Ipertensione e ipotensione: una lettura psicosomatica

22 Giugno, 2023
Tempo di lettura: 5 minuti

Chi si sente maggiormente “sotto pressione”?

Lo studente obbligato a rendere al massimo nei giorni precedenti un esame decisivo, malgrado le calde e belle giornate invoglino piuttosto al divertimento o al riposo? Oppure il manager alle prese con una rovente riunione, dove deve tirar fuori molta grinta e contemporaneamente calma per tenere tutti a bada?

Comunque sia, questa è un’espressione che si sente pronunciare spesso da chi vuole indicare il proprio stato di tensione esasperata e in particolare il sentirsi sottoposto, da parte delle persone o dall’ambiente circostanti, a richieste che sono al limite delle proprie possibilità.

A queste situazioni di super impegno l’organismo cerca di adeguarsi con una serie di modifiche a livello nervoso e ormonale, che possono promuovere ad esempio una accelerazione del battito cardiaco e del metabolismo generale e anche un aumento della pressione arteriosa. Quest’ultimo serve a mantenere ottimale l’irrorazione sanguigna nel momento di massima tensione psicofisica, e si ottiene in particolare contraendo e quindi irrigidendo le pareti dei vasi arteriosi.

Ma se valori pressori leggermente più alti del solito sono di normale riscontro in un soggetto sottoposto a eventi particolarmente stressanti, non si può dire altrettanto se ciò accade anche quando la pressione ambientale è allentata. Questo è per l’appunto ciò che accade a l’iperteso.

Una difesa dalle emozioni

Il suo organismo, infatti, si comporta come se fossero in atto le manovre difensive dei momenti di grande stress, anche quando non sarebbe obiettivamente necessario. Ma da cosa si difende allora, in realtà, contraendo e irrigidendo i vasi sanguigni? Dal punto di vista simbolico il sangue, questo liquido rosso, caldo, vitale, che percorre e nutre ogni cellula del corpo, è considerato la sede e il tramite delle emozioni più profonde e sconvolgenti, come viene testimoniato anche dalla fisiologia (arrossire dall’emozione o dall’ira, impallidire di paura) e dal linguaggio corrente (avere qualcosa o qualcuno nel sangue, intrattenere legami di sangue, far salire il sangue alla testa). In pratica quindi, il sangue può essere assimilato alla carica vitale di un individuo, ai sentimenti e alle passioni che lo abitano. In questo senso il vaso sanguigno, vero e proprio contenitore e guida di questo fluido, può essere per contro paragonato a tutto ciò che limita e contiene questa stessa carica vitale: il raziocinio, l’obiettività, il distacco emotivo. Quanto più questa energia libidica è sentita come potente e pertanto potenzialmente pericolosa e ingovernabile, tanto più insorge l’esigenza di intensificare il controllo su di essa, costringendola in uno spazio più angusto e rigido. Dal punto di vista psichico questo può consistere in un atteggiamento di evitamento, tramite la razionalità e il controllo degli slanci emotivi, di ogni sentimento di passività e di abbandono; sul versante somatico, la stessa cosa si può attuare proprio restringendo il vaso sanguigno, così da impedire il libero flusso del sangue e delle emozioni da questo trasportate.

Evitare che il sangue vada alla testa

L’iperteso, perciò, più che dalle pressioni ambientali, sente la necessità di difendersi dalle proprie pulsioni, quelle che gli farebbero salire il sangue alla testa e, comprimendole, cerca di averne il pieno controllo. Si possono comunque, in linea di massima, distinguere due tipologie di ipertesi:

– quelli che si permettono di manifestare la loro “ipertensione” anche in ambiti diversi da quelli corporei e tendono così all’iperattività fisica e mentale, alla loquacità, all’irruenza, lasciando per giunta ogni tanto libero sfogo alle proprie pulsioni e passioni (rabbia, sessualità, entusiasmo);

– quelli che, non concedendosi neppure queste piccole trasgressioni, mantengono sempre e comunque la piena lucidità e il controllo delle situazioni, senza mai perdere la calma, ma misurando ogni parola e ogni gesto.

Nei primi i momenti di sfogo, che rimangono comunque, il più delle volte, circoscritti a determinati ambienti, persone o circostanze (la famiglia d’origine, la vacanza, lo studio, un ristretto gruppo di amici), spesso coincidono o precedono episodi di puntate ipertensive, mentre per il resto la pressione del sangue può anche risultare quasi normale.

Più duratura e costante è invece l’ipertensione che compare nel secondo gruppo, e anche più difficile da debellare.

L’ipoteso: meno forza al sangue

L’aspetto speculare dell’ipertensione è l’ipotensione: qui sembra che al sangue venga meno quella spinta verso l’alto che caratterizza invece il disturbo opposto, come se fosse stato privato di quell’energia e di quel calore che gli sono peculiari. In realtà spesso l’ipotensione, accompagnata dalla sensazione di perdere i sensi o l’equilibrio, è da interpretare come il tentativo di evitare che certi contenuti dell’inconscio, temuti per la loro valenza destabilizzante o trasgressiva, possano essere spinti verso l’alto, verso la coscienza: viene allora attribuita al sangue una minor forza propulsiva e in generale una minore energia a tutto il corpo, per impedirsi di agire queste pulsioni tanto temute.

