Redazione

Vuoi conservare la memoria? Preserva il microbiota

La perdita di memoria negli anziani potrebbe essere collegata a una variazione nella nostra "fauna" intestinale.
14 Ottobre, 2020
Tempo di lettura: 2 minuti

Il nostro intestino è un luogo sorprendente e pieno di vita. Forse, ammettiamo, non sarà propriamente “bello” nell’accezione comune del termine. Ma è sicuramente meraviglioso in senso proprio: contiene tantissime meraviglie. Già in passato abbiamo visto come il nostro microbiota intestinale (l’insieme dei microorganismi simbiontici che abita l’intestino umano) sovrintenda alla regolazione dell’umore o alle funzionalità visive. Abbiamo scoperto che pare avere un’incidenza anche nel modo in cui il nostro organismo reagisce al coronavirus Sars-Cov-2. Oggi scopriamo che anche la perdita di memoria negli anziani potrebbe essere collegata a una variazione nella nostra “flora” intestinale.

È quello che sostiene uno studio internazionale guidato dal team di ricercatori dell’Università di Firenze, coordinato da Claudio Nicoletti, e pubblicato sulle pagine della rivista di settore Microbiome. Alla ricerca hanno partecipato esperti della University of East Anglia e del Quadram Institute Bioscience di Norwich (in Gran Bretagna) in collaborazione con le Università di Milano, Siena e Nottingham. Gli scienziati hanno provato a trapiantare il microbiota di alcune cavie da laboratorio anziane in altre riceventi più giovani.

I risultati dello studio

I risultati non hanno tardato a mostrarsi: i topi giovani che avevano ricevuto il trapianto di microbiota di quelli più anziani non hanno mostrato significativi cambi di comportamento per quanto riguarda stati di ansia o attività motorie. Hanno però manifestato una significativa diminuzione della memoria. Una perdita che diventa più evidente per quanto riguarda la memoria spaziale. Quella, cioè, legata alla percezione di sé nello spazio fisico e all’orientamento. Da ulteriori approfondimenti i ricercatori hanno chiarito che la perdita di memoria e i deficit cognitivi erano legati all’alterazione di una serie di proteine dell’ippocampo che servono per la neurotrasmissione e per la dinamicità sinaptica. I ricercatori hanno visto poi che le cellule della microglia, che controllano le cellule neuronali, mostravano tipici segni di invecchiamento.

«Che il microbiota e l’asse intestino-cervello siano estremamente importanti per la nostra salute è cosa nota – ha spiegato Claudio Nicoletti, professore associato di Anatomia umana dell’ateneo di Firenze tra i firmatari dello studio – .Non era però ancora stata dimostrata la diretta influenza delle modificazioni del microbiota legate all’invecchiamento sul sistema nervoso centrale e sulle funzioni cognitive e comportamentali che esso controlla. Le nostre analisi suggeriscono che durante l’invecchiamento la diminuzione di specie batteriche intestinali che producono molecole come gli acidi grassi a catene corta, importanti per lo sviluppo e il funzionamento del sistema nervoso centrale, siano almeno in parte responsabili del declino delle facoltà cognitive”

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