Caro dottore, esistono le streghe e gli incantesimi? Può il malocchio, che accomuna un’intera famiglia, portare realmente alla morte un determinato gruppo di persone? Io, fino a qualche tempo fa, credevo che tutto questo fosse una fantasia messa appositamente in giro da chi mirava a incutere falsi timori su menti deboli e fragili. Ma dovetti mutare opinione, quando iniziò quel maledetto processo, a cui io assistetti e che adesso le racconterò.
Era una giornata invernale e faceva tanto freddo. Io mi trovavo nell’Aula Magna dell’Università, una sala molto ampia la cui austera sacralità era testimoniata dalla presenza di colonne corinzie e di sculture in marmo. Noi uditori stavamo sugli scranni a gradinata, di fronte avevamo la cattedra dove sedevano i sette uomini dell’Inquisizione, tutti incappucciati e vestiti di nero. Incatenate e scortate dai carcerieri, le sette sorelle furono condotte nella grande aula. Uno degli incappucciati si alzò e pronunciò queste parole:- Voi, sette sorelle, con in vostri sortilegi avete commesso crimini atroci contro l’umanità. L’Inquisizione ha chiamato noi medici per processarvi e condannarvi. –
-Sciagurati medici, – sibilarono in coro le sette sorelle – se ci processerete la nostra maledizione vi colpirà e morirete tutti! –Poi, quasi mosse a compassione, aggiunsero con la stessa voce sibilante:- Solo se assumerete l’Helleborus niger potrete salvarvi.-
Queste minacce, che fecero rabbrividire tutti i presenti, lasciò indifferenti i sette incappucciati.
Lo stesso che aveva appena parlato aggiunse: -Noi siamo medici, uomini di scienza, quindi non vi temiamo, e neppure faremo uso di sostanze, come quelle omeopatiche, che non hanno alcun fondamento scientifico. – Tutti gli altri sei annuirono concordi.
Poi lui puntò il dito contro la prima delle sette sorelle:- Io ti accuso e ti condanno di avere bruciato una fabbrica di computer.- Subito dopo aver pronunciato queste parole, l’incappucciato iniziò a vomitare, per qualche secondo gesticolò in modo goffo e innaturale come se non avesse più il controllo dei suoi arti, e col terrore stampato negli occhi farfugliò parole sconnesse in cui diceva di pentirsi e chiedeva pietà dei suoi peccati, finché si portò una pistola alla tempia e premette il grilletto. La sua testa esplose e pezzi di cervello misti a sangue si sparsero intorno al suo corpo.
Di fronte a una scena così raccapricciante, noi uditori, sconvolti e terrorizzati, scappammo fuori, in preda al panico. Tuttavia la curiosità prevalse sulla paura e il giorno dopo ci ripresentammo per assistere ad una nuova udienza.
Gli incappucciati erano rimasti in sei. Uno di loro si alzò e accusò la seconda sorella di avere provocato la caduta di tutti i denti a molti giovani ragazzi. Come il giorno precedente, appena pronunciata l’accusa, l’incappucciato iniziò a delirare, poi urlò per parecchi minuti parole senza senso in cui si diceva straziato dai rimorsi, fino a quando si sparò un colpo alla testa.
Nonostante il terrore, noi uditori decidemmo di ripresentarci anche il giorno seguente, curiosi di assistere alla nuova udienza, quando la terza sorella fu accusata, dal terzo incappucciato, di avere provocato una guerra con migliaia di morti e la distruzione di un’intera città. Subito dopo l’incappucciato iniziò a manifestare deliranti sintomi fisici e psichici, emettendo strazianti urla in cui chiedeva perdono per quello che aveva appena detto; tutto ebbe termine quando si sparò un colpo alla testa.
Il giorno seguente la quarta sorella fu accusata di avere rovinato il matrimonio di una coppia molto famosa. L’accusatore, uno dei quattro rimasti, nonostante si sforzasse di resistere, dopo avere vomitato e detto frasi deliranti si suicidò allo stesso modo dei suoi predecessori, con l’unica variante che mi stava molto vicino e parte della sua materia cerebrale schizzò su di me.
