Hahnemann tornava a casa dopo una giornata di duro lavoro. Vide tre dei suoi intorno ad un uomo disteso sulla strada. Poco più in là, un cavallo bianco pascolava in tranquillità, strappando a morsi le foglie dai rami più bassi degli alberi.
Hahnemann: – Cosa succede?-
Friedericke: – Questo signore è caduto da cavallo e il suo mantello è rimasto impigliato tra le spine della siepe. Io ho cercato di liberarlo, ma quando lui ha visto il mio coltellino, si è buttato a terra, gridando: – Tu quoque, Brute, fili mi?-
Hahnemann: – Figli miei, siamo davanti a colui che guidò le sue legioni attraverso il Rubicone e marciò su Roma.-
L’uomo si rialzò e, con il braccio disteso, fece il saluto romano: – Alea iacta est.-
Eleonore: – È Benito Mussolini?-
Hahnemann, guardò la figlia con stupore: – Costui è Giulio Cesare, il grande condottiero che, con la conquista della Gallia, estese il dominio romano fino all’oceano Atlantico e al Reno. –
Cesare, mento e sguardo rivolti al cielo come se parlasse agli dei: – Meglio vivere osando che non conoscere né vittoria né sconfitta.-
La piccola Louise, per giocare, levò la corona d’allora che cingeva il capo del generale romano, mettendo in mostra l’incipiente calvizie. Cesare sferrò una sonante sberla sulla nuca della bambina. Louise scoppiò a piangere tra le braccia del padre.
Cesare, storcendo la bocca: – Amo il tradimento, ma odio il traditore.–
Friedericke, per ripicca, gli mostrò il coltellino.
Cesare si coprì gli occhi con un braccio e singhiozzò: – Tu quoque, Brute, fili mi?-
Friedericke:– Questo è scemo.-
Hahnemann, dopo aver allontanato l’impertinente figlio, si rivolse al generale romano: – Dov’è il vostro esercito?-
In quel momento passò un folto gruppo di legionari. I soldati spingevano un carro che recava la scritta “Veni, vidi, vici”, ma quando videro Cesare, ancheggiando e gesticolando con le mani, tutti i militari intonarono questa canzoncina: – Cesare sottomise le Gallie, Nicomede sottomise Cesare: ecco ora trionfa Cesare che sottomise le Gallie e non trionfa Nicomede, che sottomise Cesare!-
Cesare imprecò sottovoce, salì sul cavallo bianco e gridò: – Non dobbiamo aver paura che della paura.– Fu nuovamente disarcionato dal cavallo imbizzarrito e il suo mantello tornò a impigliarsi nella siepe. Friedericke, che non aspettava altro, gli si avvicinò con il coltellino stretto in mano.
Cesare si accasciò a terra, contorcendosi e lamentandosi, come se qualcuno lo stesse veramente pugnalando. Singhiozzò: – Tu quoque, Brute, fili mi!-
Friedericke, rivolto al padre:– Perché mi chiama Bruto e continua a dire che sono suo figlio?-
Hahnemann diede un flaconcino all’atterrito generale romano: – 10 gocce di Palladium al giorno. – Al figlio disse: – Se avessi studiato la storia lo sapresti, zuccone.- Cesare ne approfittò per darsela a gambe.
Mentre si allontanava, tirando il cavallo per le redini, puntò la spada verso Roma e disse con tono lagnoso: – Stando qui inizia la mia rovina. Venendo là inizia quella degli altri.-