perché in laboratorio vengono quasi sempre usate microplastiche sferiche, mentre sempre più evidenze mostrano che le microplastiche dai contorni irregolari possano essere molto più dannose. Una stima dei danni accurata al 100%, in ogni caso, non è possibile farla, dal momento che non esistono ancora certezze sufficienti sul tempo di permanenza di questi odiosi inquinanti nel nostro organismo, né è chiaro quanto aumentino i danni con il trascorrere del tempo.
Come correre ai ripari
Con tassi di penetrazione così elevati è difficile fornire una ricetta con cui essere al sicuro. È noto, però, che esistano alcuni cibi con un contenuto medio di microplastiche più alto di altre. È il caso di tutti i tipi di cibi marini, che siano pesci, molluschi o frutti di mare. Secondo Evangelos Danopoulos, primo autore dello studio, l’unica soluzione efficace di lungo periodo è imparare a limitare gli sprechi di plastiche e la loro dispersione nell’ambiente.
LEGGI ANCHE: In Cile è finalmente addio alla plastica