Mutazioni Pericolose

27 Agosto, 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Siamo in un periodo storico dove prevalgono le polarizzazioni. Amico-nemico, buono-cattivo, con noi-contro di noi.

L’invasione del “nemico”

Oramai quasi tutti, volenti o nolenti, abbiamo acquisito informazioni sui virus. Anche se ci tappiamo le orecchie siamo venuti a sapere che l’infezione virale consiste nell’accesso di un virus all’interno della cellula utilizzando una o più proteine presenti sul suo involucro esterno (nel caso del SARS-CoV-2 principalmente la proteina Spike).

ll virus una volta entrato rilascia il suo materiale genetico, o genoma, (costituito da DNA o RNA) contenente tutta l’informazione necessaria per riprodursi nella cellula ospite infettata con nuovi virus, copie di se stesso.

I nuovi virus andranno ad infettare altre cellule dello stesso individuo, e potranno essere anche trasmessi ad altri individui.

Mutazioni

Le varianti (mutazioni) si generano quando un virus che entra nell’organismo ospite,  produce una o più variazioni del suo genoma che lo rendono “diverso” da quello originario.

Sappiamo che le mutazioni si verificano nelle cellule umane e animali, negli organismi unicellulari come i batteri e in quelli acellulari come i virus.

Nella maggior parte dei casi, la mutazione non determina cambiamenti  biologicamente rilevanti nella struttura del virus e nelle caratteristiche dell’infezione. Tuttavia in alcuni casi, la mutazione (o la combinazione di più mutazioni), può conferire al virus “nuovo” (variante), una maggiore capacità di riconoscere le cellule da infettare e, quindi, una maggiore aggressività e velocità di diffusione.

Oppure il virus modificato (mutato) può diventare resistente alla risposta del sistema immunitario che si sviluppa durante l’infezione naturale o in seguito a una vaccinazione.

Anche i batteri mutano?

Non è un fenomeno nuovo. Già lo scopritore della penicillina A. Fleming constatò che i batteri (che hanno 3 miliardi e mezzo di anzianità ma non vanno in pensione), sono abilissimi a sviluppare meccanismi mutageni per sfuggire agli agenti antimicrobici.

E così quando si pensava di aver dato scacco matto a tutti i batteri del mondo, abbiamo dovuto constatare che le infezioni da germi antibiotico-resistenti sono diventati una emergenza sanitaria.

Sembra difficile da nascondere che l’abuso di antibiotici abbia creato questa minaccia globale.

L’Italia è il capofila (ti pareva) in Europa: nel nostro Paese ogni anno, dal 7 al 10 per cento dei pazienti interessati va incontro a un’infezione batterica multiresistente con migliaia di decessi.

Casuale o intelligente

“E’ il frutto di un errore casuale” recita la visione convenzionale immunologica e virologica quando parla di mutazioni. Sembrerebbe irrilevante come concetto ma non è proprio così.

Guarda caso la stessa interpretazione viene sostenuta in altri tipi o forme di mutazione.

La versione ufficiale del mondo scientifico sostiene che il cancro è generato da una cellula che sbaglia e la mutazione è indotta dall’inattivazione dei geni oncosoppressori in modo casuale (“the bad luck of cancer”).

Sfortuna!!

Chi semplicemente critica il dogma della casualità viene emarginato inesorabilmente e cacciato dalla “comunità scientifica”.

Renzo Tomatis già direttore dello IARC di Lione e portatore del concetto multidisciplinare di patogenesi oncologica e fautore della prevenzione primaria, è stato liquidato dal mondo cosiddetto scientifico senza colpo ferire (dibattiti o confronti).

E adesso?

Pensavamo che la scienza andasse verso un ampliamento del sapere, ma  non è proprio così. Il caso Tomatis ci fa quasi sorridere rispetto a quello che sta avvenendo nel mondo della sanità contemporanea nazionale.

Specialmente in Italia (ti pareva) i medici sono stati colpiti per opinioni che non sono ritenute ortodosse dalle istituzioni sanitarie e ordinistiche e di conseguenza sanzionati senza remore e senza tante discussioni.

