Lo stomaco: lettura psicosomatica

24 Aprile, 2023
Tempo di lettura: 6 minuti

All’apparato digerente spetta il compito di introdurre, trasformare, rielaborare e assimilare il cibo, nonchè quello di eliminare tutto ciò che non deve essere trattenuto.
Gli alimenti introdotti subiscono nella bocca un primo processo digestivo, che si compie nella sua totalità una volta che questi giungono nello stomaco. È proprio in questo organo cavo – un contenitore dalle pareti elastiche e la cui dilatazione consente di accogliere tutto quanto introduciamo – che si esplica la delicata quanto fondamentale funzione di trasformazione, purificazione ed estrazione dell’essenza dai cibi grezzi. Un operazione che, per analogia, ricorda l’atteggiamento degli antichi alchimisti nei confronti della materia grezza, dalla quale cercavano di estrapolare la quintessenza col potere purificatore del fuoco. Così avviene nello stomaco – definito l’Achimista dal celebre medico del ‘500 Paracelso – nei confronti del cibo che, sottoposto all’azione dell’acido cloridrico (un vero e proprio fuoco trasformatore), si libera della forma per mostrare i principi essenziali i quali verranno poi assorbiti nell’intestino.

Il luogo delle trasformazioni

Lo stomaco dunque, per struttura e funzione, rappresenta dal punto di vista simbolico il centro di ogni trasformazione, un passaggio obbligato che consente di evolvere da un stato all’altro.
È possibile riconoscere questo aspetto in molti miti antichi e moderni: ricordiamo, ad esempio, il celebre mito biblico di Giona, che deve la sua trasformazione alla permanenza nel ventre di una balena; pensiamo alla favola di Pinocchio, dove l’essere inghiottito dal pescecane permette il “ritrovamento del padre” e la possibilità di un ritorno nel mondo, trasformato da burattino in bambino. Presso alcune tribù dell’Australia e del Sud America si possono osservare ancora oggi rituali di iniziazione che prevedono per l’iniziando un lungo periodo da trascorrere in un luogo oscuro, rappresentato dal ventre di un mostro costituito da canne e stracci.

Ancora, un mito polinesiano narra di Mani che, di ritorno da una vita avventurosa, penetra nel corpo della Signora della Notte ancora addormentata: prima che egli ne esca vittorioso, la Signora della Notte si sveglia e con i denti lo taglia in due precludendogli, e con lui a tutti gli uomini, la possibilità di diventare immortale e di trasformare così la sua condizione.

In questi pochi esempi ritroviamo la profonda esigenza dell’uomo di trasformarsi ed evolvere, un processo che può compiersi solo se l’eroe accetta di scendere simbolicamente per poi emergere rinnovato, in una sorta di stomaco universale che tutto mangia e trasforma.
Insomma, l’essere “inghiottiti” dal mostro rappresenterebbe una prova iniziatica, l’inevitabile processo di purificazione che consente la trasformazione dell’inghiottito.
È il tema mitologico della “discesa agli inferi” (come il regno dei morti, l’inferno dantesco, il ventre della balena…) dove la resurrezione, e cioè il “ritorno al mondo”, presuppone un processo di conoscenza interiore.

Nello stomaco elaboriamo emozioni e affetti

Nello stomaco dunque gli alimenti si raccolgono e si trasformano per essere assimilati, diventano parte dell’individuo anzi, diventano l’individuo stesso, consentendo così la sua crescita.
La convivenza e il giusto equilibrio tra le valenze femminili (il contenere, l’accogliere) ed le forze maschili (il fuoco e l’aggressività dell’acido cloridrico) dello stomaco permettono l’evoluzione biologica e psicologica dell’uomo.
Il cibo che introduciamo infatti non ha un valore puramente nutrizionale; con il cibo assimiliamo non solo proteine e vitamine, ma tutte le valenze che attribuiamo a quel determinato alimento: affetto, amore, dolcezza, ma anche rabbia o amarezza. Non dobbiamo stupirci allora se lo stomaco (con l’inappetenza, il dolore, il vomito) si rifiuta di ingerire un determinato cibo. Con molta probabilità non si accetta il contatto, si hanno difficoltà a fare propri i significati da noi attribuiti a quel cibo.

