Redazione

Carenza di vitamina D e Long Covid

Un nuovo studio italiano torna a mettere luce sulla correlazione tra di loro.
Tempo di lettura: 2 minuti

La correlazione tra i livelli di vitamina D e la vulnerabilità al virus Sars-Cov-2 è argomento di cui si discute fin dai primi giorni della pandemia, e che ha trovato negli ultimi 3 anni molte conferme. Noi stessi ve ne abbiamo parlato più volte, aggiornandovi su tutte le ricerche al riguardo, ad esempio qui e qui. Oggi un nuovo studio italiano torna sulla questione, collegando in particolare le varie manifestazioni del Long Covid con la possibile carenza di vitamina D nell’organismo. Vediamolo nel dettaglio.

Carenza di vitamina D e Long Covid

Gli scienziati dell’Irccs ospedale San Raffaele e dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano hanno posto sotto osservazione 100 pazienti di età compresa tra 51 e 70 anni. Tra questi, tutti ammalatisi di  Covid-19 in una forma abbastanza grave da richiedere il ricovero in ospedale, alcuni avevano manifestato il Long Covid, altri no. I ricercatori hanno verificato i loro livelli di vitamina D all’ingresso in ospedale e 6 mesi dopo la dimissione. Dal confronto dei dati è apparso evidente che coloro che avevano sintomi da Long Covid avessero livelli più bassi di vitamina D. Questa differenza era particolarmente pronunciata in coloro che, tra i sintomi, avevano riscontrato problemi cerebrali quali confusione, nebbia mentale, difficoltà di concentrazione o problemi di memoria.

Una correlazione non solo statistica

Secondo Andrea Giustina, primo firmatario dello studio, «Precedenti studi sul ruolo della vitamina D nel Long Covid non avevano prodotto dati conclusivi principalmente a causa di molti fattori confondenti. La natura altamente controllata del nostro studio ci aiuta a comprendere meglio il ruolo della carenza di vitamina D nel Long Covid e a stabilire che probabilmente esiste un legame tra deficit di questa sostanza e sindrome post-Covid. Il nostro studio – continua Giustina – indica che i pazienti Covid con bassi livelli di vitamina D hanno maggiori probabilità di sviluppare Long Covid, ma non è ancora noto se assumere integratori a base di vitamina D possa migliorare i sintomi della sindrome post-virus o ridurre del tutto il rischio di svilupparla».

L’importanza di capire il Long Covid

Il Long Covid, uno degli effetti più preoccupanti del contagio da coronavirus, è definito come la condizione di coloro a cui i sintomi permangono anche dopo le 12 settimane dalla scomparsa del virus dall’organismo. Finora, nonostante i miliardi investiti e gli infiniti studi che lo abbiano riguardato, non è stato possibile chiarire nel dettaglio i meccanismi che lo provocano. Per questo, ancora oggi, è impossibile dare una risposta conclusiva sull’efficacia della vitamina D, come di qualsiasi altra terapia. Ciò non toglie che le correlazioni statistiche si facciano sempre più evidenti.

 

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