Che Carlo III d’Inghilterra, neo-Re del Regno Unito, sia un sostenitore delle medicine alternative non è un mistero. Lui stesso lo ha rivendicato più volte con orgoglio, finanziando in prima persona molte fondazioni del settore, e in particolare attive nella ricerca sull’Omeopatia. Del resto nel suo casato, i Windsor, la fede nell’Omeopatia non è certo una novità, ma una costante che ha regalato lunghe vite in ottima salute a molti dei suoi avi e predecessori.
Carlo III, il Re dell’Omeopatia
Alcune sue prese di posizione, molto critiche verso la medicina tradizionale, sono rimaste memorabili. “Suggerirei che l’intero imponente edificio della medicina moderna, nonostante tutti i suoi successi mozzafiato, sia, come la celebre Torre di Pisa, leggermente sbilanciato – disse ai medici alla cena annuale della British Medical Association nel 1982 – È spaventoso quanto diventiamo tutti dipendenti dai farmaci e quanto è facile per i medici prescriverli come la panacea universale per i nostri mali.” Un argomento, quello dell’abuso dei farmaci, sul quale ci permetterete di sottolineare che non possiamo essere più d’accordo.
Le prese di posizione storiche del monarca a favore della medicina complementare
Secondo il Times, il suo discorso ha stimolato nuove ricerche sull’Omeopatia e ha portato a un aumento delle vendite di prodotti di medicina alternativa e complementare. Carlo ha partecipato al dibattito pubblico sulla medicina omeopatica in prima persona, fondando associazioni e fondazioni che promuovessero l’impiego delle medicine tradizionali attraverso il servizio sanitario nazionale. Agli inizi degli anni ’90 ha lanciato la Foundation for Integrated Medicine, poi parzialmente confluita nel College of Medicine.
“La pratica ortodossa può imparare dalla medicina complementare”.
In un discorso all’OMS nel 2006 a Ginevra dichiarò: “Credo che il giusto mix di comprovati rimedi complementari, tradizionali e moderni, che enfatizzi la partecipazione attiva del paziente, possa aiutare a creare una potente forza curativa nel mondo“. “La pratica ortodossa può imparare dalla medicina complementare. L’Occidente può imparare dall’Oriente e il nuovo dalle antiche tradizioni. Nella corsa incessante alla modernizzazione”, ha detto Carlo, “molti approcci vantaggiosi, che sono stati provati e testati e si sono dimostrati efficaci, sono stati messi da parte perché ritenuti antiquati o irrilevanti per le esigenze odierne”.