Posizioni considerate antiscientifiche hanno determinato l’allontanamento di molti medici dal proprio lavoro mentre gli obblighi, in Italia, colpivano i sanitari che semplicemente dovevano svolgere il proprio lavoro.

E’ evidente che la ragione di tale disconoscimento è puramente ideologica e non ha niente a che fare con la deontologia o con la scienza (luogo di confronto e di discussione, antipodo del dogma assoluto).

Ma sono così rilevanti e pericolose le idee e il dissenso dall’ortodossia?

Sembra proprio di sì.

Finalismo

Le azioni repressive del pensiero “altro” hanno a che fare con il paradigma o qualcosa di affine ad esso.

Sembrerebbe una eresia considerare i virus come esseri viventi, con le proprie potenzialità biologiche, la competizione per la riproducibilità, la ritmicità ecc. Tutto questo diventa pericoloso concettualmente.

Il virus viene considerato dai virologi semplicemente come un insieme di elementi chimici (il materiale genetico, le proteine ecc.) poiché privo di citoplasma e organuli cellulari, di ribosomi, incapace di metabolizzare ecc.

Inoltre, il fatto che il virus non sia cellulare, lo allontana dalle prerogative biologiche fondate sul fatto inequivocabile (nella biologia) che la cellula è considerata il livello basico della vita. Pertanto o si cambia la biologia o si consideriamo gli esseri acellulari come non vitali.

Ma allora senza cellula non c’è vita?

La Cellula è la più piccola Unità Morfologica e Funzionale di tutti gli esseri viventi.

Non si ritiene che il virus sia un essere vivente completo, perché non è autonomo ma un piccolo parassita, anche se cerca di sopravvivere e riprodursi dove e quando può e competere con altre specie simili.

Quindi non vivendo di vita propria non viene considerato vitale.

A chiunque salta all’occhio l’illogicità di questa affermazione, ma quando c’è di mezzo la “scienza” con la esse maiuscola non si discute.

Il vitalismo, dottrina scartata dalla scienza come obsoleta, considera invece il virus come vitale, anzi vitalissimo, potente e pericoloso, non solo da eliminare ma da capire nella sua dinamica di azione.

Cosa vuol dire?

Per esempio in una epidemia, non tutti si ammalano e non tutta la popolazione infetta si comporta allo stesso modo. Così quando cessano i sintomi, una parte di essa può avere delle sequele (tipo Long Covid). La sequela viene perché il gruppo di individui che non guarisce bene ha una tendenza di fondo a non reagire adeguatamente a quel tipo di noxa patogena.

Perdendo l’opportunità di connettere acuto e cronico la scienza priva se stessa e quindi la medicina e la clinica di potenzialità terapeutiche enormi… e tutto questo “solo” per una questione di pregiudizio dottrinario. Forse il paradigma andrebbe semplicemente ripensato…

La  rivoluzione invisibile

La fonte scientifica autoritaria sistematicamente nasconde le istanze o i dati che potrebbero metterla in crisi.

La natura delle fonti scientifiche genera un corpo di problemi, di dati e di risultati articolato e stabilizzato. La struttura scientifica così concepita tende a distruggere il senso che lo scienziato ha della storia della propria disciplina.

In passato il rapporto mediato tra lo scienziato e la natura era molto diverso.

Oggi per ragioni funzionali la scienza ufficiale fa riferimento SOLO a quella parte della ricerca considerata come un paradigma ortodosso accettato universalmente.

Il suo progresso è lineare e non contempla problematiche che possano alterarne l’univocità del senso. In sostanza, gli sforzi e le risorse degli scienziati sono incorporate nel paradigma, ponendo un mattone sopra l’altro per formare un edificio sempre più grande, dimenticandosi volontariamente delle fondamenta. In questo modo si genera un pensiero scientifico unico, coerente solo a se stesso che è l’esatto opposto del significato originario di scienza.

Ovviamente i conflitti di interesse sono sempre più decisivi per strutturare le determinanti di questo processo.

Kuhn, nella “struttura delle rivoluzioni scientifiche” prefigura un inevitabile crollo strutturale, dapprima invisibile, ma dagli esiti catastrofici per la scienza, che dovrà riedificarsi dalle proprie ceneri.

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