Enneatipo 1 sessuale Thuja

24 Ottobre, 2023
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La passione del tipo 9 è l’ira, la strategia del suo carattere è il perfezionismo. Il sottotipo sessuale manifesta la sua ira con intensità e veemenza, ardore e zelo. Il suo atteggiamento è propriamente quello che l’Omeopatia definisce sicosi: ostentazione, prosopopea, reazione ipertrofica, sovrapposizione dell’ego alla realtà, iperproduzione. È una persona impulsiva, audace, ambiziosa, insoddisfatta, irrequieta. È un veemente autoritario. Del tipo 1 è il sottotipo in cui davvero l’ira si accumula ed in qualche modo esce fuori.

Lutero ha queste caratteristiche. Oppure il maestro di musica nel film Whiplash. Può essere dunque un personaggio intollerante e fanatico, come di altri esempi addotti da C. Naranjo in Dramatis personae: la zia Betsy di David Copperfield, il padre del principe Andréi in Guerra e pace, la protagonista del romanzo Donna perfecta di Benito Pérez Galdós.

Ma a noi piace più sottolineare l’aspetto pure barocco e ridondante che appartiene a questo carattere. E che si mostra ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, è un giornalista e severo critico di teatro e di costume che, al colmo di un blocco creativo decide di immergersi nel vortice pletorico e stucchevole della mondanità di Roma. “Ma io non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il Re dei Mondani; e ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire”. La grande bellezza è una straordinaria messa in scena della sicosi come miasma oggi predominante.

Così come Robert Duvall interpreta nel suo film L’apostolo il personaggio di un predicatore costantemente in bilico tra collera profonda e grande dolcezza, tra prepotenza e seduzione, tra vulnerabilità e aggressività. Sonny, il protagonista, lo vediamo trasfigurare il suo carattere violento e possessivo in fervore religioso, in un’esorbitante spiritualità; il suo senso di colpa in una strenua speranza di salvezza.

“Nella maggior parte di queste persone ci sono caratteristiche alquanto estreme, con una combinazione nello stesso soggetto di elementi insolitamente positivi e negativi”. Così P. Bailey (Psicologia omeopatica) introduce il suo ritratto di Thuja, un rimedio che si prepara dalle foglie di un albero sempreverde che viene chiamato albero della vita e che, simile al cipresso, veglia sui cimiteri. Il suo legno è usato per le bare, il suo olio era usato per i sacrifici.

C’è in Thuja una sensibilità quasi morbosa per la bellezza, non disgiunta dall’amore e dalla sofferenza che ne può scaturire. “Possiede una tendenza innata a rifiutare se stessa dopo essersi sentita rifiutata da qualcun altro”. In più si attende un rifiuto perché crede di essere cattiva. Un sintomo caratteristico di questo rimedio è il disgusto di sé.

Thuja è un tipo passionale, cioè con un forte impulso sessuale.. Però, una volta che Thuja è stata veramente ferita, chiuderà il suo cuore”. Il quadro può anche essere complicato da una pregressa storia di abusi sessuali. La reazione può essere autodistruttiva, ovvero questo carattere può affrontare il suo lato oscuro e trasformarlo.

  È un carattere nella sua intima natura selvaggio e sfrenato, libero ed indipendente, eppure fragile se questa violenza selvaggia asseconda il suo spirito autodistruttivo.

Una sua via di fuga, piuttosto che far fronte ad emozioni dolorose, è distaccarsi dal suo corpo, ingannare se stessa ed ingannare gli altri. Caratteristiche di questo rimedio sono alcune allucinazioni: di sentirsi diviso in due, che la mente sia separata dal corpo, che il cranio sia troppo stretto, di essere fatto di vetro, di avere animali nello stomaco, di essere in guerra, di avere agito male. Può apparire manipolatore ed ipocrita. Ha bisogno di aderire ad un alto ideale  per sublimare le sue idee fisse e compulsive.

La sua passionalità può  tradursi in una morbosa spiritualità, in fanatismo, in un’attrazione per il mondo paranormale; ma anche sublimarsi in uno zelante, ostinato perfezionismo.

Uno straordinario esempio della creatività cui può assurgere questo carattere pieno di luci ed ombre, è rappresentato – secondo il suggerimento di C. Coulter (Nature and Human Personality. Homoeopathic Archetypes) – dal genio di Leonardo Da Vinci.

Leonardo fu intuitivo più che analitico (è stata recentemente proposta la spiegazione neurobiologica del suo genio nella straordinaria connessione tra il suo cervello destro e sinistro), seppe ritrarre la bellezza nella sua penombra, se non nella sua complementarietà alla bruttezza. La sovrabbondanza delle sue idee, l’impulsivo accumulo di bozzetti, il suo metodo meticoloso e maniacale si compiono nella sublime capacità di ritrarre movimenti convulsi, pose equivoche, sorrisi disturbanti.

  “Quando la bellezza si trova fianco a fianco con la bruttezza, l’una sembra più potente grazie alla presenza dell’altra”.

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