Covid: le varianti in circolazione, la terapia consigliata e i nutrienti da integrare

29 Ottobre, 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

La variante Omicron è attualmente l’unica variante di interesse clinico rappresentando il 100% delle varianti sequenziate negli ultimi 30 giorni, con una stima tra le sottovarianti in continua evoluzione. La variante BA.5 conferma il costante aumento con l’80.8%, anche a livello mondiale.

Covid:La variante Omicron 5 potrebbe soppiantare tutte le altre.

Di certo è la variante più contagiosa. Ogni infetto può contagiare a sua volta fino a 15-17 persone, ma ad oggi la meno pericolosa. La sottovariante BA.5 è largamente predominante, con un piccolo aumento della BA.2 rispetto ai dati di settembre (2,3% vs 1,1%). Sono questi i risultati dell’indagine condotta dall’ISS e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Secondo questi dati pubblicati in ottobre la diffusione delle varianti Omicron in Italia si presenta come segue:

BA.1 0,1% (range: 0% -2,3%)

BA.2 2,3% (range: 0% -6,3%)

BA.4 4,3% (range: 0% -25,0%)

BA.5 93,0% (range: 75,0% 100,0%)

Altro 0,3% (range 0%-1,9%)

Una delle caratteristiche principali delle varianti Omicron è la capacità di eludere le difese immunitarie acquisite mediante precedenti infezioni. Gli anticorpi residui prodotti da precedenti infezioni o da vaccinazione sono più efficienti nel proteggerci da Omicron BA.1 e BA.2 rispetto alle varianti Omicron BA.4 e BA.5.

I 5 sintomi più frequenti di Omicron BA.5

I sintomi sono chiaramente sovrapponibili a quelli di un raffreddore o di uno stato influenzale stagionale:

  • Rinorrea con starnuti
  • Mal di gola
  • Mal di testa
  • Febbre o febbricola
  • Affaticamento, stanchezza e malessere generalizzato

Meno frequenti, ma comunque caratterizzanti l’infezione Omicron BA.5:

  • Dolori muscolari
  • Riduzione dell’appetito
  • Tosse secca stizzosa o grassa e produttiva Congestione oculare
  • Nausea e diarrea

Molto raramente, perdita di gusto e olfatto

Tutti questi sintomi riducono enormemente la pericolosità dell’infezione, con un minor tasso di ospedalizzazione. Attenzione sempre ad un’eventuale mancanza di fiato, che va segnalata celermente al medico di base e monitorata con un saturimetro.

I sintomi del COVID sono molto simili altre infezioni respiratorie

Non è possibile distinguere tra infezione COVID, influenza od altra infezione respiratoria sulla base dei soli sintomi. Il tempo d’incubazione generalmente associato è mediatamente di 5 giorni e la variante Omicron sembra avere un esordio più rapido, dai 3-4 giorni.

Durata dei sintomi e dell’infezione da Covid

La durata ha una variabilità piuttosto ampia. Chi sviluppa una forma di malattia lieve può contare su una remissione dei sintomi nel giro di una settimana. Diverso invece è il discorso della positività, che può persistere più a lungo, anche in mancanza di sintomi evidenti. Ad oggi i dati segnalano la fine della positività dopo 10-14 giorni.

Diagnosi di positività

Per diagnosticare l’infezione Covid, al di là delle varianti, restano validi i test rapidi e i test molecolari.

La terapia più efficace contro il Covid e le infezioni è una terapia integrata

Sono numerosi gli studi che evidenziano l’importante ruolo della nutrizione nel corretto funzionamento della risposta immunitaria anche contro il Covid.

Una corretta alimentazione può essere sufficiente per garantire il corretto apporto dei micro e macronutrienti. Tuttavia, per alcuni di essi, come ad esempio la vitamina D, la dieta da sola non è sufficiente per integrare le concentrazioni sieriche di 25(OH)D e fornire una protezione ottimale contro il SARS-CoV-2. A supporto di quanto detto, molti studi confermano come una somministrazione precoce di alte dosi di vitamina D e altri nutrienti, garantiscano un’efficacia significativa nella risposta all’infezione.

Il trattamento COVID prevede:

  1. Molecole ad azione antinfiammatoria 2 volte al giorno per 3 giorni, a seguire 1 volta al giorno per 3 giorni;
  2. 1-2 grammi di Vitamina C al dì;
  3. 25.000 UI di Vitamina D al dì nei primi 3 giorni di infezione;
  4. Vitamina B6 e B12;
  5. Zinco e Rame, preferibilmente come oligoelementi per evitarne accumulo e tossicità;
  6. Omega-3 PUFA (Acidi grassi polinsaturi)
  7. Lattoferrina;
  8. L’uso di antibiotico è raccomandato in caso di sovrainfezione batterica, solo dietro consiglio del proprio medico;

Tutte queste sostanze sono utili nel supportare l’immunità sia innata che adattativa e un’eventuale carenza può influire negativamente sull’attivazione del sistema immunitario contro il Covid e contro le infezioni.

Cosa fare se si è positivi asintomatici

E poi c’è il paziente positivo, che spesso scopre di esserlo a seguito di un contatto a rischio, ma resta asintomatico per tutta la durata della positività. Asintomatico cioè privo di sintomi, pur essendo contagiato. I pazienti sottotraccia devono evitare comportamenti che possano mettere a rischio o sotto stress il sistema immunitario, magari integrando la loro alimentazione con VitC, VitD, Zinco (ZN) e Rame (Cu) oligoelementi.

Long Covid e ripresa dell’organismo

Al termine della fase acuta da malattia Covid, il paziente può ancora sviluppare il cosiddetto Long COVID, anche con Omicron. L’unica differenza evidenziata è la minore durata. Sintomi ancora frequenti sono la disfunzione cognitiva e l’affaticamento, i disturbi del sonno, la mancanza di concentrazione, i dolori diffusi. Si riscontrano anche mal di testa, vertigini, difficoltà di coordinazione, perdita di memoria e ansia.

Non è ancora chiara la causa di questi sintomi, soprattutto di quelli neurologici.

Una delle ipotesi è che il virus possa attraversare la barriera ematoencefalica e provocare una neuroinfiammazione. Altra ipotesi è che il virus possa entrare nel naso e attraverso il nervo olfattivo arrivare al cervello. L’affaticamento sembra essere indipendente dalla gravità dei sintomi che caratterizzano la fase acuta della malattia.

Le linee guida per i pazienti post-COVID.

Poiché è noto che gli squilibri alimentari possono influenzare negativamente le funzioni cognitive, provocando un peggioramento delle capacità di ragionamento, attenzione e memoria e favorendo ansia, depressione e demenza, i nutrienti consigliati sono le vitamine B1, B6, B9, B12, C, D ed E, gli acidi grassi ω-3 e minerali come ferro, zinco, rame e selenio, che svolgono un importante ruolo protettivo contro la neuroinfiammazione e lo stress ossidativo.

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