Prova a parlare di microbi con qualcuno, e vedrai che il suo primo riflesso sarà prendere una boccetta di igienizzante e disinfettare le mani. Eppure, dove la maggior parte delle persone vedono un nemico da distruggere, oggi molti medici vedono grandi opportunità. Perché ormai quasi ogni mese emergono nuovi ambiti in cui una corretta gestione dei microrganismi potrebbe aiutarci, quando non migliorare drasticamente la nostra vita. Se in un primo momento pensavamo che l’incidenza del microbiota fosse limitata alla digestione, oggi sappiamo che non è così, e che si estende invece ad ogni ambito della salute di una persona.
Microbioma: l’alba di una rivoluzione medica
Ecco così emergere collegamenti tra il microbiota e le malattie respiratorie, tra microbiota e attività cerebrali, perfino tra microbiota e vista, che sembrerebbero concettualmente molto distanti tra loro. Oggi i medici non considerano più le colonie di microrganismi – batteri, funghi, virus – che vivono al nostro interno come organismi diversi da noi, ma collegati da rapporti di simbiosi o parassitismo. Li vedono, piuttosto, come un’estensione del nostro stesso patrimonio genetico. È per questo motivo che la medicina sta abbandonando il termine microbiota (inteso come colonia di microrganismi) per adottare quello di microbioma (corredo genetico unitario).
Cosa ci aspetta nel 2023
Non siamo in grado di prevedere quali entusiasmanti novità in questo ambito di conoscenze ci porterà il 2023. Possiamo scommettere già da ora, però, che saranno cambiamenti rivoluzionari. Se continueremo ad approfondire i collegamenti tra il microbioma e ogni altro aspetto del nostro organismo, conseguiremo risultati che ad oggi ci sembrano impensabili. Se oggi abbiamo già le conoscenze necessarie per intervenire sulla nostra flora intestinale attraverso i giusti probiotici, con ogni probabilità nel corso dell’anno impareremo a perfezionare questo genere di interventi. In questo modo potremo ridurre l’impatto negativo delle terapie antibiotiche, e forse anche sostituirle del tutto, riducendo uno dei rischi più grandi per il genere umano, quello dell’antibiotico-resistenza.
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