Non c’è farmaco, né omeopatico né ufficiale, non c’è terapia, non c’è intervento che funzioni in assenza di una vera relazione tra il medico ed il paziente.
In Omeopatia questo elemento è ancora più importante, perché il paziente non si limita a raccontare i suoi sintomi. Racconta, attraverso i suoi sintomi, la sua storia. La storia della sua vita. E, con essa, la storia anche della sua famiglia, dei suoi figli, delle sue relazioni importanti. Racconta le sue delusioni, i suoi dolori, le scelte difficili che ha dovuto fare, le rinunce, i successi, gli obiettivi raggiunti.
Racconta, di fatto, tutte le relazioni della sua vita, quelle importanti, nel bene o nel male. Quelle significative, nel senso che sono state in grado di lasciare un segno che, a volte, può trasformarsi in sintomo.
Il quadro che il paziente presenta al momento della visita, i sintomi con le loro modalità, che ci permettono di fare diagnosi di rimedio, di trovare il simillimum è il risultato di tante esperienze, di tanto vissuti, di tanti adattamenti avvenuto negli anni
Ogni sintomo ci racconta di qualcosa che non è stato detto, affrontato, risolto. Che non è ancora venuto alla luce e sta cercando di uscire.
E non stiamo parlando di infezioni o traumi fisici: stiamo parlando di interazioni, di relazioni di ogni tipo che hanno determinato delle conseguenze
Per quanto oggi si sbandieri l’importanza dell’indipendenza, del fare tutto da soli, la realtà è che senza relazioni la vita non esiste. L’essere umano nasce simbiotico e passa una vita intera a rompere quel legame originario per creare relazioni nelle quali non ci sia più l’aspetto fusionale ma collaborativo.
Quando uno paziente viene nello studio, è sempre accompagnato da tutte le persone e le relazioni significative della sua vita. E noi entriamo in relazione, attraverso i racconti del paziente, anche con loro. Solitamente conosciamo prima i cattivi della storia, perché sono coloro che hanno segnato di più, che hanno bloccato o rallentato un processo di evoluzione. O che hanno determinato adattamenti funzionali in quel momento ma dannosi al momento in cui il paziente viene a visita.
È la relazione che ci permette di comprendere – e fare comprendere al paziente – il reale significato che c’è dietro un sintomo in quel dato Momento della sua vita.
Ma entrare in relazione non significa solo parlare e farsi raccontare. Significa ascoltare anche i non detti. Senza giudicare e senza voler imporre le proprie soluzioni.
Significa decidere, ogni volta, di iniziare un nuovo viaggio nel quale la rotta è stabilità, in modo spesso inconsapevole, dal paziente. E nel quale il medico è solo colui che, di volta in volta, allarga lo sguardo del paziente, mostrandogli mappe più grandi, più dettagliate…senza mai indicare la rotta. Né la destinazione.
Perché il medico può e deve solo avere cura, la guarigione è compito del paziente. La relazione è il mezzo per ottenere entrambe