Invecchiare è la naturale maniera della vita di progredire. Spesso tendiamo a trascurare questo processo o peggio tendiamo a contrastarlo, a non gestirlo in maniera armonica. Invecchiare è un’arte che alcuni hanno ereditato in dono dalla vita stessa, altri che non la posseggono possono però apprenderla. Secondo le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che a questo tema dedica molta attenzione, la popolazione dell’Europa è quella con l’età media più elevata al mondo, Con l’aumento dell’aspettativa di vita, abbiamo molte più persone over 65, che a volte raggiungono età molto avanzate, incrementando considerevolmente la popolazione degli anziani. L’OMS prevede che nel 2050 più di un quarto (il 27%) della popolazione europea avrà 65 anni o più. Le donne sono più longeve degli uomini. Attualmente ci sono 2,5 donne per ogni uomo nella fascia di età over 85, e si prevede che questo squilibrio sia destinato ad aumentare.
Seppure la condizione generale di salute della popolazione di anziani sia abbastanza buona, in quasi tutti i territori europei, l’OMS invita, ad operare un cambio di paradigma sulla gestione della vecchiaia, spingendo verso un concetto positivo di invecchiamento, prestando attenzione a tutte le sfere della vita come la salute fisica e gli aspetti cognitivi, senza tralasciare le dinamiche sociali di fondamentale importanza per una corretta dimensione di vita sociale. Nel Piano d’Azione per l’invecchiamento Sano in Europa l’OMS definisce l’invecchiamento sano e positivo come un processo che “permette agli individui di realizzare il proprio potenziale per il benessere fisico, sociale e mentale attraverso l’intero corso dell’esistenza e di prendere parte attiva alla società, fornendo loro al contempo protezione, sicurezza e cure adeguate quando necessitino di assistenza”. Una definizione in alcune sue parti molto vicina alla concezione delle medicine olistiche, e soprattutto della medicina omeopatica, nella quale l’uomo è visto nella sua globalità: nel corpo, nella mente e nello spirito.
Cosa dicono le ricerche scientifiche a riguardo?
Nelle parti generali del documento sono espressi i principi dell’invecchiamento positivo, e molti sono i suggerimenti che la ricerca scientifica è in grado darci per intraprendere questo processo. Svariati sono gli studi scientifici sull’argomento, a partire da quello condotto dal 1987 al 1997 da Rowe e Khan della Società Americana di Gerontologia della Oxford Academic, nel quale si inizia a fare differenza tra invecchiamento patologico e Invecchiamento positivo. Questo è caratterizzato da un buon livello generale di salute, un basso rischio di patologie e disabilità, nonché del mantenimento di buone capacità cognitive, capaci permettere ai soggetti di apprendere nuove competenze. Alla base di quest’ultimo aspetto ci sono i concetti di auto-efficacia e l’autostima, “sentimenti” fondamentali per affrontare gli anni che passano con il piglio giusto.
E’ necessario vedere l’invecchiamento non solo come una fase della vita nella quale si perdono inesorabilmente tutte le nostre migliori qualità, al contrario dell’adolescenza dove sono più le cose “guadagnate”. Questa la tesi proposta da Paul Baltes, che considera l’invecchiamento come un processo complesso e differenziato, che non può essere gestito secondo una prospettiva lineare, poiché chiama in causa due facce della stessa moneta: da una parte le perdite, dovute all’avanzare degli anni; e dall’altra i guadagni generati dal bagaglio di esperienze e conoscenze frutto delle esperienze della vita. Nel dialogo tra questi due valori si trova la qualità del nostro invecchiamento. Le capacità che abbiamo acquisito nel corso degli anni, grazie alle esperienze vissute rappresentano le riserve alle quali attingere proprio per gestire quelle perdite dovute al processo di invecchiamento. La riserva a cui Baltes dà un ruolo centrale è la saggezza, l’incremento dell’intelligenza esperienziale e pragmatica con la quale compensare la perdita di intelligenza fluida e cognitiva. Così, nonostante il naturale decadimento di alcune funzioni, siamo in grado attraverso la sostituzione con altre competenze acquisite, di compensare tale decadimento. Buone notizie per chi come me sente gli effetti del tempo che passa, e sperimenta quella necessità di riposizionarsi, o semplicemente di trovare il giusto assetto tra perdita di condizione e arte di vivere acquisita nel corso degli anni.
Come progettiamo l’invecchiamento positivo?
Ma è possibile passare dalla ricerca scientifica alla pratica? Possiamo! Attraverso i nostri comportamenti, si attivano quei fattori protettivi della salute che favoriscono il nostro invecchiamento positivo. Si tratta certamente di porre attenzione alla nostra quotidianità, infatti molte sono le azioni che possiamo compiere per migliorare la qualità del nostro invecchiamento. Parliamo spesso di una costellazione trasversale di scelte e comportamenti che hanno come risultato complessivo il miglioramento della nostra visione della vecchiaia.
Alla nostra mente va riservata la stessa cura che riserviamo al corpo. Costruire e mantenere una buona rete sociale, nella quale abbiamo un ruolo specifico, ci fa sentire utili, amati ed apprezzati. Questo contribuisce a generare quel circolo virtuoso di auto-efficacia ed autostima a cui accennava lo studio di Rowe e Khan.
Un altro aspetto importante è la capacità di progettare la nostra salute ed il nostro benessere. Le nostre azioni, le nostre decisioni, creano effetti nel corso del tempo, innescando piccoli effetti a cascata che influenzeranno il nostro benessere anche in futuro. Smettere di fumare per esempio: la nostra salute ne troverà giovamento a partire da subito così come il nostro portafoglio. O ancora, se un anziano decide di iniziare a frequentare un corso o iscriversi all’università, oltre a stimolare le proprie capacità cognitive, incrementerà la sua rete sociale, entrando in contatto con persone nuove, migliorando sensibilmente il suo benessere.
Di dieta sana se ne parla sempre, una corretta alimentazione può ridurre drasticamente l’incidenza di malattie croniche come il diabete o i disturbi cardiovascolari. L’adozione di una dieta ricca di verdure, pesce e cereali, e povera di carni (facendo uso principalmente di proteine vegetali) sembra riduca il rischio di malattie neurodegenerative e di tumori.
Invecchiare bene è certamente una fortuna, ma è anche un il risultato di cure e attenzioni che sappiamo dedicarci durante gli anni che precedono la vecchiaia.