Redazione

Un anno senza microbi

2 Giugno, 2021
Tempo di lettura: 4 minuti

Fiumi di gel hanno solcato la nostra pelle. Dall’inizio della pandemia le nostre abitudini sono mutate repentinamente, non è necessario ripeterlo. Alcuni oggetti sono entrati con prepotenza nella nostra vita, assurgendo al ruolo di totem o di cult, uno tra questi è sicuramente il flaconcino del detergente per le mani. Quando fumavo lasciavo accendini in vari posti per averne sempre uno disponibile, sulla scrivania, in borsa, nella giacca, in macchina. Oggi ognuno di noi ha un arsenale di questi flaconi.  Ricordate quando a marzo del 2020 era diventato un oggetto del desiderio e spuntavano le aste su eBay?  Bene, a parte il fenomeno paradossale, questo oggetto, apparentemente salvifico, è entrato a far parte della nostra quotidianità. Un oggetto che ha probabilmente contribuito a ridurre la diffusione del Covid-19.

Un fiume di liquido disinfettante destinato a sterminare virus, microbi, funghi e qualunque altra forma di vita (a parte la nostra) presente sulle nostre mani. Si! Abbiamo spopolato la nostra pelle da quelle decine di miliardi di micro-organismi che per millenni ci hanno accompagnato. Questo contribuisce sicuramente a ridurre, nel breve periodo, il contagio delle patologie provocate dai virus o batteri nocivi. Ma qual’è l’altra faccia della medaglia? Quanto fa bene rendere la nostra pelle un ambiente inospitale per la vita? Possono esserci risvolti negativi nel medio periodo (periodo nel quale siamo già entrati da un pezzo) e nel lungo periodo?

L’idea di pulizia

Negli anni la nostra idea di pulizia è andata mutando, principalmente sotto la spinta del marketing, riempiendo le nostre case di prodotti per l’igienizzazione personale e degli ambienti. Così non solo il nostro corpo ma anche gli spazi in cui viviamo si stanno trasformando in ambienti ostili ai microbi

E’ strano vedere quanta attenzione dedichiamo al nostro microbiota intestinale e nessuna a quello della nostra pelle, anzi lo trattiamo come un vero e proprio nemico da distruggere. Chiariamolo subito: ben venga l’attenzione alla pulizia, ma che sia equilibrata e finalizzata al mantenimento del giusto equilibrio che permetta anche al microbiota della pelle di svolgere il suo prezioso, insostituibile lavoro.

La dottoressa Sandy Skotnicky, ordinaria di dermatologia all’università di Toronto, per esempio, sostiene ci sia una stretta correlazione tra eczema cutaneo e l’eccessiva frequenza del lavarsi. Un po’ come facevano i nostri nonni la Skotnicky suggerisce ai suoi pazienti affetti da eczemi o da dermatiti atopiche di lavarsi regolarmente a “pezzi” e di evitare le docce troppo frequenti. Questo per ridurre il depauperamento di quelle colonie che ospitiamo su tutta la superficie corporea. E’ comunemente accettato che sulla nostra pelle vivono miliardi di microrganismi che hanno sviluppato con noi una relazione simbiotica; alla nostra ospitalità ricambiano in modi diversi.

Alcune specie, per esempio, si occupano di nutrirsi delle cellule morte della nostra pelle, il migliore esfoliante naturale a disposizione. Altre si occupano, insieme ai tessuti di proteggerci dall’esposizione ai raggi UV. Lo Staphylococcus epidermidis è un ottimo alleato immunologico, dal momento che è in grado di produrre antibiotici ai quali è sensibile lo Staphylococcus aureus responsabile di molte infezioni cutanee e sottocutanee. Sarebbe utile, sopratutto in questo particolare momento, riformulare la nostra visione del rapporto tra microbo e ospite, non guardandola in termini di conflitto, ma piuttosto in termini di corretto equilibrio in grado di favorire il delicato funzionamento del sistema uomo-microbo-ambiente.

La perdita di diversità

La lotta ai microbiota è iniziata alcuni decenni fa, con l’iper-igienizzazione degli ambienti domestici, con l’uso non sempre oculato di antibiotici, con la riduzione dei parti naturali, la pandemia ha solo apportato un ulteriore elemento che produrrà i suoi effetti nel prossimo futuro.  Sostiene B. Finlay “L’epidemia di covid-19 ha generato un incredibile esperimento, che è ancora in corso. Abbiamo cambiato totalmente il nostro comportamento, e quando questo accade, cambia anche la nostra esposizione ai microbi: non abbracciamo né baciamo più le persone, non andiamo più in metropolitana, e trascorriamo molto più tempo a casa a fare il pane”.

Ma le grandi preoccupazione Finlay, non le esprime per gli adulti, in cui il microbiota è più solido, quanto per i bambini, e per gli anziani, infatti aggiunge: “I bambini non sono andati all’asilo nido o alla scuola materna”, mi dice. “E gli anziani sono rimasti isolati dai loro nipotini, che solitamente gli sbavano addosso”.

Non tutti i mali vengono per nuocere

L’utilizzo di gel, mascherine e le nuove abitudini hanno portato ad una evidente diminuzione delle comuni infezioni come l’influenza stagionale o il raffreddore. Questo ha contribuito a ridurre l’assunzione di antibiotici (spesso prescritti impropriamente). Abbiamo interrotto la catena di trasmissione di molti agenti patogeni che in passato hanno colpito milioni di persone. Ma con gli agenti patogeni ci scambiavamo anche un importante mole di microbi che hanno un azione positiva.

Ora c’è da capire quanto, questa mancanza influenzerà quell’equilibrio a cui accennavo sopra. Martin Blaser per esempio, ritiene che per gli adulti ci siano più gli aspetti positivi che non negativi. invece per i bambini il discorso potrebbe cambiare. B. Finlay suggerisce che molto dipende da come affrontiamo questo periodo. Una dieta ricca di fibre può contribuire a mantenere una alta diversità del microbiota. Vivere molto all’aperto e in presenza di animali. Il cane è un ottimo modo per entrare in contatto con i microbi.

Alla ricerca dell’equilibrio

La pandemia ci ha fornito molti insegnamenti, alcuni di questi saranno preziosi anche una volta che sarà finita. Per esempio trovare la giusta misura nel campo dell’igienizzazione. Non è utile pensare ai microbi come buoni o cattivi, ma lo è iniziare a pensare a strategie di igienizzazione che garantiscano la possibilità di evitare gli agenti patogeni, senza compromettere la possibilità di entrare in contatto con quei microbi con i quali intratteniamo relazioni simbiotiche. E’ facile igienizzare casa in maniera radicale, ma non così utile ai fini della nostra salute. Così come è inutile usare il gel igienizzante dopo un incontro in video conferenza.

 

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