Non mi resta molto tempo per raccontare la mia storia. È solo questione di minuti, e se sono fortunato forse qualche ora, prima che mi trovino.
Come ho fatto proprio io, il tranquillo e docile Luca, a diventare un ladro in fuga? Come fa una persona a diventare quello che è?
La verità è che non lo so. Ho superato un limite. A cui, prima d’ora, non avrei mai pensato nemmeno lontanamente di avvicinarmi.
A un reato ne è seguito un altro, non perché avessi in mente un piano preciso, ma semplicemente perché non ci fermiamo mai, perché la vita non è un film che possiamo bloccare e riavvolgere.
La mezzanotte è passata da un po’, il quartiere sembra dormire, e non mi trovo in una periferia sgangherata di una grande città, ma in pieno centro, accucciato nella guardiola dismessa del portiere.
Aspetto che mi vengano a prendere tra poco, e non voglio svegliare i miei, speriamo che non facciano casino e urla. Non se lo meritano vedermi coi ferri ai polsi, questo no.
Tutto comincia due giorni fa o tre non ricordo.
Un telefonino sul tavolo del pub scordato, lì da solo, quasi non aspetta altro di essere preso.
E così ho fatto, passando vicino al tavolo con mossa furtiva e invisibile.
Un attimo dopo una ragazzina decisamente ubriaca che lo cerca, urla e si dimena chinata per terra e altri ragazzi che ridono.
Io immobile lì, anzi, guadagno la porta senza fretta.
Il tempo di venderlo a un apolide, che ha un negozio di alimentari: 200 euro.
Ci ho preso gusto, soldi facili.
Giorno dopo mi sento come in una spirale.
Mr. Hyde si è impossessato di me. Sono ossessionato. Vado a caccia di piccoli furti, portafogli, orologi, cellulari. Rubare, trasgredire, rischiare, mi eccita.
E quindi, dopo scuola, giro per ipermercati, mercati, centri commerciali, dove c’è folla, dove le donne aprono e chiudono in continuazione le loro borsette.
Anche qui un colpo facile, un portafoglio griffato, scoppiato in carte di credito e denaro contante.
Allungare la mano un gioco da ragazzi, ma…
Si gira di scatto, mi afferra il polso, mi divincolo e scappo
Arriva la vigilanza, corro tra la folla, e sono fuori per un soffio.
Ma mi hanno preso la targa dello scooter, sono fregato.
Mi addormento così rannicchiato, scomodo, e si fa l’alba e non è successo nulla.
Salgo le scale di casa, apro, mio padre lì in pigiama stravolto, mi guarda non parla, urla in silenzio.
È stato convocato dal commissariato di zona, col minore che sarei io. Vuole spiegazioni.
Non piango rimango immobile. Non chiedo perdono, ma ho la voglia di spiegarmi, di raccontare delle mie ossessioni, del desiderio di rubare, di fare soldi, anche se a casa bastava chiederli.
Parlo molto, finalmente, delle mie “fisse”, illusioni, allucinazioni, dolori, parlo.
Dalla caserma denunciato a piede libero, al medico di famiglia bravo omeopata a cui ci siamo sempre rivolti nel bene e nel male.
Thuja prescrive a dosi scalari crescenti 30/200/MK/XMK, un tubo dose a settimana a digiuno al risveglio. E poi di nuovo da lui tra un mese esatto.
Che posso aggiungere ?
Confido in tutto e in niente, sono frastornato, ma estremamente fiducioso nella cura da cominciare, insieme alla comprensione di un padre che si è concretizzato tale, vigoroso, assertivo, deciso e che aspettavo da tempo.