Redazione

Antibiotico resistenza e tasso di mortalità

17 Marzo, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Quanto pesa l’abuso di antibiotici sul tasso di mortalità che registriamo in Italia sul Coronavirus? E’ la domanda che la virologa Ilaria Capua ha espresso solo qualche giorno fa. Abbiamo già trattato il tema dell’antibiotico-resistenza, che vede l’Italia maglia nera in Europa per decessi correlati a questa emergenza e che secondo le stime dell’ OMS potrebbe essere a partire dal 2050 la prima causa di morte.

La virologa non nasconde la sua preoccupazione quando dice: “Lo dico con molto rispetto, ma senza alcuna remora: questi decessi sono un’anomalia che dobbiamo approfondire e studiare con cura e velocità”. Aggiunge poi: “in Italia c’è un altro problema che continua a non avere l’attenzione che merita e di cui nessuno, a maggior ragione, ha parlato in questi giorni: l’Italia è in Europa, insieme a Cipro, il Paese che ha più ceppi batterici antibiotico resistenti”.Prof. Ilaria Capua

I numeri a cui fa riferimento sono effettivamente preoccupanti, infatti dei circa 33.000 morti in Europa a causa di ceppi batterici, ormai resistenti agli antibiotici, poco meno di un terzo (10.000) si sono verificati in Italia. Evidentemente il problema non riguarda solo l’uso che se ne fa nella cura delle persone, ma soprattutto nell’uso eccessivo e spesso smodato, sugli animali da allevamento. Gli antibiotici sono somministrati, in quantità considerevoli, agli animali.  Ne è la prova il test de “Il salvagente” sulla qualità del latte in commercio.

La dottoressa Capua continua, chiedendo di allargare il campo delle ricerche. Approfondendo la ricerca dei dati sul virus, non solo attraverso i virologi, ma raccogliendo informazioni provenienti da ricerche di anatomo-patologi e isto-patologi, in grado di chiarire a tutto il consesso scientifico cosa è successo nei corpi di chi è morto dopo l’infezione da coronavirus.

Siamo il primo paese europeo ad affrontare il contagio in maniera così massiccia, e siamo anche il primo ad aver raccolto una quantità rilevante di informazioni sui morti in questa epidemia. Si tratta certamente di materiale prezioso da condividere con il mondo scientifico.

Galli: antibiotico-resistenza? Tenderei a scartarla come causa di maggiore mortalità

Prof. Massimo Galli

Prof. Massimo Galli

Il professor. Massimo Galli, primario infettivologo, del Sacco di Milano, tende a scartare questa ipotesi. Può, la degenza in ospedale aver favorito, per i pazienti, un’ulteriore esposizione al rischio di entrare a contatto con virus resistenti agli antibiotici?  “Francamente non ho una relazione di questo tipo da porre in evidenza – spiega Galli – perché la grandissima maggioranza dei pazienti che non ce l’ha fatta, è deceduta a causa di polmonite virale. Non riscontriamo, invece, una sovrapposizione batterica da microrganismi resistenti, che ci avrebbe portati ad approfondire altre possibilità e, magari, ad altre conclusioni”.

Anche se l’ultima raccomandazione dell’OMS sul tema è arrivata lo scorso 17 gennaio, in cui il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, affermava: “Mai la minaccia dell’antibiotico-resistenza è stata più immediata e il bisogno di soluzioni più urgente”.

Tasso di mortalità sbilanciato in negativo

Come detto dallo stesso Galli e da molti altri, il grande divario tra il dato di mortalità in Cina e quello italiano, non rappresenta una maggiore mortalità della malattia in Italia. E’ il risultato di una diversa conta dei casi, cioè nella determinazione di tutti i soggetti infetti, di coloro che presentano sintomi, e di coloro che non ne presentano. Se ricordate in Cina, i controlli sono stati fatti a tappeto, con visite domiciliari. Con migliaia di operatori che hanno operato isolato per isolato, casa per casa, rilevando un consistente numero di positivi, sia sintomatici che asintomatici. Al contrario in Italia, il pull epidemico è stato calcolato per difetto, cioè inserendo solo soggetti che presentavano sintomi. Viene da sé che il numero dei contagiati è sottostimato e influenza negativamente il dato statistico sulla mortalità. Un altro elemento da non trascurare è la differenza tra l’età media della popolazione italiana, rispetto a quella cinese, con la popolazione italiana tra le più anziane del mondo.

 

 

 

 

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