Enneatipo 3 sociale Aurum metallicum

29 Agosto, 2023
Tempo di lettura: 4 minuti

Il sottotipo sociale dell’enneatipo Tre vive l’ansia della prestazione e di come appaia agli altri soprattutto in riferimento al prestigio che sente di poter esercitare. Vuol rilucere, e sa farlo anche con le opportune strategie: sa essere amichevole ed affidabile, ma anche manipolativo ed autoritario. Se perde fiducia in quest’aura che lo metta al centro delle aspettative, allora somatizza ovvero si cerca in una sua interiorità che però gli sfugge.

Emma Bovary viene indicata da Claudio Naranjo (Dramatis Personae) come una esemplificazione di questo carattere. Emma appare elegante e fintamente remissiva, aria celestiale in un viso bianco e delicato ed occhi neri, nascostamente seduttiva. In convento fu religiosa ma in modo romantico e sensuale, pensando al Cristo come suo sposo, a Dio come suo padre. Ma banale fu suo padre, e noioso il medico Charles Bovary che sposa, delusa di potervi trovare il grande amore. Muore suicida per i debiti contratti per sostenere un tenore di vita appariscente, pur senza confessare le sue infedeltà, quasi a preservare fino all’ultimo l’apparenza della sua reputazione. Sa essere fredda e dura, o appassionata e sensuale, ma vive dietro una maschera. La sua sete di prestigio non tollera la mediocrità della sua vita.

Misterioso ed affascinante è anche Il grande Gatsby, pur avendo costruito la sua fortuna con il contrabbando di alcol e non riuscendo comunque ad avere per sé la donna che ama.

In Vanity Fair, romanzo di W. M. Thakeray, l’orfana Beckham Sharp, tagliente di nome e di fatto, sa essere anche ipocrita ma sempre brillante nei suoi tentativi di ascesa sociale grazie alla sua graziosa e determinata seduttività.  Non senza passione vende se stessa, ma comunque dal centro dei suoi affetti irradia una luce che sempre la ripaga della sua ambizione.

Può esserci qualcosa di diabolico nella vanità con cui questo carattere insegue il successo e persegue la salvaguardia del prestigio raggiunto. Da M. D’Agostini e F. Fabbro (Enneagramma e personalità) viene suggerito un riscontro nei protagonisti di due film: Miranda ne Il diavolo veste Prada, Kevin ne L’avvocato del diavolo.

Il fascino di questo carattere è anche in lotta con l’invecchiamento e il lento sfiorire della sua bellezza. La sua vanità tenta di esorcizzare la sua decadenza, come nel Ritratto di Dorian Gray.

O come Jezabel, protagonista di un romanzo di Irène Némirovsky, il cui nome evoca quello dello spettro che nell’Atalia di Racine compare in sogno alla figlia: “Non ne aveva, il dolore, smorzato la fierezza; / aveva anzi, ancora, quella finta bellezza / mantenuta con cure, con espedienti labili, / per riparar degli anni le sfide irreparabili”.

Sottolinea P. Bailey (Psicologia omeopatica) del soggetto Aurum metallicum la tetra depressione che risale ad un’infanzia infelice, ma anche quanto sia per lui importante raggiungere una posizione prestigiosa e quanto sia sedotto dalla ricchezza, in quanto gli conferisce potere e rispetto. Cinico e lucido negli affari, fedele negli affetti, crolla se gli viene meno uno di questi due appoggi. La sua depressione è piena di intensità, lotta per contenere le emozioni, reagisce con vigore per ritrovare la sua granitica forza interiore, ma in questo senso pensa anche al suicidio come una soluzione. “Negli anni ‘50 molti agenti di cambio che si defenestrarono dal loro grattacielo durante il colossale crollo di Wall Street potrebbero essere stati dei soggetti Aurum metallicum”.

Ciò a cui tiene la personalità Aurum non è d’altronde – come ben sottolinea C. Coulter (Portraits of Homoeopathic Medicines) – il potere o la ricchezza fine a se stessa, ma il prestigio cui si accompagni anche una strenua aspirazione morale. “In effetti, se dalla sua presenza emana prestigio ed autorità, ciò è dovuto alla sua naturale ricettività ed alla sua capacità di incanalare forze superiori a quelle individuali”. La sua autorità è innata, frutto di serio lavoro, la sua generosità è selettiva ed affidabile. La sua regalità gli impone di essere scrupoloso, di onorare il suo talento. Un eventuale insuccesso viene da lui percepito come una disgrazia ed un disonore.

Se Aurum perde la sua luce, soffre in silenzio, giunge segretamente a disprezzare se stesso, ad essere stanco della vita. Passa imprevedibilmente dalla gioia alla tristezza, dalla calma alla disperazione, come Helen nel romanzo Housekeeping di Marylinne Robinson.

Mi sembra di poter dire che i sottotipi sociali dell’Enneagramma corrispondano a rimedi omeopatici in cui sia prevalente il miasma luetico (ho notato pure un’affinità di tutti i composti del Potassio, i rimedi Kali, con i sottotipi sociali). Che Aurum possa rivelare l’aspetto sifilitico di Phosphorus, lo mostra – secondo Catherine Coulter – l’evoluzione del personaggio Richard Carlson nel romanzo Casa desolata (Bleak House) di Charles Dickens. Entusiasta sostenitore di una importante causa legale, muore tormentato dal protrarsi degli esiti di questa causa legale, da cui potevano dipendere il suo successo e la sua felicità. Nel perseguire il suo prestigio, qualcosa può in questo carattere inaridirsi, portandolo ad una tetra malinconia. Dall’unione di forte amor proprio ma con un basso livello di autostima, può scaturire prima un comportamento aggressivo, poi un franco disprezzo di sé ed un disgusto della vita.

Se Aurum pensa al suicidio, lo fa con lucida deliberazione e risolutezza. Come Rosanna Spearman in The Moonstone di Wilkie Collins.

Più o meno nascostamente questo carattere ha bisogno che gli altri lo gratifichino della sua eccellenza, e crolla se non riceve più conferma del suo prestigio. La sua malinconia deriva dalla sua vanità. La sua guarigione sarà di comprendere che non è tutto oro quel che luccica.

Allora, come Giobbe dopo essersi sentito perseguitato, la sua fede ne uscirà rafforzata. O, come Edward Rochester dopo essersi lanciato in un incendio che lo ha reso cieco, sarà libero e pronto a ricevere il puro amore di Jean Eyre.

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