Redazione

Nel plasma iper-immune le speranze di una cura efficace

Una terapia economica ed efficace che sta conquistando sempre più consensi
16 Giugno, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Mentre tutto il mondo si affanna alla ricerca di un vaccino per il Covid19, la cui fattibilità è quanto meno dubbia, almeno in tempi brevi, vi è un’altra strada percorribile che pare stia dando ottimi frutti. Anche se non pare che susciti lo stesso interesse sui giornali o nelle piazze televisive. Parliamo della terapia che utlizza il plasma iperimmune. Ma di cosa si tratta? Il plasma iper-immune si ottiene dal sangue delle persone che sono state infettate dal Coronavirus e sono poi guarite. In esso vi è un’elevata concentrazione di immunoglobuline specifiche per il Sars-Cov-2, in grado di agganciarsi al virus e neutralizzarlo. In termini più semplici, se una persona guarita dal Covid-19 decide generosamente di donare il proprio sangue, questo può essere utilizzato per fare una trasfusione ad una persona attualmente malata, con ottime probabilità di migliorare la sua condizione.

Perché, dunque, si è faticato tanto a far sì che l’argomento diventasse notizia condivisa dai media mainstream? Innanzitutto perché la comunità scientifica è divisa sia sulla sua efficacia che sulla sua sicurezza. Alcuni sostengono che queste trasfusioni possano comportare il rischio di malattie autoimmuni, mentre altri sono pronti a garantire per l’assoluta mancanza di controindicazioni. Inoltre, esattamente come tutte le altre possibili cure riguardanti questo virus esistente da così poco tempo, si tratta di un trattamento in fase di sviluppo, per il quale non è stato ancora portato a termine il normale percorso di validazione scientifica. Questo, ovviamente, espone a rischi e incertezze, che tuttavia sono inevitabili fin qundo non avremo anni di studi alle spalle. Sia come sia, le 48 persone trattate in Italia (nei centri di Mantova e Pavia) con questa terapia, tutte in condizioni critiche, sono ora guarite. Il plasma iperimmune ha un altro grande vantaggio: quello di essere economico. A differenza dei costosi farmaci antivirali, infatti, esso viene estratto dal sangue dei donatori, che in Italia per legge può essere prelevato solo gratuitamente e in forma anonima. Un procedimento, insomma, che sfuggirebbe alle maglie della grande distribuzione farmaceutica, con conseguente perdita del solito, gigantesco giro d’affari. Almeno finché, come già sta accadendo, non si provveda a realizzarne una forma sintetica.  Stiamo parlando dei famosi anticorpi monoclonali che un virologo star del web sponsorizzava, dimenticandosi di premettere di esserne uno dei principali titolari di brevettii in Italia e dei costi di vendita infinite volte più alti di quelli di semplice derivazione umana.

C’è da dire che altrove, nel mondo, il trattamento a base di plasma non è svanito nella cortina di nebbia che lo ha avvolto qui in Italia. Ne hanno parlato la BBC, il Guardian, El Mundo e tutte le principali testate giornalistiche del Pianeta. Perfino le riviste scientifiche come Nature ormai ne parlano apertamente come la strada maestra da seguire nella ricerca di una valida cura. Purtroppo però non da tutte le parti, nel mondo, la raccolta del sangue dai donatori avviene nel rispetto di rigide norme etiche come in Italia. Negli Stati Uniti, dove la donazione del sangue viene lautamente remunerata, possono verificarsi storture di vario tipo. È ad esempio il caso di persone, spesso in condizioni di indigenza, che contraggono volontariamente il virus nella speranza di poterci guadagnare in una fase successiva. Oppure di persone che decidono di donare non rispettando tutte le misure di sicurezza necessarie (il donatore non deve presentare sintomi da almeno 28 giorni, 14 nel caso in cui abbia effettuato almeno un tampone di verifica positivo), mettendo a rischio colui che riceverà la donazione. Un’ulteriore riprova, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che una sanità improntata ai valori di solidarietà non è solo più giusta, ma anche più efficiente rispetto a una improntata al profitto.

In questi ultimi giorni, grazie anche all’inchiesta delle Iene si sono accesi i riflettori sulla terapia con plasma iperimmune. Da sottolineare anche il comunicato stampa congiunto di Aifa e ISS che già il 7 maggio annunciava l’avvio di una sperimentazione. Purtroppo tale notizia è stata snobbata, non divulgata e le due istituzioni non hanno fornito aggiornamenti sui lavori in corso.

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