Come aiutarsi per ri-trovare gli equilibri

Gli approcci alle cause che hanno portato ad un problema di ipertensione o ipotensione sono diversi.

La fitoterapia interviene correggendo il sintomo.

Una volta ci si trovi davanti ad un’alterazione della pressione sanguigna, intervenire con rimedi naturali che riportano equilibrio è importante, ma non dimentichiamo la parte psicoemotiva.

I fitoembrioestratti aiutano sia sul disturbo che sulla causa poiché hanno attività psicosomatica.

Nell’ipertensione.

L’Olivo protegge il sistema vascolare, soprattutto cerebrale e nervoso, infondendo forza e saggezza.

Il Vischio coadiuvante l’azione cardio-vascolare è un ottimo anti-sclerotico. Riporta forza in periodi  dove è necessario un risveglio e un’azione.

Il Biancospino, grazie all’attività sedante sul sistema nervoso, riduce angoscia cardiaca e ansia regolando la pressione arteriosa. Sostiene nelle situazioni di difficoltà.

Nell’ipotensione.

Il Ribes Nero invece stimola in caso di deficit surrenalico e stanchezza cronica aiutando a difendersi da pensieri negativi.

Il Rosmarino, da utilizzare per periodi brevi, regolarizza le distonie neuro-vegetative (orto e parasimpatico) migliorando memoria e stanchezza.

I Fiori di Bach nell’ipertensione.

Vervain è indicato in caso di iperattività, impossibilità di fermarsi e di rilassarsi; aiuta le persone che vivono sempre “di corsa”.

Vine si consiglia alle persone incapaci di mettere in discussione le proprie opinioni, semplicemente perché si ritengono ineccepibili. Si rischia però l’intransigenza e un’estrema tensione interiore, che si riverbera sull’intero organismo.

Impatiens è adatto a chi non tollera intoppi di qualunque natura, che anzi possono portarlo ad autentici scoppi d’ira. Si tende a portar via di mano agli altri quanto stanno facendo per terminarlo nel tempo più breve e nel modo migliore.

I Fiori di Bach nell’ipotensione.

Clamatis regala forza e concretezza.

Privi di senso pratico e immersi nei loro pensieri, questi soggetti sembrano mancare di energia e vitalità, si stancano facilmente e per “recuperare” hanno bisogno di molte ore di sonno; possono inoltre manifestare problemi di scarsa attenzione, memoria e concentrazione e vanno incontro a frequenti incidenti a causa della loro sbadataggine.

Clematis aiuta a sviluppare una maggiore capacità di osservazione, concentrazione, memoria e “concretezza” e rende più partecipi e interessati alla realtà quotidiana e ai rapporti con gli altri, aiuta il cervello a funzionare a pieni giri.

L’Omeopatia nell’ipertensione

Belladonna e Sulphur smorzano i “bollori”.

Belladonna  è indicata per un soggetto sanguigno ed esuberante la cui caratteristica fondamentale è quella di ammalarsi di colpo mentre è in piena salute. Tutti i disturbi di cui soffre raggiungono in pochissimo tempo il “livello massimo”; altrettanto rapidamente poi i sintomi cessano. Ci possono essere palpitazioni cardiache, con pulsazioni deboli e respiro affannoso o la sensazione che il cuore stia diventando troppo grande. Quando sta male, Belladonna si mette a riposo, cercando di stare al caldo, di evitare rumori, luce e movimento.

Sulphur  è il rimedio per chi è intollerante a qualsiasi forma di calore: tutti i disturbi sono peggiorati dalle alte temperature (della stanza, del letto, dell’acqua); solo il cibo sfugge a questa regola. Infatti il cibo bollente e lo stare sdraiato sono le due uniche condizioni in cui isintomi migliorano.

L’Omeopatia nell’ipotensione.

Pulsatilla è il rimedio omeopatico indicato nei bruschi cali pressori che si verificano in concomitanza con le temperature elevate.

Riscoprirsi è Rinnovarsi come l’acqua del fiume.

A volte, per spezzare la catena dei ruoli fissi che ci sfiniscono e “regalano” stress a piene mani, è sufficiente assumere atteggiamenti nuovi che ci portino fuori dal nostro personaggio abituale.

Nella vita, tutto prosegue, scorre come un fiume che deve raggiungere la sua foce. Se lo ostacoliamo, il corso d’acqua si farà solo più impetuoso. Il disagio, la sofferenza corporea, comunicano un rinnovamento interiore che bisogna accoglierle come fosse un’onda travolgente su una spiaggia.

Questo permetterà di scoprire parti di sé che si sono tenute nascoste, magari per timore che fossero sintomi di debolezza o al contrario di eccessi, di cui ci si vergogna e che si considerano sbagliati.

Spesso la nostra vera forza si nasconde proprio nei volti che occultiamo: farli emergere permette di rompere tutti quegli automatismi che ci impediscono di evolvere, ritrovare la gioia di vivere e dire addio alle pressioni.

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