Lo stomaco nelle metafore del linguaggio comune

Introdurre un alimento equivale dunque, per il nostro psicosoma, a diventare quello stesso alimento e identificarsi con ciò che esso rappresenta. Del resto, basta porre attenzione alle numerose espressioni del linguaggio comune per rendersi conto di quanto siano profondamente legati la funzione gastrica è il mondo dei pensieri e delle emozioni. “Quante ne ho dovute mandar giù… questo proprio non lo digerisco… il solo pensarci mi da la nausea… certo che bisogna avere dello stomaco per comportarsi così… ho un peso sullo stomaco” sono infatti solo alcune delle metafore più comuni con le quali possiamo esprimere la funzione di accettazione ed elaborazione delle sensazioni e delle emozioni che ci investono più direttamente.

Non dobbiamo quindi meravigliarci se, proprio al lasciare della stagione invernale (che nei ritmi naturali corrisponde al buio e nascosto lavoro interiore, del seme), aprendoci al nuovo ritmo primaverile, (di movimento e trasformazione da seme a germoglio), chi è predisposto a elaborare attraverso questo organo ogni “trasformazione e cambiamento”, somatizzi il “passaggio” con relativi disturbi fisiologici.

Evolvere da un stato all’altro

Lo stomaco comincia a farsi sentire ricercando un nuovo equilibrio.

Ormai sappiamo che la Medicina della Persona intervenendo in modo olistico sul disturbo psicosomatico, offre diverse possibilità di trattamento.

Per quanto concerne la Fitoterapia, i FitoEmbrioEstratti, risultano tra i più indicati poiché agiscono sia simbolicamente sul piano mentale che direttamente sul piano fisico.

L’utilizzo dei FitoEmbrioEstratti si fonda sulla valorizzazione biologica dei tessuti meristematici vegetali. Il tessuto vegetale embrionale, cioè in pieno potenziale di crescita e dunque di rigenerazione, è capace di rilanciare i meccanismi fisiologici propizi alla salute dell’uomo regolando le disfunzioni senza alcun effetto collaterale. Risultano adatti in gravidanza e in età pediatrica, persino sui neonati.

Nei cambi della vita, come in quelli stagionali, la pianta che più aiuta nell’adattamento evitando che il “fuoco”, della mucosa digestiva possa tradursi in gastrite o addirittura in ulcera, con attività antinfiammatoria e regolatrice è l’Ontano nero. Si può associare al Mirtillo nero che rafforza le pareti dello stomaco e ne rigenera i tessuti grazie all’azione di tannini, antociani e vitamina C. A livello mentale, il Mirtillo nero allontana i pensieri negativi. Il Fico, invece, o pianta del Risveglio, della Primavera, ricco di enzimi, normalizza la secrezione gastrica nonchè l’appetito. Calma negli stati ansiosi, aiutando a digerire gli eventi della vita a livello psichico, riportando equilibrio anche nelle disbiosi che potrebbero favorire gli stati depressivi.
Il Noce, pianta del passaggio, sul piano mentale, “protegge i propri confini”, quindi anche quelli territoriali del sistema digerente e delle mucose in generale.
Negli spasmi con agitazione risulta adatto il Tiglio poiché aiuta nel conflitto interiore e rilassa (anche il bambino).

Tra le tinture madri e gli estratti secchi, il miglior antispastico sedante è la Melissa che inibisce l’azione dell’enzima responsabile della degradazione del GABA, neurotrasmettitore inibitorio più importante del nostro sistema nervoso centrale e distende e migliora la risposta nervosa.

Anche gli infusi, o tisane, hanno apprezzabili proprietà.
Oltre a donare all’organismo una piacevole sensazione di calore, in base alle piante e alle erbe presenti generano un determinato beneficio.

La tisana di Malva, in particolare le foglie, ricche di mucillagini, risulta emolliente ed antinfiammatoria per tutti i tessuti molli del corpo. I suoi principi attivi agiscono rivestendo le mucose con uno strato vischioso capace di difenderle da agenti irritanti, come i succhi gastrici.
Mentre la tisana di Achillea vanta un’azione cicatrizzante e riparatrice tissutale, per questo motivo veniva ed è ancora impiegata per curare lesioni della pelle e delle mucose interne, come ferite, piaghe, ulcera gastrica.

