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Francia: Omeopatia prima terapia nelle cure di supporto oncologiche

I sorprendenti risultati di una ricerca sulla percezione da parte di oncologi e medici generici
9 Aprile, 2021
Tempo di lettura: 2 minuti

In Francia, l’Omeopatia è la terapia complementare più utilizzata nelle cure di supporto in oncologia (CSO). Una notizia, rivelata da uno studio realizzato a Strasburgo di recente pubblicazione, che mostra passi avanti da gigante nella percezione di oncologi specializzati e medici generici d’Oltralpe. I numeri, a metterli a fuoco, sono davvero sorprendenti, e ci danno la speranza di una svolta epocale per le tante persone che hanno un tumore.

Francia, omeopatia prima terapia complementare nelle cure di supporto oncologiche

La ricerca ha coinvolto 150 oncologi e 97 medici generici (sia con che senza specifica formazione omeopatica). Più della metà degli intervistati (il 54%) ritiene utile l’Omeopatia come trattamento da affiancare alle cure allopatiche. Le domande hanno valutato l’atteggiamento dei medici nei confronti dell’Omeopatia e i modelli di utilizzo delle terapie omeopatiche nei pazienti che richiedono CSO.

il 54% ritiene favorevoli i trattamenti omeopatici

Il 10% degli oncologi ha dichiarato di prescrivere direttamente farmaci omeopatici. Il 36% ha detto di suggerirne il ricorso ai propri pazienti, indirizzandoli a medici competenti. Tra i medici di base le percentuali sono ancora più alte: sono i due terzi che a volte li prescrivono, e il 58% quelli che regolarmente indirizzano i pazienti dagli omeopati.

Numeri ancora più elevati tra i medici di base.

I sintomi che più frequentemente portano a una terapia di supporto omeopatica sono affaticamento, ansia, neuropatia periferica, disturbi del sonno e vampate di calore. In tali situazioni cliniche, la risposta alle terapie convenzionali può essere subottimale e l’omeopatia è considerata un’opzione terapeutica affidabile. Questi due studi evidenziano il fatto che l’omeopatia ha acquisito legittimità come prima terapia complementare in CSO in Francia.

Ora non resta che sperare che anche da questa parte delle Alpi si arrivi presto alla stessa consapevolezza.

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