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La dieta mediterranea: un patrimonio UNESCO di salute e sostenibilità

La Dieta Mediterranea, dal 2010 riconosciuta dall'UNESCO come Patrimonio Immateriale dell'Umanità, è molto più di un semplice stile alimentare: è un modello di vita che unisce salute, cultura e sostenibilità ambientale. Radicata nelle tradizioni delle regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo, questa dieta è celebrata per i suoi benefici comprovati per la salute e il suo impatto positivo sull'ambiente.

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17 Giugno, 2024
Tempo di lettura: 3 minuti

I vantaggi per la salute dell’individuo offerti dalla dieta mediterranea sono molteplici e supportati da numerosi studi scientifici. Seguendo questo regime alimentare, caratterizzato da un alto consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, olio d’oliva e una moderata quantità di pesce, latticini e vino rosso, si può ridurre significativamente il rischio di malattie cardiovascolari.
L’alto contenuto di grassi insaturi, antiossidanti e fibre dei cibi tipici della regione mediterranea contribuisce alla salute del cuore. Inoltre, la combinazione di alimenti a basso indice glicemico e l’alta presenza di fibre aiutano a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue, riducendo il rischio di diabete di tipo 2. Alcuni studi suggeriscono che questa dieta possa offrire una certa protezione contro il cancro grazie agli antiossidanti presenti in frutta, verdura e olio d’oliva. Anche la salute mentale beneficia di questo regime alimentare: nutrienti favorevoli per il cervello possono ridurre il rischio di depressione.

Ma oltre ai benefici per la salute, la dieta mediterranea rappresenta anche un modello di sostenibilità ambientale. In un’epoca in cui la consapevolezza dell’impatto ambientale delle scelte alimentari è in costante crescita, questa dieta favorisce il consumo di alimenti di origine vegetale, riducendo l’impronta di carbonio. Promuove la coltivazione di piante autoctone e l’uso di prodotti locali, riducendo la necessità di importazioni e sostenendo l’economia locale. Le ricette tradizionali spesso utilizzano ogni parte degli alimenti, riducendo gli sprechi e favorendo un uso più efficiente delle risorse.

Il dottor Andrea Ghiselli, presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, e la dottoressa Lucilla Titta, nutrizionista e ricercatrice dell’Istituto Europeo di Oncologia, hanno sottolineato in un’intervista a Il Sole 24 Ore come la dieta mediterranea sia un paradigma di sostenibilità che coniuga la tutela della salute con quella del pianeta.

Adottarla significa prendersi cura della propria salute, sostenere le economie locali e ridurre l’impatto ambientale delle proprie scelte quotidiane.

Il 16 novembre 2010, l’UNESCO ha inserito la dieta mediterranea nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità, riconoscendola come “un insieme di pratiche tradizionali, conoscenze e competenze trasmesse di generazione in generazione, capaci di fornire un senso di appartenenza e continuità”. Questo riconoscimento ha valorizzato un tesoro ereditato dai nostri antenati, rendendoci consapevoli della sua grande ricchezza e significato.

Il Ministero della Salute la considera un vero strumento di sanità pubblica per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. Diverse iniziative sono state avviate per promuovere questo modello alimentare, tra cui il Tavolo “Italia – Decade per la nutrizione”, in ossequio alla Risoluzione ONU per un partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

In occasione del decennale del riconoscimento UNESCO, è stato realizzato il progetto “A scuola la salute è sempre promossa”, per far comprendere agli studenti l’importanza di questa dieta e dei suoi principi. Questo progetto sottolinea come un’alimentazione basata su cereali, legumi, frutta e verdura di stagione possa fare la differenza per il pianeta, utilizzando le risorse naturali in modo virtuoso e riducendo le emissioni di gas serra.

Ma approfondiamo uno di quelli che è il pilastro della dieta mediterranea: l’olio d’oliva.

L’olio d’oliva ha virtù curative conosciute fin dall’antichità. Già nel 400 a.C., Ippocrate, il padre della medicina occidentale, lo definiva “la medicina migliore” per i suoi usi terapeutici. Pedanio Dioscoride, nel I secolo d.C., scrisse un lungo capitolo sulle virtù dell’olio d’oliva nel suo “De materia medica”, elogiando il prodotto ottenuto da olive immature per le sue proprietà benefiche.

Galeno, nel II secolo d.C., lo utilizzò come componente essenziale di molte preparazioni mediche, considerandolo un eccipiente naturale quasi magico. Nel mondo romano, Celso lo prescriveva come medicamento associato ad altri ingredienti, sottolineando le sue proprietà terapeutiche.

Durante il medioevo, Avicenna, medico musulmano nato in Persia, fece riferimento all’olio d’oliva come elemento determinante per la cura di alcune patologie. Studi moderni hanno approfondito le sue sostanze benefiche come i polifenoli e l’acido oleico, che favoriscono la salute cardiovascolare e riducono i rischi a carico del sistema circolatorio.

Oggi, la Food and Drug Administration (FDA) americana riconosce l’olio extravergine d’oliva come “medicinale” per i suoi numerosi effetti benefici. È sufficiente ingerirne due cucchiai al giorno per garantire l’assunzione di acido oleico, vitamina E e polifenoli, che svolgono un’azione preventiva su varie patologie.

In conclusione, la Dieta Mediterranea, con l’olio d’oliva come elemento centrale, rappresenta un patrimonio culturale, salutare e sostenibile che continua a influenzare positivamente le nostre vite e il nostro ambiente.

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