Il quinto giorno la quinta sorella fu accusata di avere procurato la morte di una dolce ragazzina che accudiva sette bambini handicappati e il sesto giorno, la sesta sorella fu accusata di avere fatto cadere un albero sulla testa di un povero vecchietto indifeso. I due incappucciati accusatori, inevitabilmente, fecero l‘orribile fine dei loro predecessori.
Si arrivò così, caro dottore, all’ultimo giorno del processo, quando il settimo incappucciato, l’unico rimasto ancora in vita, mosse l’accusa alla settima sorella.- Io ti accuso- disse con le lacrime agli occhi e la voce tremante di paura – di avere costretto un padre a togliere un occhio al proprio figlio!-
L’incappucciato si mise la testa tra le mani, in attesa di fare la fine degli altri ma, con grande stupore dei presenti, non gli accadde nulla. Parlò, allora, la settima sorella. Disse: – Le nostre azioni, da voi definite criminali, sono semplici atti di difesa nei confronti di chi ci ha aggredite. La prima sorella ha bruciato la fabbrica della Apple poiché la ditta aveva sfruttato l’immagine della nostra famiglia senza pagarci.
La seconda è stata costretta a togliere i denti dopo che un’intera generazione di giovinastri, pur di andare in motorino, ci prendeva a morsi assecondando una stupida pubblicità che diceva : “Chi vespa mangia le mele!”. In quanto alla guerra, se a un concorso di bellezza Paride premiò Afrodite con una mela d’oro, che colpa ne ha la mia famiglia se poi lui, d’accordo con la dea premiata, rapì Elena e scoppiò la guerra di Troia?
Stessa domanda per quanto riguarda il matrimonio della coppia molto famosa: che c’entriamo noi se quei due grulli di Adamo e Eva si sono lasciati fregare dalle parole di un viscido serpente?
In quanto alla dolce ragazzina, Biancaneve in verità non accudiva bambini handicappati bensì sette nanetti energici e gran lavoratori; d’altronde fu poi grazie a noi, se lei trovò il principe azzurro e vissero insieme felici e contenti. –
La settima sorella si fermò un attimo, per osservare noi uditori, poi continuò:- Non ci sentiamo in colpa nemmeno nei confronti del vecchio Newton, uno scienziato cinico e crudele che ogni giorno si divertiva a farci cadere dall’albero senza capire perché ciò avvenisse. Ha compreso che il motivo era dovuto alla forza di gravità quando una di noi gli fece cadere addosso l’intero albero.
Infine Guglielmo Tell, per fare il bellimbusto con le signore della piazza, amava metterci sulla testa del figlio per infilzarci con le sue frecce. Ebbene, mi bastò abbassarmi un po’ più giù sulla fronte del figlio, fino a raggiungere l’occhio: così adesso lui ha un figlio guercio! –
Guardò con un sorriso crudele verso la cattedra dove c’era rimasto l’unico incappucciato vivo.- Adesso che tutti i medici di questa Inquisizione sono deceduti non credo che ci sarà ancora qualcuno che ci possa condannare. –
-Perché non sono morto anche io, come tutti gli altri?- Domandò l’incappucciato.-
La settima sorella lo guardò con disprezzo -Perché tu non sei un medico: tu hai semplicemente falsificato la tua laurea. Quindi su di te non vale la maledizione della mia famiglia.-
Capisce dottore? A causa del sortilegio, che caratterizza la famiglia delle mele e che dice: “ Una mela al giorno toglie il medico di torno”, perirono tutti i medici componenti l’Inquisizione. Unico modo per non perire sarebbe stato assumere l’Helleborus niger, rimedio che serve innanzitutto per coloro che non tollerano o hanno avversione per le mele, e che quando si ammalano presentano sintomi quali: nausea e vomito, profonda depressione, movimenti goffi e automatici di braccia e gambe, rimorsi con forti sentimenti di colpa fino a vere e proprie idee di suicidio che poi mettono in pratica.
Dopo questo racconto, mi risponda sinceramente, dottore: – Lei crede ancora che il malocchio sia una ridicola superstizione?-