Tra gli oligoelementi, particolarmente indicato è il Magnesio Catalitico. Ripristinando il funzionamento degli enzimi, l’oligoelemento riporta il corpo allo stato di equilibrio funzionale.
Nello specifico, il Magnesio, è complementare nell’attività miorilassante sia sulla muscolatura involontaria che sul sistema nervoso.

Fiori di Bach: Un fiore per ogni problema

Per affrontare i problemi gastrici in modo olistico non possono mancare i Fiori di Bach, capaci di agire sul versante psicosomatico del problema, sulle emozioni (reazioni in risposta al vissuto), offrendo soluzioni mirate caso per caso.

Diluizioni di essenze floreali singole, specifiche, in presenza di sintomi particolari, si possono abbinare tra loro.

Pine: “Prima il dovere poi il piacere”, adatto a chi consuma il pasto di fretta poiché “c’è da fare”, quando la digestione è rallentata o bloccata anche se si mangia pochissimo.
Gentian: “Capitano tutte a me”, si usa se si avverte una sensazione di carico, una “pietra sullo stomaco” qualche ora dopo il pasto.
Holly: “Quanta rabbia ho dentro”, da assumere in presenza di fitte, crampi, nausea e bocca acida al risveglio.
Impatiens: “Non riesco ad aspettare tanto”, prezioso nelle gastriti acide con secrezione anticipata che si calmano solo ingerendo piccoli pezzi di pane o altri alimenti assorbenti.
Cherry Plum: “Sto per esplodere, questo è troppo!”, è il fiore da assumere se si digerisce male a cause di tensioni.
Chicory: “Con tutto quello che ho fatto..”, per chi avverte fitte allo stomaco quando è in ansia perché si sente tradito.

I rimedi omeopatici

Molti anche i rimedi omeopatici, doveroso comunque sottolineare che, come per ogni terapia omeopatica, anche per la cura di questi disturbi, è importante rivolgersi al proprio medico omeopata, in grado di individuare nel paziente il tipo costituzionale di appartenenza e i rimedi maggiormente efficaci.

Nella visione psicosomatica possiamo ricordare:

Argentum nitricum in presenza di stati ansiosi e dolori gastrici brucianti subito dopo i pasti, accompagnati da eruttazioni acide e sollievo dopo essersi liberati con il vomito.

Nux vomica quando si ha il senso di peso sullo stomaco tre ore dopo il pasto. La collera e lo stress possono generare una congestione al fegato che si ripercuote sulla digestione. Presenza di dolori spastici allo stomaco quando c’è nervosismo.

Come posso rilassarmi e non somatizzare situazioni che mi “rodono lo stomaco” ?

Riappropriamoci delle vecchie abitudini, a partire dalla corretta alimentazione. Assumiamo più cibi ricchi in Magnesio, come ad esempio i vegetali, la verdura (possibilmente biologica e di stagione), la frutta secca negli spuntini, i cereali integrali, e beviamo acqua alcalina. Il Magnesio è un minerale fondamentale per gli esseri umani, responsabile della trasmissione degli impulsi nervosi e muscolari. Vanta proprietà anti-spastiche e anti-acide, è quindi capace di neutralizzare il terreno acido dell’organismo e favorire il rilassamento.
Consumiamo i pasti possibilmente seduti e a mente sgombra (almeno nel breve spazio in cui ci nutriamo).

Recuperiamo il rapporto terapeutico con la natura. Rilassiamoci avvolti nei suoi profumi, colori, suoni. Camminiamo all’aria aperta nei momenti liberi, lontano dal caos, nel silenzio, respirando e ascoltando l’aria che entra e l’aria che esce, in armonia con i nostri ritmi.

Concediamoci momenti di piacere.
L’arte del movimento, il contatto fisico con le persone care, ridere, la danza, sono tutte azioni che stimolano la produzione di endorfine endogene.

Miglioriamo il rapporto con noi stessi.
Questo permetterà di migliorare anche le relazioni con gli altri, ristabilire le priorità e “digerire i sassi” incontrati lungo la strada.

Lo stomaco è la fonte del piacere e della tristezza, e per la vicinanza del cuore, e per il consenso con l’anima, la sua facoltà imprime all’animo il carattere di alacrità o di abiezione.
Areteo di Cappadocia

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